Meno male che c'è Sangiovanni che in mezzo al Sanremo delle canzonette e dei televoti, ha dichiarato la depressione, la tristezza, e la fragilità. Meno male che c'è Ghemon, che a poche ore dal messaggio dell'ex Amici, che dice stop all'album e al concerto previsto fra otto mesi, per prendersi cura della propria salute mentale, pubblica il suo sfogo accusatorio sul meccanismo perverso dell'industria discografica. Una cosetta così? Come quel suo tour tra musica e stand up comedy con cui sta facendo il giro d'Italia. “L’industria musicale attuale promuove un modo di pensare ed agire inquinato dal culto dei numeri e dei sold out che sta determinando più danni di quelli che il pubblico può vedere”, è la premessa dell'artista campano, che in passato ha sofferto di depressione e che sottolinea come di ciò nessuno parli, per paura di ritorsioni. Ghemon scrive: “Secondo la società della performance l’unico modo per esistere è stare al gioco indossando l’abito che è stato scelto per tutti, perché quello funziona già. Sacrifichi la tua identità perché l’uniformità rassicura il cliente e il conto economico”.
E affonda: “Con gli abiti tutti uguali che non si infeltriscono (le canzoni, le produzioni, i tour, i social) quello che scompare alla fine è la tua identità. Se non si fa in un certo modo non si sta nel supermercato. Se non sei nel supermercato, il pubblico cambia anche la percezione che ha di te". Poi prosegue con un accostamento che mette i brividi: “Abbiamo bisogno dei dischi di un altro Tenco, non del suo tragico finale. Potevo essere io, se non avessi tenuto botta". E conclude con un consiglio, di chi ha tanti anni di carriera alle spalle, e che in mezzo a due Sanremo ha detto anche tanti no: “Sii te stesso, sii contento di non essere come gli altri e le altre, anzi investi proprio in quello, circondati di persone che desiderano fare un pezzo di strada con te. Ogni giorno si ricomincia da capo, a tutti verranno i capelli bianchi, la pancia, i reumatismi e i numeri saranno un lontano ricordo. Rimarrà quanto sei riuscito a restare te stesso attraverso i cambiamenti e non quanto ti sei adattato a quel sistema. Stammi a sentire, mandali affanculo”. Ce vo' a cazzimma.