E se domani, e sottolineo se, all’improvviso aprendo gli occhi e riflettendo su quello che è accaduto nell’ultima sera di Sanremo ci accorgessimo che in realtà tutto ha un senso logico? Se questo sistema di votazione in verità ha una falla nel sistema e nella impostazione che rende perfettamente ininfluente il voto del pubblico da casa? Chi ci guadagna? Chi ci perde? Potrebbero esserci accordi che pur non essendo palesati sono comunque leggibili tra le righe di quanto accaduto? Sia ben inteso: sono solo supposizioni e non c’è nulla di provato e si tratta solo di ipotesi o da FantaSanremo. Non quello del gioco, quello della fantasia che si scatena nella mente umana quando assiste a una così strana vicenda. E dunque proviamo a fantasticare. Innanzitutto, mettiamo in fila i protagonisti di questa storia: una discografica che ha piazzato 4,5 candidati nei primi 5 posti a Sanremo. 4,5 poiché una è in distribuzione; una manager che gestisce il cantante più in hype nel pop italiano, che è stato l’ospite più atteso come co-conduttore, che ha dimostrato anche ottime doti di presentatore e conduttore; il presentatore/conduttore che in questo momento è il più papabile candidato a sostituire Amadeus alla conduzione della 75esima edizione del Festival, come anche spoilerato da Fabrizio Corona; una cantante che conduce un programma musicale/talent su Sky, programma che quest’anno è passato in gestione alla discografica di cui sopra; la cantante che ha un contratto di mera distribuzione con la etichetta di cui sopra; un personaggio con enorme esperienza e contatti nel mondo delle radio e che, guarda caso, ricopre il ruolo di vice presidente proprio nella discografica coinvolta in questa fantasiosa supposizione di cui vi sto scrivendo; un presentatore al quinto anno consecutivo di direzione artistica e conduzione del festival che sa già che non condurrà il festival il prossimo anno nonostante avesse annunciato che dopo questa 74 edizione si sarebbe seduto a parlare con Rai e che sembra poco interessato alle sorti del festival; la sala stampa, le radio e il pubblico. Ecco, questi sono i protagonisti e questa è la fantasy story che, in chiave romanzata, si potrebbe scrivere di questa 75esima edizione del Festival di Sanremo. Partiamo dal conduttore. Un personaggio cui vanno riconosciuti tanti meriti, in particolare quello di aver costruito le ultime tre edizioni della sua conduzione in una trasposizione sul palco di numeri: i numeri degli streaming e quelli dei social. Una selezione accurata che ha dato posto nella sezione big solo a coloro che, al netto della qualità dei brani, avessero maturato numeri importanti sulle piattaforme streaming e sulle piattaforme social. Una deroga solo intervenuta per qualche innesto fatto per artisti che avevano e hanno necessità di annunciare tour che puntualmente arrivano durante e alla fine del festival stesso. Grazie a questa strategia per la prima volta nella storia del festival un direttore artistico ha potuto sciorinare ovunque i Platini e gli Ori conseguiti dagli artisti che si sono esibiti sul palco assumendosene meriti e ricevendone medaglie e onorificenze. Chiaramente conseguiti risultati inimmaginabili anche in questa edizione ha puntato su artisti con numeri consolidati e che potevano accrescere gli ascolti di Sanremo grazie alla “chiamata alle armi”, e anche al voto, dei ragazzi che da anni sono avulsi a seguire la manifestazione canora da anni feudo di millenials, pochi, e boomer, tanti.
