Sul conto di John Elkann in queste ultime settimane, ma soprattutto da quando il suo nome è tato scritto sul registro degli indagati in seguito alla vicenda delle successioni ereditarie dei suoi due nonni, se ne sono dette di tutte. Insomma, è l’uomo che avrebbe sotterrato l’italianissima Fiat a favore di un Gruppo Stellantis a trazione francese, che starebbe abbandonando le quattro ruote per tuffarsi nel settore della sanità privata, che continua a litigare con la propria madre (Margherita Agnelli) ma solo attraverso i suoi avvocati e con qualche messaggino su WhatsApp, e che adesso è (ri)finito sotto la lente della Guardia di Finanza per una serie di motivi. Ma “antitaliano” non glielo aveva mai detto nessuno, fino a questo momento, a quel che se ne sa… Ad apostrofare con tale termine Yaky, questo il soprannome del rampollo dell’allargata famiglia Agnelli, è il giornalista Gigi Moncalvo, uno che da sempre (e senza remore) fa le pulci all’intera royal family torinese. E adesso, dalle pagine del periodico Panorama, proprio Moncalvo si chiede: ma perché Elkann è stato nominato cavaliere del lavoro? Già, il titolo gli è stato conferito nel 2021, da Sergio Mattarella e Giancarlo Giorgetti, per i grandi investimenti di Fiat-Stellantis su suolo italiano. Ironico, no? “Forse - scrive Moncalvo in riferimento alla nota del Quirinale per la nomina di Elkann - (Mattarella e Giorgetti, ndr) si sono distratti quando parlano di «nuovi modelli» anche perché sembra che parlino di un mecenate e filantropo, di una sorta di «arcitaliano», termine che piace molto a John. Ed ecco il suo cruccio. […] In compenso, però - si legge ancora su Panorama -, è rimasta vacante per John la definizione di «antiitaliano». Egli - continua Moncalvo -, da tempo, se la sta meritando compitamente”.
Le ragioni di ciò sono semplici, e adesso sotto gli occhi di tutti. E Moncalvo le sintetizza in questo modo: “Ci si riferisce alla «fuga» all’estero delle società della Casa con relativa produzione, di cancellazione sostanziale dei marchi Fiat o Alfa Romeo ormai francesi, del lavoro di cui sono stati privati migliaia di operai e impiegati, di evasioni fiscali da parte di nonno e nonna, del fatto - termina il giornalista - che abbia avuto tonnellate di denaro in nero nascoste dall’Avvocato nei paradisi fiscali”. Inoltre, solamente poche settimane fa John Elkann è stato accolto al Quirinale sempre dalla coppia Mattarella-Giorgetti, “senza tener conto - scrive Moncalvo - anche di altri comportamenti edificanti in direzione opposta soprattutto agli interessi del Paese i cui cittadini hanno gratificato la sua famiglia con vagonate di denaro. Ricevendo in cambio - sottolinea causticamente lo scrittore -, anziché la creazione di posti di lavoro o una condotta imprenditoriale degna di tal nome, il trasferimento di quel denaro pubblico all’estero al fine di non pagare le tasse”. Ma c’è un altro dettaglio che qui puzza. Infatti, Elkann in quell’occasione ha preso parte a un confronto in cui hanno partecipato anche il comandante generale dei Carabinieri, il Governatore della Banca d’Italia e l’ambasciatore Usa in Italia, nonostante fosse già tra gli indagati (insieme a Gianluca Ferrero e Urs von Grüningen di Gstaad) “per concorso in frode fiscale”, come dichiara lo stesso Moncalvo. “John ha forse tratto tutti «in inganno» tenendoli all’oscuro della sua macchia allo scopo di mostrare pubblicamente su quali protezioni e coperture può contare […] oltre al silenzio dei suoi giornali? Comunque sia - continua e termina Moncalvo -, John l’«antitaliano» finalmente per una volta è riuscito a raggiungere l’inarrivabile Nonno che aveva subito l’onta di essere indagato sola in tempi lontani: nel 1983 sulle importazioni di auto dal Brasile e nel 1989 sugli infortuni fantasma nelle sale mediche aziendali”. L’articolo di Panorama, infine, passa in rassegna tutte le novità del caso “eredità Agnelli”, dalle barche dell’Avvocato, alle sue Fiat Panda. Ma qui è John, adesso, a diventare l’unico protagonista di questa intricatissima faccenda...