I miracoli dell'amichettismo: come si passa dai cavalli delle automobili alle Scuderie del Quirinale? Dovremmo chiederlo a Fabio Tagliaferri, che dal gestire un autonoleggio è diventato presidente e amministratore delegato di Ales Spa, una società che fa capo al Ministero della Cultura, alla quale, tra le altre cose, è stato affidato il compito di gestire il famoso palazzo romano, sede di importanti mostre. Non è che prendere in prestito quadri da altri musei è la stessa cosa di noleggiare automobili, per il ministro Gennaro Sangiuliano, che ha nominato Tagliaferri? Proviamo a rispondere a questa domanda, tenendo fermo il punto per cui il merito, con la M maiuscola, è stato presentato come parola d'ordine per il governo in carica. Partiamo dal curriculum vitae di Fabio Tagliaferri, che ci racconta del suo impegno come boy-scout, alla pari di Matteo Renzi, e del suo lavoro come noleggiatore di automobili. Attività senz'altro lodevoli e dignitose, ma cosa c'entrino con il mondo dell'arte, in effetti, non si capisce. Per saperne qualcosina in più, abbiamo provato ad aprire il sito dell'autonoleggio, alla voce “Chi siamo”, ma attualmente risulta in manutenzione. Staranno aggiornando l'organigramma, nulla di strano.
Forse è più utile osservare che Tagliaferri ha contribuito alla rinascita di Fratelli d'Italia a Cassino, per diventare poi assessore a Frosinone, con delega ai Lavori pubblici e ai Servizi sociali. La politica è un'arte, certo, ma non l'arte di cui si dovrebbe occupare ora il nostro Fabio, che ieri sera è stato intervistato da Roberta Benvenuto, una giornalista di Piazzapulita, su La7. A una domanda sulle sue competenze, ha per esempio risposto di avere una laurea magistrale in Economia e commercio, tre aziende e venticinque anni di esperienza come pubblico amministratore. Eppure, una volta incalzato sulle competenze culturali - visto che in Ales dovrà avere a che fare con questa sfera lavorativa - la risposta è ripetitiva: “Ho tre aziende, che si occupano di noleggio, di automotive in senso lato e anche di assicurativo”. L'arte e la cultura, quindi, ancora non pervenute. La giornalista ha insistito, facendo un confronto col precedente amministratore di Ales, che aveva invece un curriculum bello pieno di esperienze in campo culturale, ma Tagliaferri ha proseguito, sulla falsariga di quanto avvenuto a proposito del Teatro di Roma, affermando che Ales è un'azienda, e in quanto tale necessita di una gestione prettamente manageriale. Insomma, come a dire che fare cultura deve soltanto voler dire riuscire a far quadrare un bilancio e generare profitti. Chissà che Walter Benjamin, il filosofo de L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, non si rivolti nella tomba.
A una domanda relativa alle polemiche sull'amichettismo, poi, Tagliaferri si è limitato a rispondere, quasi imbarazzato, che Giorgia Meloni per lui è un mito, che lui pende dalle sue labbra, e che passa le giornate a vedere i video della Presidente del Consiglio. A questo punto dobbiamo dunque aspettarci che alle Scuderie del Quirinale venga allestita una mostra permanente con i video dei discorsi di Giorgia Meloni? “Io, l'altro giorno, il video de Basoviça, me lo so' visto trevvolte” ha esclamato infine Tagliaferri. Walter Benjamin chiudeva il suo libro affermando che il fascismo perseguiva l'estetizzazione della politica, mentre il comunismo gli rispondeva con la politicizzazione dell'arte, ma forse oggi non si può più tradurre la questione in questi termini. Possiamo però dire che se sia l'arte che la politica vengono trattate in maniera unicamente manageriale, forse questo è il sintomo che entrambe non abbiano più un significato. Soprattutto se ci aggiungiamo il fatto che anche la capacità manageriale viene oggi valutata unicamente in termini di fedeltà, adorazione e amicizia rispetto al ‘mito’ politico che assegna le nomine. Per rispondere alla domanda iniziale, quindi, sì: allo stato attuale delle cose possiamo dire che noleggiare auto è la stessa cosa che organizzare mostre culturali e artistiche. Chi ci vede una contraddizione, purtroppo, è destinato a rimanere bollato come un vecchio romantico, che ancora immagina l'arte come qualcosa in grado di migliorare la realtà di tutti i giorni.