La grande faida familiare per l’eredità dell’avvocato Gianni Agnelli e di sua moglie Marella Caracciolo, continua a mettere a ferro e fuoco il difficile rapporto tra Margherita Agnelli e il suo primo genito John Elkann. Ma qui non si tratta mica solo di battibecchi tra parenti, ma di una immensa epopea giudiziaria che adesso si è allargata ancora di più. Infatti, il registro degli indagati adesso vede scritti anche altri due nomi, oltre a quello dello stesso John, del commercialista Gianluca Ferrero (presidente della Juventus) e del notaio svizzero Urs Von Gruningen, ovvero quelli degli stessi fratelli del numero uno di Stellantis: Lapo e Ginevra Elkann. L’accusa per loro è grave, truffa ai danni dello Stato per una cifra che, secondo la ricostruzione della procura di Torino, ammonterebbe a circa 700 milioni di euro. La causa, riporta Attilio Barbieri su Libero, sarebbe un “omesso versamento delle tasse di successione nel 2019 alla data della morte della nonna Marella”. Il punto principale, che ritorna costantemente negli aggiornamenti della causa tra Margherita e i suoi figli, è sempre la dubbiosa residenza della Caracciolo negli ultimi momenti della sua vita; infatti, “secondo i magistrati - scrive ancora Barbieri - risiedeva in Italia e non in Svizzera come sostengono al contrario i legali degli Elkann. La medesima nuova accusa - sottolinea il giornalista - è contestata pure a John Elkann in virtù dello stesso meccanismo”. Ma non è tutto…
Negli scorsi giorni era andato in scena l’udienza al tribunale del riesame richiesta dai legali di Elkann e di Ferrero per i sequestri subiti dalla guardia di finanza nei primi giorni del mese di febbraio. Alla fine il collegio giudicante si è riservato la decisione, che ha comunicato solamente nelle scorse ore: “Il primo round dell’inchiesta di è però chiuso a favore di John Elkann. Il tribunale del riesame - riporta Barbieri - ha accolto parzialmente il ricorso degli avvocati”. Dunque, si legge sempre su Libero, “il decreto dei pm è stato annullato solo in parte ma […] una parte significativa. Sono stati restituiti i telefonini, i computer e gli altri dispositivi […] - e - Disposta la restituzione di moltissimi documenti. Spiccano, su tutti, quelli che riguardano la Dicembre, la cassaforte che controlla tutte le società del gruppo”. E proprio per questa ragione, rivela Manuela Messina de il Giornale, “per bloccare, in sostanza, la restituzione di quei documenti”, adesso, si legge sul quotidiano, “anche la frode fiscale, dispetto alla vecchia ipotesi, che rimane sempre contestata a John Elkann, al notaio svizzero e al commercialista Ferrero, è stata estesa ad altre annualità, e cioè anche al 2016 e al 2017, e non solo al 2018 e 2019 […] Ecco che - continua Messina - la presunta frode ipotizzata sarebbe quindi di gran lunga superiore ai 4 milioni di Irpef non versata, come contestato nel precedente decreto”.