Liti tra mamma e figli, documenti scomparsi, firme fasulle, residenze misteriose, presunte evasioni fiscali, e adesso addirittura un vecchio libro, mai diffuso, che potrebbe rivelare molte cose. Insomma, la faccenda familiare e giudiziaria legata all’eredità Agnelli si allarga ancora di più, e spuntano fuori Gli Usurpatori. Questo è il titolo (tradotto) di un volume che sarebbe stato commissionato proprio da Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato e di Marella Caracciolo, e scritto dall’avvocato belga Marc Hürner, che viene rispolverato dal giornalista Ettore Boffano del Fatto quotidiano. A quanto pare, si tratterebbe di una prova assoluta, in cui “si ipotizzano le origini del patrimonio offshore di Gianni Agnelli: una ‘geniale’ operazione finanziaria del 1998”, come viene descritto sul quotidiano. Si tratta di un libro di 369 pagine, scritto in francese e pubblicato in sole cinque copie. Titolo originale: Les Usurpateurs. L’histoire scandaleuse de la succession de Giovanni Agnelli. Questo volume, nato nel 2008, prende vita da ben 30 mila pagine di documenti ritirati dallo stesso Hürner, in cui sarebbero presenti dettagli relativi a “trust, finanziarie e offshore di Svizzera, Liechtenstein, Lussemburgo e Use, e nei paradisi fiscali dei Caraibi - come scrive Boffano - […] L’obiettivo - continua il giornalista - era dichiarato: dimostrare che, accanto al patrimonio italiano di Gianni Agnelli ne sarebbe esistito anche uno estero”. E a quanto pare si è riusciti anche a rilevare l’ammontare di questo segreto estero dell’Avvocato: “Almeno 1 miliardo e 44 milioni di euro - si legge sul Fatto -, secondo la stima più prudente nella ricostruzione fatta 16 anni fa di un patrimonio rimasto avvolto nel mistero”. Ma da dove arrivano tutti questi soldi?
Prima ci si domandava da dove arrivassero i 56 milioni di euro con cui nel 2003 John Elkann ricapitalizzò la holding di famiglia, adesso si punta più in alto. Ma questi miliardi da dove provengono? Risponde sempre Boffano, che segue la logica, o meglio ancora la trama, tessuta dall’avvocato belga nel suo volumetto rimasto nell’ombra. “Per l’analista - riporta il Fatto - […] il sancta santorum della ricchezza estera di Gianni Agnelli sarebbe da identificare in una clamorosa operazione finanziaria del novembre 1998: l’Offerta pubblica d’acquisto (Opa) di Exor Group Lussemburgo”. Una faccenda che Hürner racconta in un capitolo intitolato ironicamente L’Opa pour rire, “un’Opa farlocca” nella traduzione di Boffano. Vengono quindi riportati tutti i movimenti, tutti i soldi (tanti soldi), i prestiti, e le azioni della Exor fino al “fatale” 1998, anno in cui la holding, come si legge sul Fatto, “è già ricchissima grazie alle numerose filiali negli Stati Uniti e in altri Paesi”. Ma ciò su cui si concentra maggiormente Boffano è la presenza di “soci anonimi” che alla fine, rivela il giornalista, “avrebbero lasciato Exor portando con sé, e all’estero, oltre 1 miliardo e 300 milioni di dollari. Secondo Hürner poi finiti in società offshore”. Ma viene riportato anche un presunto colossale prestito chiesto (e ricevuto) da David Rockefeller, grande amico dell’Avvocato, del valore di 1,3 miliardi di dollari, come riportato sul Fatto. Ma ciò che viene rivelato in quel libro da 369 pagine, a parte questi piccoli passaggi riportati da Ettore Boffano, rimane perlopiù ancora un mistero.
Non è un mistero, invece, che John Elkann, insieme al commercialista e presidente della Juventus Gianluca Ferrero, sia entrato (e uscito) nel tribunale di Torino per il Riesame chiesto dai suoi legali riguardo alle perquisizioni e ai sequestri effettuati dalla guardia di finanza nella giornata del 9 febbraio nelle sue case del capoluogo piemontese. “Secondo le difese - riporta Gianluca Paolucci su La Verità -, i reati fiscali contestati, relativi al 2018 e al 2019, non giustificano il sequestro di atti e documenti con date ben più indietro nel tempo. Inoltre continua - il giornalista -, il decreto di sequestro è troppo generico rispetto ai reati contestati”. Comunque sia, queste argomentazioni, si legge sul giornale diretto da Maurizio Belpietro, sono state “respinte dai pm, che hanno sostenuto come i sequestri non siano stati eseguiti «a strascico», nella speranza di trovare altri reati”. Infine, come molti prevedevano, “al termine dell’udienza - riporta Paolucci - il collegio giudicante si è riservato la decisione, che potrà essere comunicata alle parti entro 10 giorni”.