Fare i conti in tasca a Jannik Sinner non è peccato, e non è nemmeno un modo per mettere il naso nel portafogli altrui perché il prize money, cioè i guadagni ottenuti complessivamente in carriera dalla partecipazione ai vari tornei, si trova direttamente sul sito dell’Atp, ed è così per ogni tennista appartenente al circuito. Sponsor, partnership e sfruttamento dell’immagine non sono contemplati, chiaramente, ma fosse così per tutti, e qui non si parla solamente degli sportivi, sarebbe un mondo probabilmente insopportabile, ma magari il Fisco avrebbe vita un po’ più facile.
Ora, perché si parla del fisco in un articolo dedicato a Jannik Sinner? Risposta semplice semplice, perché oggi che non gli si può contestare nulla a livello agonistico – ma qualcuno tornerà a farlo, forse neppure troppo in là nel tempo – c’è sempre un ditino alzato, ed quello di chi, volendo evidenziare un distinguo sul suo nuovo ruolo di fidanzato d’Italia (lui che era un “Caso Nazionale”…), mette sul piatto una verità chiara e netta, ovvero che Sinner non è residente in Italia ma a Montecarlo, Principato di Monaco, ormai dal 2020.
Già, perché il sottotesto è quello canonico: il Principato di Monaco è un meraviglioso riparo fiscale per ricchi e ricchissimi, un vero e proprio paradiso per individui e società che possono permetterselo, e va da sé che se le tasse di Sinner, in questo modo, non finiscano nella fiscalità generale italiana e nei servizi che essa finanzia. Tutto vero, tutto giusto, ma anche tutto piuttosto moralistico, dal momento che la residenza del numero 4 del tennis mondiale a Montecarlo non è fittizia, ma reale. In un’intervista dello scorso novembre al Corriere della Sera, lo stesso Sinner spiegava la decisione con una ragione puramente agonistica: “È una scelta professionale, null’altro. A Montecarlo giochi all’aperto tutto l’anno, ci sono tutti i top player, i campi sono sempre a disposizione: sembra un Master 1000. Con chi giocherei in Italia? E io devo pensare ad allenarmi nel modo migliore, sennò non progredisco”. In effetti nel Principato hanno la loro residenze, fra gli altri, anche il suo grande amico Hurkacz, Djokovic, Medvedev, Tsitsipas, Wawrinka e diversi altri dei top player internazionali, compresi gli italiani Berrettini (che vi ha anche aperto una società) e Musetti.
Insomma: Sinner a Montecarlo ci vive sul serio, ed essendo la pratica lecita c’è poco da discutere. Secondo le statistiche, la popolazione del Principato è passata da circa 25 mila residenti negli anni Settanta a quasi 40 mila nel 2022, e chiaramente si tratta di persone ben più che benestanti, considerando che per chiedere la residenza e i benefici annessi è necessario avere nel Principato un conto in banca con almeno 500 mila euro depositati, avere la fedina penale pulita, avere a disposizione una casa e abitarla con continuità. Esattamente quello che accade a Sinner e a diversi altri sportivi.
Il punto è proprio lì: viverci per davvero, onde evitare le accuse di residenza fraudolenta. Max Biaggi risiede a Montecarlo dal 1992, Loris Capirossi dal 1994, ed entrambi erano stati accusati di non vivere lì ma di avervi posto la residenza appunto per evadere il fisco italiano, ma ambedue hanno vinto poi in sede giudiziaria, dimostrando il contrario. Intendiamoci: ciò non significa affatto che più di qualcuno ci provi, magari mal consigliato (il caso di Valentino Rossi e della residenza fittizia a Londra, inizio anni Duemila, con tanto di video autodifensivo – il suo unico grande errore di comunicazione in carriera – è in questo senso esemplare: la procedura di “accertamento con adesione” con l’Agenzia delle Entrate gli costò 35 milioni), ma nemmeno che ci sia del marcio ovunque.
Poi è vero che il Fisco italiano ci rimette, perché se alcuni grandi contribuenti se ne vanno lo Stato inevitabilmente ci perde, ed è vero anche che la particolarità del regime fiscale monegasco (dove per esempio i francesi pagherebbero tasse sul reddito a differenza degli altri cittadini, e infatti il loro paradiso lo trovano in Svizzera) è più che discutibile, erode risorse a diversi Paesi e ciò fa piuttosto schifo, ma sino a quando non sarà vietato e non esisterà una fiscalità uniforme, chi potrà la residenza nel Principato la prenderà. E i tennisti d’élite, più di tanti altri sportivi o imprenditori, possono giustificare la scelta esattamente come ha fatto Sinner perché, al di là di tutto, che Montecarlo sia una sorta di Disneyland del tennis mondiale – per il clima, le strutture e le facce che si incontrano – è, semplicemente, vero.