Cosa pensa un divulgatore? E un eroe? Piero Angela era entrambe le cose, a un tempo il re dei divulgatori italiani – se fossimo nel Regno Unito, come David Frederick Attenborough, dovremmo appore davanti al nome un “Sir” – e un eroe transgenerazionale, un fenomeno culturale unico nel nostro Paese. In una società che non solo non riflette ma non punta sulla tranquillità, la spiegazione, la pacata conoscenza (quella fondante, preziosa), Piero Angela è stato uno dei grandi gentleman della televisione italiana. Ma il principe della divulgazione può essere principe delle sue idee? O arriva sempre secondo alla sua cultura, alla passione per le idee altrui? Con La meraviglia del tutto (Mondadori, 2024) abbiamo una risposta: Piero Angela ha umilmente conservato e maturato la sua visione del mondo senza venire mai meno al suo compito, senza tradire mai la neutralità che ha contraddistinto la sua opera di divulgazione televisiva. In altre parole, Piero Angela, che ha fornito a milioni di ragazzi gli strumenti per pensare, pensa a sua volta con quegli stessi strumenti, simbolo di una coerenza virtuosa e di fondamentale importanza morale: si può essere colti e onesti e, proprio per questo, ottimi cittadini e ottimi professionisti. Senza dover creare spettacolo, senza diventare protagonisti. Anzi, per fare qualcosa di grande talvolta si può – e di deve – celare il proprio punto di vista sul mondo.
Si tratta di un lungo dialogo (cinquecento pagine) con Massimo Polidoro, collega e amico, noto divulgatore scientifico e, in qualche modo, allievo. Perché accanto alla sua eredità “di carta” (o meglio, di immagini), Piero Angela, come gli antichi filosofi, ha saputo creare scuole, discepoli, peripatetici. Gente, cioè, che possa raccogliere degnamente la sua eredità, che possa svilupparla, curarla e – ora che non c’è più – amministrarla affinché il suo impegno non vada perduto. È chiaro immaginare, tra i nomi dei suoi “eredi spirituali” il suo effettivo erede, Alberto Angela. Ma Polidoro è, ugualmente, una delle figure fondamentali della divulgazione e del debunking italiani, innescato letteralmente da Piero Angela e, in particolare, da un suo libro, Viaggio nel mondo del paranormale. Ora il cerchio si chiude con un altro libro, quale migliore modo, quale piacevole sintonia tra il passato e il futuro, il debito e il credito che queste idee costituiranno per i “nuovi giovani”. La lunga intervista, per altro, si rivela per sua stessa struttura una lettura agevole, piacevole e curiosa, come una puntata di Quark o Superquark. Nel 2019 Piero Angela chiederà a Polidoro di dargli una mano: “Non sarà un libro di divulgazione. Certo, se ogni tanto servirà e ci verrà bene, potremo anche spiegare e descrivere le cose, ma questo vorrei che fosse proprio un libro filosofico. Voglio condividere le mie impressioni”. E allora ecco: “Massimo, io e te dobbiamo fare un bel discorsetto”. Questo è un dialogo, un soliloquio aperto e democratico, come quello che Agostino “deciderà” di avere con la Ragione. Se non è modestia questa. L’intervista è fruibile e, a dispetto di chi crede che nasconda una sorta di vanità (io che rispondo alle domande di qualcuno che non vuole contrariarmi), è naturalmente il mezzo della tolleranza e del dialogo. Naturalmente il segno che si considerano più serie le cose da dire che non se stessi.
