“Mattarella non è il mio presidente”: sono queste le parole pronunciate da un carabiniere nei confronti di un'anziana signora, durante la manifestazione pro-Palestina che si è tenuta a Milano. Il carabiniere ora è stato trasferito e la procura di Milano ha aperto un fascicolo. Su questa e altre questioni, abbiamo intervistato Carlo Calenda, leader di Azione: “Io non credo che tutte le cose debbano essere risolte con il Codice penale. Credo, piuttosto, che ci voglia un provvedimento disciplinare che lo licenzi”. Gli abbiamo chiesto che cosa ne pensi del trattamento che sta ricevendo Ilaria Salis, l’insegnante di trentanove anni detenuta in Ungheria da circa un anno in condizioni disumane. L’accusa è di aver aggredito due estremisti di destra nella capitale ungherese: “Le scene che abbiamo visto non sono da Europa, ma da paese sudamericano degli anni Settanta. L’Ungheria si conferma un posto che si sta allontanando dall’Europa, oltre che essere al servizio di Putin, per cui bisogna intervenire durissimamente”. Poi Maurizio Landini, che l’ha querelato, il caso Stellantis e il sit-in di Elly Schlein per contestare la Rai: “Non li faccio più da quando ho 14 anni”.
Senatore Carlo Calenda, come giudica l’episodio del carabiniere che ha detto di non riconoscere il Presidente della Repubblica Mattarella come suo presidente?
È uno che ha detto una caz*ata e va cacciato. È una persona che ha detto una cosa che è inaccettabile. Questa persona poi si è scusata ma, secondo me, purtroppo, è un qualcosa che non si può accettare, perché il Presidente della Repubblica è anche il capo delle forze armate. I carabinieri sono militari, per cui lui non può dire una cosa del genere. Deve andare a casa.
A MOW il quirinalista Marzio Breda, come ipotesi di reato, ha parlato dell’articolo 278 del Codice penale.
Io non credo che tutte le cose debbano essere risolte con il Codice penale. Credo, piuttosto, che ci voglia un provvedimento disciplinare che lo licenzi, perché non puoi dire in pubblico, soprattutto a un cittadino italiano che ti interroga, che non è il tuo presidente della Repubblica. Dopodiché la storia si chiude e passiamo ad altro, perché noi discutiamo sempre di fatti di cronaca, ma mai di cose sostanziali. Per cui io do meno importanza a questo fatto, perché lo ritengo un imbecille che ha detto una stupidaggine grave, perché è un membro delle forze armate, e l'unica soluzione è che vada a casa conseguentemente a quello che ha detto.
Secondo lei servirebbe un intervento del ministro Guido Crosetto?
Secondo me sì, ma anche del capo dei carabinieri, senza andare subito a scomodare il ministro.
Una vicenda importante è quella che riguarda Ilaria Salis, detenuta in condizioni pessime in Ungheria. Lei cosa ne pensa?
Sto seguendo la vicenda e penso che le scene che abbiamo visto non sono scene da Europa, ma da paese sudamericano degli anni Settanta. L’Ungheria si conferma un posto che si sta allontanando dall’Europa, oltre che essere al servizio di Putin, per cui bisogna intervenire durissimamente. Questo perché non possono essere trattate così le persone, tantomeno se sono cittadini italiani, ma anche l'Unione europea deve intervenire.
Noi come Italia come ci stiamo muovendo?
Quello che so è che è stato chiamato l'ambasciatore ungherese per delle spiegazioni, e questa è una prassi diplomatica che si fa. Dopodiché la protesta deve essere fatta a livello governativo. La mia impressione è che quel trattamento che abbiamo visto sia una cosa normale per l'Ungheria, ed è la ragione per cui l’Ungheria andrebbe accompagnata alle porte dell'Unione europea e lasciata andare per conto suo.
Eppure, viene considerato un nostro paese amico. Tanto amico non sembra, però.
Io non l'ho mai considerato un paese amico. Non lo è nei fatti, perché tutte le volte che c'è un interesse italiano vota contro: dalla questione del bilancio, alla questione della Russia, fino ad arrivare a quella dei migranti. Paese amico di chi? Sarà Viktor Orban amico di Giorgia Meloni, ma gli interessi nazionali sono confliggenti.
Voi come Azione farete qualcosa per Ilaria Salis?
Noi possiamo fare veramente molto poco, perché questa è un'iniziativa che deve essere presa da governo a governo. Non è una cosa che si sta svolgendo in Italia. Quello che possiamo fare e che abbiamo fatto, sia con il responsabile giustizia, sia con un mio intervento, è quello di mantenere l’attenzione molto alta. Non abbiamo il margine di manovra per far accadere qualcosa In Ungheria.
Parlando di servizio pubblico: Elly Schlein farà un sit-in davanti la Rai il 7 di febbraio. Lei come si pone di fronte a questa iniziativa?
Io ho detto alla Schlein una cosa molto chiara: se vogliamo fare un'iniziativa insieme, in cui si presenta una riforma della Rai, per cui la Rai viene resa finalmente indipendente, mandata sotto una fondazione i cui componenti siano nominati dal presidente della Repubblica e viene abolita la commissione di Vigilanza Rai, che è solo un modo attraverso cui i parlamentari cercano di interferire con la gestione della Rai, io sono d'accordo. Se è solo un sit-in io non li faccio più da quando ho 14 anni.
Ma non è strano che sempre quando c'è la destra al governo vengano fuori questi problemi?
Beh, certo. Io l'ho scritto anche in un libro. Il problema ce lo si pone solo quando non si è al governo. La lottizzazione c’è stata da tutte le parti. Quando io facevo il Ministro dello Sviluppo Economico (nel 2016 ndr), non andavo particolarmente d'accordo con il presidente del consiglio dell'epoca (Matteo Renzi ndr), tanto per cambiare, e la Rai mi spiegò che non poteva mettere notizie relative alla mia attività di ministro al telegiornale. È sempre stata usata così, ma è un problema per la Rai. Va detto comunque che est modus in rebus, perché dire “diamo mille euro a tutti gli anziani”, cosa non vera, quando si vota l'otto e il nove giugno, è un qualcosa senza precedenti.
Come finirà con Maurizio Landini che ha sporto querela contro di lei?
Ho proposto a Landini tante volte un confronto sulla questione di Stellantis, ma lui ha preferito la querela. Quando uno querela, perde. Io nella mia vita non ho mai querelato nessuno, ma lo affronterò con grande piacere in tribunale, rinunciando a ogni protezione che mi deriva dalla carica. Questo perché la questione della compiacenza dimostrata dal sindacato nei confronti di Stellantis è una grande questione nazionale.