E infine il glorioso lemma “amichettismo”, coniato da Fulvio Abbate, fece il suo doveroso ingresso tra i neologismi del 2024 della Treccani! (Anche se circolava carbonaramente fin dal 2021, quando fece la sua prima apparizione a proposito di un articolo a firma di Abbate, sul caso di un musicista di Diego “Zoro” Bianchi che nel suo ristorante faceva lavorare in nero una ragazza). A Fulvio le congratulazioni di tutta la redazione di MOW, che, dopo una iniziale circolazione privata, ha messo a disposizione per il download gratuito la versione riveduta e corretta del pamphlet “L’amichettismo” in cui l’autore entra – all’uso francese – nei meandri del linguaggio e dello stile e degli stilemi di una certa sinistra comitivoreferenziale. La prima definizione in pagina sulla Treccani la accomuna (Sic!) al “nepotismo”. Ma perdoniamo la Treccani perché subito dopo si rifà alla grande deliziandoci con definizioni superbe: “L’amichettismo ha lo spessore politico e culturale di un’emoticon”, “aderisce alle ragioni e alla prassi del liberismo, sebbene dichiari di collocare il proprio umano presidio esclusivo ‘a sinistra”, “il pensiero del singolo, dell’individuo, si ritrova così sostanzialmente negato, cancellato”. Non solo. La Treccani ufficializza anche le locuzioni: “scrittrice amichettista”, “attitudine amichettista”, “vulgata amichettista” (la mia preferita!) e persino l’avverbio “amichettisticamente”.
L’autorevole Treccani cita alcune delle volte in cui il termine “amichettismo” è stato utilizzato sulla scena politica nazionale (per la scena internazionale proporrei all’amico Fulvio “frienditude”) a cominciare da Giorgia Meloni. Bisogna notare – ma è conseguente ogni volta che ci troviamo di fronte a un neologismo – come l’uso ne distorca a volte l’intimo significato. Fulvio, ospite da Bianca Berliguer, ha già dato una prima, definitiva, collocazione del nuovo lemma: “L’amichettismo è un fenomeno di sinistra, mentre a sinistra abbiamo il cognatismo”. Io – Fulvio permettendo, e scusandomi in anticipo per gli eventuali errori di interpretazioni, aggiungerei in questo pezzo (oltre le riflessioni fatte in un altro articolo qui su MOW) alcune considerazioni.
1) L’amichettismo è “queer”. Per questo motivo non può essere di destra. L’amichetto viene adottato. Di più, e nel senso proprio, si fa adottare di propria sponte. L’amichetto cambia il proprio essere da persona in adottando. E’ un movimento autonomo dell’animo. Il nepotismo, al contrario, è eteronomo. Ubbidire! Nell’amichettismo non c’è un comando. Semmai “imitatio”.
2) L’amichettismo è “transgender”. Si passa cioè dire dall’essere un genere a diventarne un altro. In questo senso lo sviluppo della parola “amichettismo” può avere importanti riflessi in filosofia del linguaggio. Si parla tanto di “indottrinamento queer”, ma l’amichettismo manda all’aria questa teoria: all’amichettismo di aderisce autonomamente, è a destra che la trasformazione dell’uomo in camerata è “indottrinata”. Sono entrambe forme di scomparsa della persona in nome di una comunità.
3) Mentre nel nepotismo l’adepto mette la propria vita nelle mani dell’esistenza di un altro (un dux), nell’amichettismo, semplicemente, scompaiono tutti. Vai per trovare una “comitiva” e invece sono tutti scomparsi. E’ quasi una nuova branca dell’ufologia: friendtitude abduction. Il rapimento (anche in senso estatico) dell’amichettismo.
Queste riflessioni per dire: “amichettismo” non è soltanto un lemma. È una ideologia, un movimento, una manifestazione culturale e politica. Ci auguriamo che Fulvio ci doni presto un “Manifesto del partito nemichettistico”. Ancora congratulazioni! E grazie alla attenta Treccani.