Tra ville lussuose, società sparse per mezzo mondo, presunti lingotti d’oro e quadri di un certo valore, la famigerata eredità Agnelli, vale a dire quella dell’Avvocato e della moglie Marella Caracciolo, supera addirittura (e facilmente) il tetto del miliardo di euro, anche se è ancora molto difficile stimare con esattezza l’ammontare preciso. Ma adesso gli eredi di questa grande fortuna, ovvero i tre fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, oltre alla grande guerra in tribunale con la loro madre Margherita Agnelli, devono fare i conti anche con qualche debito tutt’altro che banale. Ma non è che adesso questo lascito comincia a fare paura sul serio? Tra accuse, persone indagate e una faida di famiglia, il sito TorinoCronaca, sempre attento alle faccende della royal family della Fiat, ha descritto quella della Caracciolo come una “eredità maledetta”. Sì, perché ora una villa in Marocco e una società in Lussemburgo rischiano seriamente di gettare ancora più ombre si questa annosa questione familiare (e non). Nello specifico, riporta sempre la testata torinese, “il bilancio della società […] che gestisce la villa in […] è ancora in rosso”. E adesso?
Per la precisione, scrive ancora Andrea Monticone su TorinoCronaca, si parla di “qualcosa come quindici milioni di euro […] Certo, poca cosa rispetto ai loro redditi, ma in ogni caso – sottolinea – un buco di bilancio che stona con le mire di redditività che John Elkann […] ha in ogni campo”. Di questa somma, “cinque milioni di euro – rivela il giornalista – riguardano la villa, una delle più amate da Marella Caracciolo”. Si tratta dell’abitazione Ain Kassimou situata in Marocco, dove l’allora vedova dell’Avvocato “trascorreva gran parte dell’anno”, e a cui si lega anche il filone della presunta truffa ai danni dello Stato, di cui sono indagati i tre Elkann. Tornando alla residenza africana della Caracciolo, “la proprietà – riporta ancora Monticone – è, come tutte in Marocco, del re Muhammad VI, che la dà in concessione. Gli Agnelli nel 2003 comprarono questa concessione per dodici milioni. Adesso, stando a quanto riferisce Affari Italiani, Ginevra Elkann, come prima beneficiaria, è riuscita a ottenere altri cinque anni di proroga della concessione. E dunque, altri debiti”. Questo perché, continua il giornalista, “la gestione di questa residenza è affidata a una società con sede in Lussemburgo, la Juky Sa […] La presidenza è di Ginevra Elkann. Di recente – si legge su TorinoCronaca – la Juky Sa ha depositato il bilancio per l’anno 2023 e, anche questa volta, è in rosso: 11.350 euro appena, contro i 109mila del 2022 […] Ma – continua Monticone – c’è il conto delle perdite pregresse, che l’assemblea ha deciso di non ripianare, arrivando così a un conto di cinque milioni e ottantamila euro. Per il resto – conclude –, l’asset immobiliare della società annota un valore di 10,4 milioni di euro, ma debiti per 14,5 milioni”…
Ma le grane per i tre fratelli Elkann non sono mica finite qui. Per John, infatti, si riapre un altro filone, quello della lite con il Governo Meloni e soprattutto con il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso che è tornato a puntare il dito contro Stellantis, società di cui Jaky è presidente, alzando ancora una volta i toni. Intervenuto al meeting di Rimini, infatti, il politico ha voluto lanciare l’ennesimo fendente al grande Gruppo italofrancese, che Elkann gestisce insieme all’amministratore delegato Carlos Tavares. Nello specifico, Urso ha detto che “tocca alla Fiat assumersi la responsabilità sociale, tocca a Stellantis rilanciare l’auto in Italia e noi aspettiamo una risposta da tempo. Il governo ha fatto la sua parte, Stellantis no” (fonte Ansa). Inoltre, ha anche elencato gli aiuti dello Stato verso questa società, rimuovendo l’ostacolo dell’Euro 7 ed elargendo un piano di incentivi pari a un miliardo di euro, eppure, ha detto ancora il ministro, l’obiettivo del sostegno della produzione italiana “non è stato raggiunto. Perché era Stellantis che doveva aumentare la produzione nel nostro Paese per rispondere alle richieste sollecitate dagli incentivi”. Poi ha chiesto delle risposte riguardo alla Gigafactory di Termoli, e se queste non dovessero essere positive ha avvertito che “le risorse del Pnrr saranno destinate ad altri”, anche perché, ha aggiunto, “non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non mantiene gli impegni”. Infine, ha anche attaccato Tavares e il suo stipendio, chiedendo un nuovo confronto con il dirigente portoghese, e soprattutto ha confermato che “noi facciamo le cose con il materiale che abbiamo, col buon senso pratico di colui che sa che deve tutelare l’interesse nazionale ed è quello che faremo”.