Basta il crollo di un pilone nel cantiere Esselunga vicino Firenze per scatenare una reazione a catena: il terzo solaio più elevato cede, finisce sul secondo che, a sua volta finisce sul primo. In quella parte delle macerie, infatti, si cercano i dispersi. Sono tre i morti accertati, tre i feriti, di cui due in codice rosso e uno in codice giallo. Rimangono due, invece, gli operai dispersi. Altri morti sul lavoro che si aggiungono a una lista troppo lunga, dato che l’Osservatorio di Bologna sui morti sul lavoro ne ha contati 1467 solo nel 2023. La domanda di rito: di chi è la colpa? Esselunga è da qualche tempo al centro di racconti, giochi di potere e soldi, tanti soldi, come racconta Giuseppe Caprotti nel suo libro Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana (Feltrinelli). Una storia che parte da lontano, dagli anni Cinquanta, e che coinvolge Nelson Rockfeller e ricchi Milanesi. Le prime parole sul crollo di Firenze le ha spese Marco Carletti, segretario Fillea Cgil: “Sembrerebbe che non tutti i lavoratori avessero ricevuto la formazione necessaria per svolgere gli incarichi”. Ecco il punto e come si configurerebbero le possibili responsabilità.
Cos’è Esselunga: una storia di potere
Qui Finanza riassume brevemente la storia del brand di supermercati: fondata nel 1957 da Bernardo Caprotti con il sostegno di Nelson Rockfeller, viene registrata sotto il nome di Supermarkets Italia S.p.a, la prima catena italiana di supermercati. Il milione di lire di capitale viene sottoscritto dall’Ibec (International Basic Economy Corporation) (51%), i fratelli Bernardo e Guido Caprotti (18%), Mario e Vittorio Crespi (16,5%), proprietari, tra l’altro, del Corriere della Sera, Marco Brunelli (10,3%), la principessa Laetitia Boncompagni (3%) e Franco Bertolini (1,2%). Passarono le difficoltà degli anni Sessanta e Settanta con l’inflazione e si arriva agli anni Novanta, con le iconiche campagne marketing di Armando Testa. Un impero che riesce a superare gli alti e i bassi e che oggi è ancora ai vertici del mercato. Questi i numeri riportati da Qui Finanza: “Esselunga gestisce circa l’8,7% delle vendite in supermercati e ipermercati italiani con 185 store in Italia guidati dalla figlia di Bernardo, Marina Caprotti. I punti vendita sono presenti nelle regioni Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Lazio: 25mila i dipendenti, con un impegno economico di circa 10 milioni di euro e un importante piano assunzioni. Determinante anche l’approdo all’online: oggi nel settore della vendita online Esselunga è il primo sito italiano di vendita online di prodotti fisici. 5,7 milioni i clienti, 40mila in più solo a inizio 2022”.
La guida di Marina Caprotti
Difficile il rapporto tra Bernardo Caprotti, il patron di Esselunga, e i figli, specialmente Giuseppe, che nel suo libro Le ossa dei Caprotti parla di come abbia subito diffamazioni e pressioni psicologiche per cedere la parte del tesoro che gli spettava. Il 30% delle quote, infatti, apparteneva a lui e la sorella Violetta, nati dal secondo matrimonio di Bernardo. Ruolo di presidente esecutivo, invece, nel 2020 passa a Marina Caprotti, già vicepresidente dal 2017, che acquista le quote dai fratelli e diventa proprietaria della società insieme alla madre Giuliana Albera. Dal 2021, poi, Marina è anche alla guida dell’operatività, dopo l’uscita di Sami Kahale dal ruolo di ad. Ancora Qui Finanza sui risultati economici della presidente: “Esselunga ha chiuso il 2022 con ricavi stabili, pari a 4,3 miliardi di euro, in sostanziale pareggio con un -0,2% rispetto al primo semestre 2021, anno record di crescita post pandemia, con un margine operativo lordo pari a 214,6 milioni, in contrazione rispetto ai 427,1 milioni di un anno fa”. Nonostante la flessione, però, Esselunga è stabilmente tra gli esercizi migliori in Italia.
Il crollo di Firenze
Come sottolineato dalla stessa Caprotti, i lavori erano stati affidati a un’impresa terza in appalto ma, come emerso dalle prime parole del segretario Fillea Cgil Marco Carletti, pare che i lavoratori sul posto non fossero sufficientemente preparati: “Sembrerebbe che alcuni degli operai coinvolti fossero assunti con il contratto da metalmeccanici”. Un ambito, quindi, lontano dall’effettivo svolgimento delle operazioni. In effetti, l’accordo cono i sindacati raggiunto a ottobre del 2023, dopo una lunga serie di scioperi, prevedeva che “per le attività che rimarranno in appalto, la garanzia di applicazione della contrattazione collettiva nazionale e territoriale il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso alle attività oggetto dell’appalto, che veda come parti firmatarie le federazioni sindacali facenti capo a Cgil, Cisl, Uil”. In questo caso, dunque, l’oggetto dell’attività è edile, non relativa all’ambito metalmeccanico. Questo, sempre secondo Carletti, configurerebbe già un primo motivo di illecito. Altre garanzie relative a sicurezza e affidabilità restano da verificare, ma in molti già puntano il dito sulle catene di subappalto, che livellano verso il basso compensi e qualità del lavoro. Su questo punto, ha parlato il segretario Cgil Maurizio Landini: “Quella di Firenze è una tragedia inaccettabile che si ripete dentro la logica del subappalto e degli appalti al massimo ribasso”. Peraltro, nel giugno 2023, la procura aveva già sequestrato preventivamente 48 milioni di euro per frode fiscale. Secondo l’Unione sindacale di base, i soldi sarebbero “legati alle attività di sfruttamento dei lavoratori in appalto nel settore della logistica”.
Non bastano le ambiguità legate alle relazioni tra i membri della famiglia Caprotti, tra l’altro più volte rivisti e corretti, date le tre edizioni di La falce e il carrello, scritto da Bernardo Caprotti, che ripercorre le vicende di Esselunga. Non bastano le indagini per evasione fiscale. Ora c’è anche il crollo di un cantiere. Ci sono 3 morti, 3 feriti e due persone disperse. Se davvero le responsabilità sono dei vertici e riguardano certe modalità di concessione degli appalti, la storia di Esselunga rischia di oscurarsi con nuove e pesanti ombre.