Geolier perde la finale di Sanremo nonostante oltre il 60% del televoto fosse a suo favore. Si è parlato di complotto, di televoto non funzionante, di raccomandazioni per Angelina Mango. Ma la verità qual è? La apprendiamo tramite le parole di un giornalista presente in sala stampa, Cesare Deserto, direttore di italianMadhouse, che, tramite un reel sul suo profilo Instagram, dice: “Ero presente nella sala stampa delle votazioni del Festival di Sanremo. Quello che è andato in scena per quanto riguarda le votazioni e Geolier è qualcosa di vergognoso. Intanto, la maggior parte delle persone che erano presenti in quella sala stampa non avevano un tesserino da giornalista. È vero che la sala stampa è composta da stampa, web e radio ma in una kermesse così importante un minimo di selezione sarebbe il caso di farla. Seconda cosa, tantissime persone non conoscevano Geolier e avevano una cultura musicale mediocre. Come si fa a non conoscere un cantante che nel 2023 si è classificato primo nella maggior parte delle classifiche italiane e ha venduto brani come nessun altro fino a quell'anno? È possibile? Una persona che può votare in questa kermesse canora può non conoscere Geolier? Secondo me no. Terza cosa: c'è stato un pregiudizio nei confronti di questo ragazzo per le sue origini napoletane. Ho sentito più di un collega, quando c'era la top five e bisognava scegliere, che diceva di non votare Irama e Annalisa, perché tutti sapevano che la sfida sarebbe stata tra Geolier e Annalisa. Dicevano di votare Angelina Mango e di non disperdere quel voto, altrimenti avrebbero avvantaggiato il napoletano. Questo l'ho visto con i miei occhi e l'ho sentito con le mie orecchie. La domanda che vi faccio: ma voi non vi vergognate un po’? Non vi vergognate di aver votato una persona non perché vi piacesse la canzone, non perché la apprezzate, ma solo per fare un dispetto a un napoletano? Ma che razza di persone siete? Mi auguro che la Rai, l'anno prossimo, per un concorso così importante, faccia una selezione maggiore. Scusaci Geolier. Mi dispiace che un ragazzo di ventitré anni sia stato fischiato e che delle persone abbiano abbandonato il palco. Ma sei l'orgoglio di un popolo, non dei napoletani, ma dell'Italia. Come hai detto tu non c'è la bandiera di Napoli o la bandiera di Milano, c'è il tricolore, perché noi siamo tutti quanti italiani”.
La testimonianza di questo giornalista fa riflettere non solo perché ha avuto il coraggio di raccontare e far emergere i fatti, ma perché ci pone davanti al concetto di meritocrazia e di competenza. Chi seleziona i giornalisti che possono o meno andare a Sanremo? Chi sceglie come quando e dove vengono fatte le domande? A che cosa serve il televoto se poi basta che dei giornalisti si riuniscano e affossino un potenziale vincitore? Come in tutte le cose, anche qui, il problema sta a monte. Quante altre volte sarà successo e magari parlarne non conveniva? Sono tutti interrogativi ai quali qualcuno dovrà rispondere, perché la responsabilità è prima di tutto personale e poi collettiva in una situazione del genere.