Il libro è una crociera intellettuale e filosofica che tocca pressoché ogni isola di ogni arcipelago che la mente umana possa immaginare. Dalle origini della vita alla mente, dall’evoluzionismo alla crescita economica e, quindi, all’ecologia. E poi la libertà e, meravigliosamente, nel capitolo dedicato a questo tema, l’amore. Non è neanche lontanamente possibile sintetizzare tutto ciò che è stato scritto e, soprattutto, non è neanche lontanamente auspicabile. Questi libri sono testamenti per le future generazioni, lettere aperte, modi di stare al mondo che includono senza piantare addosso alle idee etichette modaiole. È la pura e semplice cultura al servizio della piazza, della gente che vuole ascoltare. Non serve sintetizzarlo, perché quelle parole, in quella forma, sono un gesto di amore profondo verso le capacità della mente e della cultura umane. Ma qualche aspetto possiamo provare a inquadrarlo. L’amore, appunto. Polidoro: “Prima di chiederti che cos’è l’amore, posso domandarti che cos’è per te l’amore?” Piero Angela: “Dovrei parlare di Margherita: senza di lei sarei perduto! A dicembre abbiamo festeggiato 66 anni di matrimonio. Lo sai che lei aveva solamente 19 anni e io 26, quando ci siamo sposati? È stato un colpo di fulmine, ma è accaduto in un’epoca in cui ci si dava ancora del ‘lei’, tu figurati!” Dunque le persone. Dunque l’esperienza. È come fare scienza con oggetti non scientifici, stesso stupore, stessa complessità (forse anche di più). E continua: “L’innamoramento, l’amore, il piacere sessuale sono appunto come il miele, una dolce trappola dell’evoluzione per creare negli esseri umani un forte rapporto a due che consenta la riproduzione”. Parla della monogamia, una struttura fondamentale della storia evolutiva e sociobiologica dell’uomo. Sarebbe da sempre la donna a dover scegliere possibilmente un solo maschio, per via dei meccanismi riproduttivi che, nel caso femminile, sono più lunghi e dolorosi (il travaglio e il parto) rispetto a quelli dell’uomo. Ma anche l’uomo è convenientemente monogamo: “Anche per lui la monogamia rappresenta un modello appetibile, perché attraverso l’innamoramento, e poi l’attaccamento, può costruire con una donna un rapporto d’amore intenso e stabile, che permette di realizzare qualcosa di molto importante: un nucleo familiare. Vale a dire, una grande impresa in cui amore, affetto, solidarietà e allevamento dei figli costituiscono uno straordinario percorso di vita, con tutto il loro contorno di gioie e sofferenze”. E poi l’amore omosessuale, identico a quello eterosessuale (che sembra replicare, per altro, la differenza dovuta ai genitali che si notava prima, con le donne lesbiche che tendono ad avere meno partner dei maschi gay). Un discorso che Piero Angela affronta con scioltezza e che, per questo, a volte potrebbe sembrare persino astratto. Così non è: “Quando queste passioni si vivono in diretta, si entra in una dimensione straordinaria in cui non contano più le domande, le teorie, ma un unico sguardo: quello della persona che abbiamo davanti”.
Ovviamente si potrebbe andare avanti con Dio, la magia, la politica. Ma toglieremo sapore al suo discorso. Al discorso di entrambi, a dire il vero. Allora solo due parole, le sue, sulla sapienza, proprio sul sale, su ciò che è da sempre sapĕre. Una sezione del libro è dedicata a questo. È il volto che abbiamo imparato a conoscere di Angela, stavolta visto dall’interno, dal suo posto di spettatore privilegiato. Una domanda, una risposta. Polidoro: “Dunque, Piero, qual è per te il miglior investimento? Sono le azioni in banca, i fondi di investimento, i bot? Oppure il mattone, un appartamento, o magari i dollari, lo yen, l’oro o le opere d’arte?”. Piero Angela: “Personalmente credo che la risposta giusta sia: l’educazione. Questo è il miglior investimento: mettere i soldi nel cervello, il proprio magari, ma soprattutto quello dei nostri figli, contribuire allo sviluppo della loro intelligenza, della loro capacità di essere creativi, competenti, adatti al mondo nuovo che si sta aprendo. Anche perché in questo modo loro stessi saranno in grado di comprarsi, se lo vorranno”. Scherziamo. Un’altra domanda e una risposta che suonano come un rimprovero per la politica oggi, tutta, di ogni ordine e grado, da quella elementare dei sindaci bislacchi a quella superiore e universitaria dei premier e dei consigli europei. Polidoro: “Dunque, anche in politica bisognerebbe essere aperti a valutare altri punti di vista, pronti a cambiare il proprio se emerge qualcosa di meglio?” Angela: “Quando mi occupavo di vita nel cosmo e di intelligenze extraterrestri avevo chiesto a un etologo quale fosse, secondo lui, la definizione di intelligenza e indovina cosa mi disse? Flessibilità. È vero che ci sono tante forme di intelligenza, ma la flessibilità è molto importante. Se sei libero di mente, se non hai preconcetti, sei disposto ad ascoltare e accettare le idee di un altro.”
Questa recensione è sommaria e disonesta. Avrebbe dovuto occupare almeno dieci cartelle word, il supporto digitale su cui sto scrivendo dal mio supporto materiale, un Mac. Tecnologia che Piero Angela, insieme a Massimo Polidoro, scandaglia, consapevoli della sua natura, per dirla con Koyré, di intelligenza meccanica (non di cose funzionanti, la tecnica, ma di cose funzionali). Il giornalismo è cambiato ma la brevità, che in parte è stata infranta in quest'occasione, resta un limite per chi si innamora ogni giorno della conoscenza grazie a questi eroi, che sono stati gli eroi anche dei propri nonni. Non potendo essere una recensione sufficiente è quindi una lettera, con due appunti arbitrari su temi scelti in modo arbitrario ma sinceramente interessato: amore e educazione. In una parola, futuro. E anche per questo si deve ringraziare Piero Angelo, principe con il sorriso, visto tante e tante volte in tv, maestro e professore tra maestri e professori di mestiere. Compagnia educata quando gli altri dormivano e, tra Ulisse legato all’albero di una nave e la volta celeste, ancora una volta, un’ultima volta in questo libro, amico.