Fiat scappa dall’Italia, Romano Prodi ha un’idea ben chiara, e forse anche una soluzione… Se John Elkann da una parte deve gestire difficoltose faccende familiari (e un’indagine della Guardia di Finanza), dall’altra invece deve parare i colpi che la politica italiana lancia nei confronti del Gruppo Stellantis, di cui egli ricopre la carica di presidente. Nelle ultime settimane il Governo Meloni ha alzato la voce per criticare l’operato del colosso automobilistico, puntando il dito verso lo stesso Elkann e il Ceo portoghese Carlos Tavares, riguardo la presunta questione della de-industrializzazione che porta a morire gli stabilimenti italiani ex Fiat, ricordiamo che la storica fabbrica di Mirafiori rimarrà in cassaintegrazione fino ad aprile (nonostante le tante promesse) e a spostare la produzione fuori dai confini italiani. Ma chi crede che si tratti di una battaglia esclusiva alla destra si sbaglia, e di grosso anche. Il primo criticare Stellantis, infatti, fu Carlo Calenda, segretario di Azione, mentre adesso a spendere parole al veleno è anche Romano Prodi, che da tempo ha a cuore la questione automobilistica italiana; da quando, cioè, era Presidente del Consiglio. In veste di editorialista del quotidiano romano Il Messaggero, l’ex premier ha parlato della “progressiva estinzione dell’industria automobilistica italiana”. Una situazione completamente degenerata a seguito della morte di Sergio Marchionne, il quale, scrive Prodi, “era cosciente e ha più volte resa esplicita la tesi che i nostri impianti fossero arretrati e sovradimensionati e che, quindi, fosse necessario ridurne la capacità produttiva, limitando gli investimenti, la ricerca e la produzione dei nuovi modelli”. Con l’arrivo di Stellantis (nel 2021), “la Fiat, risanata finanziariamente, anche se marginale dal punto di vista produttivo, ha potuto offrire agli azionisti una sicura protezione del proprio capitale nella nuova impresa sotto totale comando francese. La strategia del Ceo di Stellantis - continua Prodi - è estremamente chiara: ridurre drasticamente i costi moltiplicando gli investimenti e le capacità produttive verso i paesi a basso costo del lavoro, come Serbia e Marocco”. Via dall’Italia, dunque, ma non dalla Francia, dove, si legge sempre nell’articolo pubblicato su Il Messaggero, è stata trasferita “ogni funzione direttiva, dalla ricerca al marketing, dalla logistica alla finanza fino alla progettazione delle nuove auto elettriche [...] così come è sempre più francese la composizione dei quadri direttivi di medio ed alto livello”. In poche parole, sottolinea Prodi, “non dobbiamo stupirci se, dopo più di un secolo, la Fiat non è nemmeno leader nel ristretto mercato italiano”.
Ma l’analisi di Prodi passa anche sulla presunta fabbrica Stellantis da costruire in Italia nel 2026, ma solo se, specifica, “la capacità produttiva delle altre due (una francese e l'altra tedesca, ndr) non sarà sufficiente”, sugli incentivi, su una possibile partecipazione dello Stato italiano nell’azionariato di Stellantis, questa “vuota di ogni prospettiva concreta”, e sulla presunta unione del Gruppo con la francese Renault. Le prospettive sono cupe, ma Prodi sembra avere una soluzione. “Il primo passo - scrive l’ex capo del Governo - è in una politica di rafforzamento e concentrazione della componentistica stessa, dove esprimiamo grande eccellenza [...] Del tutto naturale - continua - è inoltre il rafforzamento delle produzioni di alta gamma, il cui mercato è in continua crescita nel mondo e nel quale il made in Italy fa premio su ogni altra origine”. Più facile a dirsi che a farsi: “Più complicata è la possibilità di partecipare al grande processo di riorganizzazione mondiale in corso per attrarre altre case produttrici di auto elettriche o, comunque, di nuova tecnologia. [...] Nella riorganizzazione in corso - nella visione di Prodi -, sarebbe certo più facile attrarre nuovi protagonisti se si potesse disporre di un brand come Maserati o Alfa Romeo (come aveva proposto anche Maurizio Belpietro, ndr), marchi che non sembrano trovare un posto adeguato nella strategia di Stellantis. Questo è tuttavia - conclude lapidario Prodi - solo un sogno”.
“È difficile - scrive Prodi su Il Messaggero - immaginare avere in Italia le fabbriche cinesi che stanno correndo verso altri lidi europei”, dunque, l’unica soluzione possibile secondo l’ex leader de L’Ulivo, sarebbe quella di costruire “una squadra di esperti capace di presentare nella loro giusta luce le risorse tecniche ed economiche del nostro paese”. Comunque sia, della questione Stellantis (o ex Fiat) Prodi ha parlato anche durante la trasmissione di La7 Piazzapulita, evidenziando agli occhi del conduttore Corrado Formigli una certa somiglianza di pensiero con la linea del Governo. Correggiamo - specifica Prodi - quando la Meloni ha detto questo, miseria, ha copiato il mio articolo di un anno e mezzo fa. Uguale. Perché la Fiat ha abbandonato l’Italia. E allora anche in questo caso bisogna dire la verità”. E poi continua: “Vediamo la politica seria della Fiat. Tutto quello che è quadro superiore, la logistica, la progettazione, il quadro ricerca, va tutto verso la Francia. Torino è svuotata. Gli stabilimenti vanno a un terzo della capacità produttiva. […] Sì, state portando verso […] paesi con basso salario, Marocco e Serbia le fabbriche, ma il cervello va tutto in Francia eh. Allora - conclude Prodi - se qui togliamo i muscoli o il cervello, mi dica cosa ci rimane”.