Si nota, nel contesto delle attività di Chiara Ferragni e Fedez, una sovrapposizione di piani: ognuno dei due Ferragnez vive in un ecosistema economico governato da un complesso sistema di società e intrecci proprietari a cui si aggiunge un’economia personale fondata, tanto sul proprio brand, quanto (fino a ora) su una sommatoria della coppia maggiore come peso delle sue componenti. Nella buona e nella cattiva sorte, una sommatoria in cui era Ferragni, con la sua natura di imprenditrice e volto di campagne comunicative, imprenditoriali e sociali il punto forte. Un boost per entrate e peso sociale della coppia più nota d’Italia nei momenti favorevoli. Un danno dopo l’ondata di scandali che dal “caso Pandoro” hanno colpito Ferragni. A separarsi, dunque, sarà il brand cavalcato dai due per partite economiche, imprenditoriali e in alcuni casi (vedasi Ddl Zan) politiche a livello nazionale. Mentre da tempo, sul fronte strettamente imprenditoriale, le strutture economiche che governano i rispettivi business di Chiara Ferragni e Fedez sono state nettamente separate, sebbene entrambi abbiano avviato con successo le proprie attività in modo indipendente. Analizzando le società associate ai rispettivi investimenti e possedimenti di Ferragni e Fedez, emerge chiaramente che il principio di separazione dei beni era già attivo da tempo. Fedez, pur dichiarandosi "nullatenente" dal punto di vista fiscale e patrimoniale, gestisce tutte le sue attività tramite la Zedef Srl, una holding di famiglia di cui detiene solo il 10% delle azioni. Suo padre, Franco, amministra la società, mentre la madre, Annamaria Berrinzaghi, è proprietaria del 50%. Ferragni non risulta essere socia in nessuna di queste società.
La Zedef Srl, a sua volta, detiene quote di diverse altre società, tra cui la casa discografica Newtopia e la società di management Doom Entertainment. D'altra parte, Chiara Ferragni è direttamente coinvolta in diverse aziende, gestite attraverso la holding Sisterhood Srl, che funge da cassaforte per i suoi beni immobiliari e immateriali, inclusi i famosi marchi aziendali Fenice Srl e Tbs Crew. Queste ultime due sono salite alla ribalta a dicembre per le multe comminate loro e rappresentano le produttrici di utili che sono raccolti nella holding. Sulla gestione aziendale i due treni dei Ferragnez hanno sempre corso con binari separati. Da un lato, ad esempio, Ferragni ha sempre affidato le sue strategie al manager Fabio Maria Damato, risultato in alcuni casi inviso allo stesso Fedez. Dall’altro, come ha rivelato L’Espresso nel 2021 e come ha confermato il saggio I signori del futuro di Simone Filippetti nel 2022, un’indagine nella galassia imprenditoriale regnante attorno a Giovanni Tamburi, centrale nella gestione dell’immagine di Fedez e delle sue attività imprenditoriali è il legame col gruppo Be - Shaping the Future, uno dei prodotti di punta della boutique finanziaria TIP (Tamburi Investment Partners), possessore a lungo del 51% del marchio di produzione Doom, di cui la Zdf legata alla famiglia di Fedez possedeva il 49%. Be, per la cronaca, oggi è di proprietà della società di consulenza Engineering. Nel 2022, come si legge su bilancio di Be, è nata la Be World of Wonders S.r.l., “costituita a marzo 2022 a seguito dell’approvazione del progetto di Scissione parziale non proporzionale e asimmetrica della società controllata Doom S.r.l a favore della neocostituita Società, di cui il 75% del capitale sociale è detenuto dalla Capogruppo e il 25% dalla ZDF S.r.l.. La scissione ha comportato l’assegnazione a favore di Be World of Wonders S.r.l delle attività relative al segmento di business i cui clienti target di riferimento sono le società bancarie, finanziarie e assicurative. A seguito della scissione Be S.p.A. continua ad avere una partecipazione minoritaria del 25% nella Doom S.r.l post scissione. Nel corso del secondo trimestre 2022 la partecipazione è stata ceduta dalla Capogruppo alla Be the Change S.r.l.”, holding del polo “Digital” Engagement del gruppo Be.
Dunque, un complesso sistema in cui Fedez si è trovato incastrato tra esigenze di cuore e di business. I suoi articolati legami sono stati indubbiamente messi in discussione dal danno d’immagine delle popolarissima compagna. “Dopo che è esploso l’affaire beneficenza, il cantante si deve essere trovato nella condizione del socio che si sente tradito dal partner in affari”, ha scritto il direttore di Lettera43 Paolo Madron. “Che quel partner fosse anche sua moglie e la madre dei suoi figli è del tutto secondario rispetto alla necessità di salvaguardare il business. A quel punto Fedez non poteva mettere a rischio la sua quota (di minoranza, psicologicamente di sudditanza) nell’azienda, doveva per forza evitare che l’onda lunga dello scandalo comportasse una pesante perdita di valore del suo investimento”, nota Madron. Il quale dà una lettura “economica” della questione. E ciò che è più rilevante della sua disamina è il fatto che la tematica del dualismo tra proprietà personali e valore economico del brand “Ferragnez”, sempre più liso, ritorna. Vista la portata dei partner in affari di Fedez, la tesi del “decoupling” da Ferragni funzionale anche a portare in salvo il suo brand dalle crisi sistemiche che sta avvertendo non va scartata a priori. I due giovani volti che hanno fatto della loro vita e della loro famiglia un brand, del loro brand un business e del business la raison d’etre della loro condotta la separazione è una scissione societaria. Concernente un marchio che è stato a lungo un asset e ora rischiava di diventare una passività. Nella società dello spettacolo, queste sovrapposizioni di piani sono l’ordinaria amministrazione. Quando assistiamo a casi in cui è l’immagine di una persona il volano stesso della sua rilevanza economica, poi, le rotture sentimentali sono anche economiche quando si tratta di affari di coppia. E viceversa.