Continua a ridere Ilaria. Che in faccia ai potenti questo bisogna fare: ridere. Finalmente le immagini di Ilaria Salis e di come viene trattata dalla giustizia ungherese sono sulle prime pagine di tutti i quotidiani, sugli schermi dei tg, occupano i feed dei nostri social. Lei legata mani e piedi, tenuta al guinzaglio, che entra nell'aula per la prima udienza del suo processo e nonostante questo ride. Ride che ti vien voglia di abbracciarla. Ride anche se da quasi un anno è rinchiusa in un carcere di Budapest e vive in condizioni disumane tra i topi, le cimici, mangiando mer*a, tutto questo in un Paese di quell'Unione Europea che tra poco ci chiede di andare alle elezioni. Ma con che credibilità, se poi vediamo queste immagini mentre è incapace di intervenire. Ride, Ilaria, anche se rischia fino a 24 anni di galera per un'accusa che per il momento non ha prove né indizi: i due estremisti di destra che avrebbe picchiato e che hanno riportato solo 5 e 8 giorni di prognosi non l'hanno nemmeno denunciata.
Ride anche se in Italia c'è ancora chi si ostina a dire che doveva stare a casa, che non doveva andarci in Ungheria a protestare mentre i nazisti di tutta Europa si ritrovavano lì, come ogni anno, per celebrare la resistenza contro l'Armata Rossa: poteva stare a casa Ilaria, sì, ma se quella gente è stata sconfitta ieri, è sconfitta oggi e sarà sconfitta domani è solo perché ci sono state, ci sono e ci saranno tante altre Ilaria che a casa hanno scelto di non restarci. Mettetevelo bene in testa. Qui siamo davanti a una donna di 39 anni su cui non è mai stata prodotta alcuna prova di colpevolezza, detenuta in un regime di parziale isolamento, su cui pesano due aggravanti incongruenti: di aver attentato alla vita di persone che hanno riportato solo dei graffi e di far parte di una banda tedesca che è stata sciolta anni fa. Capite l'assurdità?
Qui stiamo parlando di un governo che dice "prima gli italiani" ma se una sua cittadina è rinchiusa in condizioni disumane in un paese europeo, con un premier alleato, non fa niente per un anno. Qui stiamo parlando di un ambasciatore italiano in Ungheria che dal 7 febbraio 2023 non ha mai trovato il tempo fino a oggi di incontrare il padre di Ilaria, Roberto, che sta lottando con dignità e umiltà e che ieri ha dichiarato: "Finalmente tra un party e l'altro ha deciso di ricevermi". Capite, la superficialità? Qui non è una questione di essere di destra o di sinistra, non è questione di ideologia, è questione di riportarla in Italia per rivendicare i principi più basilari ed essenziali del diritto. Se non capiamo questo è perché ormai ci hanno obnubilato il cervello. Se non riusciamo a capire questo probabilmente ormai ci possono davvero privare di tutto senza che ci sia da parte nostra una reale, continua, concreta ribellione.
Lo so, non siamo più abituati a considerare che ci possano essere delle reali proteste: ci siamo addormentati, ci hanno addormentato, guardiamo con sospetto e fastidio chi lo fa, quelli di Ultima Generazione, gli agricoltori. Chi protesta annoia. Sono notizie per riempire i vuoti prima del prossimo trend. E così non sappiamo più distinguere quando è il caso di indignarci davvero e quando no. Parliamoci chiaro: è più grave il caso di Ilaria Salis o una recensione fake su Tripadvisor? Quindi c'è un motivo più profondo che ci obbliga a tenere alta l'attenzione su Ilaria e questa palese ingiustizia; c'è un motivo più profondo che mi porta a empatizzare con questa donna che ride, ride in faccia a tutto ciò, ed è che ci siamo talmente assuefatti a vivere con la testa bassa su uno smartphone che non ci siamo accorti che la testa bassa oramai ce l'abbiamo sempre. E questo, come non ci è andato bene una volta non ci dovrebbe andare bene mai.