Quando si tratta di eredità, c'è un teorema da tenere ben presente: la potenza dei litigi è direttamente proporzionale alla quantità di beni da dividere tra i contendenti. Figuriamoci nel caso della famiglia Agnelli - Elkann. I casi recenti di cronaca ce lo confermano, tirando in mezzo anche altre problematiche, relative a liti familiari, cause legali, soldi all'estero, proprietà immobiliari, tentativi di riappacificazione falliti, possibili frodi fiscali, firme dubbie e antiriciclaggio. La morte dell'Avvocato più famoso d'Italia, il cui nome resta indissolubilmente legato alla Fiat, alla città di Torino e alla cronaca mondana, ha scatenato un pandemonio. Vale la pena quindi di fare un punto della situazione, raccogliendo tutte le ipotesi che sono state avanzate nell'ultimo periodo. Oggi, il giornale Libero ha pubblicato un articolo in cui si riporta il ritrovamento di alcuni documenti relativi al 2013, provenienti dai magistrati della Procura di Milano. Queste carte sarebbero saltate fuori nell'ambito delle indagini che i pm di Torino stanno portando avanti, relative a un'indagine per presunte irregolarità fiscali su John Elkann, nipote di Giovanni Agnelli e figlio di Margherita. Secondo quanto riportato da Libero, l'Avvocato avrebbe lasciato all'estero un patrimonio inestimabile. Il documento in mano ai pm sembrerebbe confermare quanto affermato da Margherita Agnelli, la figlia di Gianni e madre di John, Lapo e Ginevra Elkann, la quale ha sempre detto che i presunti fondi esteri le sarebbero stati nascosti. Dal canto suo, il figlio John sostiene invece di avere sempre normalmente dichiarato al fisco il suddetto patrimonio estero, e di aver svolto tutto alla luce del sole.
Come riportato oggi anche da La Verità, i fondi svizzeri lasciati da Giovanna Agnelli e da sua moglie, Marella Caracciolo, supererebbero i 900 milioni di euro. Si tratta quindi di una cifra ingente, non di certo briciole facili da nascondere, ma sta di fatto che all'epoca delle indagini del 2013 sarebbe stata la giustizia elvetica a bloccare tutto il procedimento. Come riportato da La Verità, la stessa figlia Margherita non avrebbe avuto idea dei conti esteri del padre. D'altronde, prima dell'introduzione delle norme sul riciclaggio, pare che fosse pratica diffusa, tra i miliardari, quella di non far figurare il proprio nome tra gli intestatari dei conti esteri, affidandosi a dei prestanome. Così accade che un giorno a Margherita pare sia arrivato un bonifico da 100 milioni di euro da parte della sede svizzera di Morgan Stanley, e che alla seguente richiesta di spiegazioni circa l'accredito la stessa banca non avrebbe fornito alcuna risposta. Dopodiché, in maniera quasi fortuita, capita che un caro amico di Margherita Agnelli (il giornale di Belpietro fa il nome di Carlo Revelli) avrebbe ricevuto informazioni da un fratello operante proprio in Morgan Stanley, il quale avrebbe raccontato che alla filiale di Zurigo tutti avrebbero saputo che il fondatore della Fiat avesse depositato proprio un ammontare di denaro stimabile tra gli ottocento milioni e il miliardo di euro, il quale poi, in un modo o nell'altro, sarebbe stato spostato dalla Svizzera al Liechtenstein. Ed è proprio nella minuscola monarchia mitteleuropea che si chiude, anche se non completamente, il cerchio. Come avevamo già raccontato, infatti, è in Liechtenstein che, sempre secondo La Verità, sarebbero stati individuati i custodi dei 900 milioni contestati ora a John Elkann, nella figura di Johannes Gebhart Matt, uno dei due amministratori della Blue Dragons Ag e della Dancing Tree Ag, due cosiddette cfc, o società controllate. Alla luce delle indagini e dei fatti odierni, dunque, il caso non accenna minimamente a sgonfiarsi, e tra prelievi importanti, carte prepagate sospette, accuse reciproche, imprenditori russi e perquisizioni, non possiamo fare altro che aspettare il prossimo colpo di scena.