Mai strategia fu così azzeccata come quest’anno. E lo dimostra la quantità di ascolti e di voti da casa con percentuali che non si vedevano da anni o che addirittura non si erano mai visti. Il conduttore ha fatto gol. Un gol che però si è purtroppo trasformato in autorete nel momento in cui nella serata delle cover si accordino che il giovane pubblico che ha votato da casa ha nettamente, senza se e senza ma, determinato la vittoria di un artista campano chiamato a partecipare per i suoi eccellenti numeri e risultati ma che probabilmente nessuno aveva valutato potesse avere una massa così imponente come seguito. Una punta di iceberg ha trafitto la prua del Titanic iniziando creando una falla che bisognava chiudere con immediatezza. E qui gli altri protagonisti. La discografica, la manager, il vicepresidente, la sala stampa e le radio. La discografica di fatto già possiede la titolarità del contratto del vincitore della serata delle cover ma non possiede il contratto della seconda classificata: ne possiede attraverso una controllata solo il diritto di distribuzione. Ma averla in cast è tutt’altra roba. E si sa, averla come seconda classificata non è come averla come vincitrice. Stessa cosa vale per la manager che in conseguenza di ciò vede crescere il valore contrattuale della propina artista. E come potrebbe, e dico potrebbe sottolineato tre volte, intervenire nella scalata al primo posto per la serata successiva? Facile. Tutti abbiamo visto i video virali della reazione della sala stampa alla vittoria nella serata delle cover da parte dell’artista campano. Come non approfittare di tale malcontento negoziando, per esempio, interviste e concessioni di altro genere ai giornalisti da parte dei suoi principali talent (il cantante famoso e il presentatore scalpitante). Invero, intervenendo su giornalisti di un network tv sul quale la sua artista storica conduce un importante talent musicale italiano. Se fate caso nelle immagini della sala stampa noterete tra i seduti e poi esultanti due giovani con il logo sulla schiena proprio di quel network tv che manda in onda il talent musicale.
Ancora. Come cercare (seppure con un intervento più moderato) di coinvolgere il mondo delle radio nella votazione se non facendo intervenire il Negoziatore vicepresidente nella, diciamo così, indicazione di voto? E quindi il risultato della operazione Fantasy Sanremo ha procurato diversi effetti: la vittoria della artista meno votata dal pubblico; il prossimo (scommettiamo) contratto di cast e live con upgrade rispetto a quello annunciato per la propria assistita; l’acquisizione da parte della discografica della gestione della artista per la parte di discografia in barba alla mera distribuzione; l’hype generatosi attorno al vincitore annunciato, e poi sconfitto, che ha trasformato la delusione del suo pubblico in streaming a go go e in incremento del valore live e discografico. Insomma, tutto sempre a vantaggio di chi sa come si fa lobbying. Il pubblico? Beh, è l’ignaro e inconsapevole protagonista di un Festival che ha dimostrato che seguirlo e votare da casa non serve a nulla. Tutto quello che conta, è quello che contano sono chiusi tra le mura del teatro. Dalla sala stampa, la cui analisi dei video circolati attestano e confermano quanto siano potenti, ma direi anche maleducati e un filino nordisti, e soprattutto asserviti al potere di alcuni personaggi e di alcune discografiche (in questo momento storico forse di una sola). Alle radio che seppur in misura ridotta si sono prestate al “blocco” Campania. Al conduttore che, ottenuti i risultati in termini di ascolti non ha avuto alcun interesse alla vicenda essendo tra l’altro la conclusione di un percorso di cinque anni di successi. Al gestore della messaggistica che quest’anno ne ha guadagnati di soldi. Eccome. A proposito: qualcuno sa se parte di questi proventi finiscono in Rai o Rai Pubblicità? Per capire sé questa storia è una storia di fantasia occorrerà aspettare controlli a seguito di esposti ma soprattutto personalmente ritengo che non accadrà nulla ma il mio personale riscontro lo potrò ottenere, se ci arrivo, a Sanremo 2025. Quello che gli artisti e i ragazzi non capiscono è che alla fine tutto avviene sulla loro pelle e che non sono trattati come essere umani (seppure alla apparenza sembra che non sia così) ma come agrumi da cui spremere il succo e buttare via. Al massimo ogni cinque anni. Ad Maiora.