La cronaca nasconde quai sempre temi più duraturi nel tempo. E il pregio del giornalismo è mostrarli. La questione sul luogo in cui Jannik Sinner, uno dei tennisti più forti della storia italiana, dovrebbe pagare le tasse unisce svariati problemi di ordine morale che spesso non vengono adeguatamente distinti tra loro. Così si finisce per credere sia giusto pretendere da un “figlio della Patria” un “risarcimento” per l’investimento fatto, se fallito, o una “ricompensa”, nel caso di successo. Così se si sostiene, economicamente e non, uno sportivo come Jannik Sinner, non sarà sufficiente che questo sportivo possa portare lustro al Paese, sarà necessario che, per diventare un simbolo, faccia il suo dovere di buon cittadino, zitto e ossequioso nei confronti del Leviatano. Aldo Cazzulo, nel suo ultimo pezzo dedicato a questo tema, scrive così: “Non sono in discussione la sua impresa sportiva, né il suo eccezionale talento, che ci rincuora e ci dà speranza. Trovo invece discutibili sia la tempesta di melassa dei politici — nessuno escluso — sui social, sia certi titoli: «Il volto migliore del nostro Paese», «orgoglio italiano», «i grandi valori», «il suo esempio aiuta la società»… Perché se la valutazione non è sportiva, ma morale, allora il fatto che il nuovo portabandiera dello sport italiano abbia la residenza fiscale a Montecarlo, e quindi non contribuisca alla sanità, alla scuola, alla sicurezza, alle molte esigenze della comunità nazionale che rappresenta, dovrebbe farci dubitare non tanto di Sinner, quanto di noi stessi. Un popolo che in fondo si disprezza”. In altre parole, il “buon italiano” diventa senza passare dai dovuti nodi logici il “buon contribuente”. Il buon pagatore di tasse. Per essere buoni italiani si devono pagare le tasse in Italia, cioè si devono fare due cose considerate buone, pagare le tasse e pagarle nel “tuo” Paese.
Due premesse che si scontrano con la realtà e contro ogni evidenza. E che, anche se non si scontrassero, dovrebbero essere prima giustificate e non date per buone così, perché piacciono al Corriere. La seconda è facilmente accantonabile. Pagare le tasse in Italia o altrove è una questione che dipende direttamente dalla prima premessa. Solo se pagare le tasse si dimostra giusto allora si può passare al secondo punto. Ma ne siamo sicuri? Chi sostiene che pagare le tasse, in una certa misura, sia giusto, incontra un primo ostacolo quando pensa alla pressione fiscale in Italia, quasi del 48%. E si domanda: perché pagare delle tasse così alte? Questa obiezione però è contingente, debole e poco persuasiva. Basta avere idee leggermente più spostate verso il nord Europa o a sinistra per pensare che sia giusto pagare tanto allo Stato. Il vero argomento di senso comune contro le tasse lo potremmo chiamare “il dilemma dell’abbonamento forzato”. Se fossimo costretti a pagare un abbonamento che non vogliamo (o a dare un po’ del cibo che abbiamo in casa a tutte le famiglie del nostro condominio) come definiremmo tale obbligo? Un’estorsione. Se le tasse non sono giuste cade tutta la costruzione dell’uomo probo proposta da Cazzullo. Questo argomento è così forte da scagionare gli evasori fiscali, considerati i veri mostri della società italiana. Pensate quanto sarà efficace per quel che riguarda Sinner. Non solo Sinner moralmente dovrebbe poter non pagare le tasse, ma può ragionevolmente, se costretto a pagarle, scegliere dove pagarle. Senza contare che Sinner vive da quando aveva quattordici anni a Montecarlo e dal 2020 ha spostato lì la sua residenza anagrafica. In altre parole, il fatto che sia diventato un simbolo italiano dovrebbe essere considerato una manna dal cielo, un regalo non dovuto, qualcosa di cui essere contenti dal momento che dà indirettamente lustro al tennis in Italia.
Aldo Cazzulo crede davvero che le scuole “disastrate”, “i carabinieri [che] rischiano la vita per 1.500 euro al mese” e le condizioni “in un reparto di oncologia infantile, di malati terminali, o di qualsiasi ospedale” siano quelle che sono per colpa di chi non paga le tasse o le paga altrove? Ci dice: fatevi un giro in questo posto o in quest’altro. Ma perché non farsi, invece, un giro nei palazzi del potere? Così da scoprire che sono popolati da persone normali, con interessi personali, che evidentemente hanno usato le enormi risorse già disponibili (al di là di chi evade e di chi paga le tasse altrove) in modo sbagliato, poco intelligente e irrazionale? La colpa è dell’amico che non dà i soldi a chi non sa spenderli o di chi li spende per altro e non per le cose che ti aspetteresti di vedere? E, a questo punto, se la realtà dimostra che l’amico non sa spendere o non vuole spendere correttamente quei soldi, la colpa non è forse anche un po’ di chi continua a spingere i propri compagni a pagare? Di Sinner si è parlato poco, perché al di là della cronaca quello che poi resta è il tema duro da digerire: il potere. Immaginare che Sinner sia più o meno un italiano virtuoso in base a un mucchio di scartoffie e ad alcune procedure di esazione delle tasse è qualcosa di distopico e annichilisce l’uomo fino a rendere un mucchio di numeri utili all’apparato Stato.