“Siamo in attesa di Annarella e poi iniziamo”: sono queste le parole che rompono il silenzio alla conferenza stampa che si è tenuta stamattina a Reggio Emilia, ironia della sorte o forse no, anche a poche centinaia di metri dove tutto ebbe inizio. Massimo Zamboni, Annarella Giudici, Giovanni Lindo Ferretti e Danilo Fatur siedono in fila, come schierati, dietro un tavolo da cui cadono pesanti le pieghe di un drappo rosso; sembra un Amarcord, una bandiera, ma “è tutto casuale e non c’è niente di politico”, tengono a precisare. L’occasione è quella di presentare il nuovo disco, anzi, “Altro che Nuovo Nuovo”, è questo il titolo, che uscirà sotto Universal il 23 febbraio, esattamente alla vigilia dei loro tre attesissimi concerti all’Astra Kulturhaus di Berlino, che hanno registrato il tutto esaurito in una manciata di minuti non appena i biglietti sono stati messi in vendita. Il doppio Ep, disponibile sia in vinile che cd, è una fiammata che rischiara i cieli della memoria e fa luce sul 3 giugno del 1983, quando un Ferretti neanche trentenne con dei freschissimi CCCP - Fedeli Alla Linea, stavano per scrivere non solo la storia del loro primo concerto, ma anche del gruppo stesso.
Giovanissimi, con tante idee, tante cose da dire, forse troppe ma mai troppe per chi li apprezza, si discostano alla nascita da ogni pensiero di fama, il loro intento è dare piena possibilità di espressione alle loro idee tramite le ispirazioni musicali e culturali da cui non si sono mai schermati. Lo scenario è quello di una palestra di Reggio Emilia, la Polisportiva Galileo, poi diventata anche circolo ARCI. Il presidente del circolo benedice questo concerto dicendo a Zamboni “chi suona al Galileo diventa famoso”, e tra incredulità e scetticismo davanti a una dichiarazione così potente, matura dentro l’idea che non era comunque questo il punto.
“La massima aspirazione dei CCCP è fare musica da ballo, in posti sfigati come Reggio Emilia, non a Berlino non a New York non a Londra. Ci soddisfa tanto la danza delle idee quanto quella dei corpi”, aprono così nell’83 l’omonima CCCP, le idee di irriverenza, multiculturalismo, sperimentazione e filosofia erano già chiare, racchiuse tutte in una frase che nell’immediato strappa un sorriso, ma poi apre la porta a mille domande e altrettanti pensieri. La storia dietro questo concerto, e di come sarà possibile per noi ascoltarne - oltre che i brani inediti - i suoni e i rumori a distanza di 40 anni, ha del mitologico, nascendo infatti quasi come una leggenda. Tutto inizia da una registrazione ritrovata, un vecchio nastro magnetico non più funzionante, inutilizzabile, perso, smagnetizzato senza speranza, così decretavano a Milano degli esperti specializzati in masterizzazioni. Cercando una seconda opinione, il nastro ha però trovato terreno fertile, sbocciando come non solo un imperdibile documento dell’epoca, ma anche come un’ottima registrazione dei CCCP - Fedeli alla Linea mai ascoltati prima, con la batteria di Zeo Giudici e gli arrangiamenti originali. Quello stesso nastro, come un Graal, si trova alla mostra dedicata Felicitazioni!, ormai prorogata al 10 marzo. Dal punto di vista tecnico in questo disco ci sono gli echi delle passioni primarie, a detta di Fatur, anche se non faceva ancora parte del gruppo; sono forti le influenze del punk tedesco, così come è possibile avere sentori di Rolling Stones, tra ventate di Ramones. Questo non è un disco, ma la registrazione di un concerto. Questo disco è un concerto, il concerto; è la fase gestazionale che racchiude dentro di sé il codice di un fenomeno musicale e sociale che sintetizza nord, est, ovest. Da avere.