Sta succedendo qualcosa a Il Fatto Quotidiano? Ce lo chiediamo perché, in due differenti contesti, Marco Travaglio sul quotidiano che dirige e Selvaggia Lucarelli su Twitter-X sembrano, indirettamente, menarsele di santa ragione. Non è tanto che un direttore di un quotidiano e una sua firma di punta abbiano due punti di vista differenti su qualcosa: sono i paroloni belli forti usati. Certo, ognuno a difesa della propria tesi, ma, indirettamente contro la tesi opposta. La questione è quella del presunto razzismo contro Geolier, fischiato quando ha vinto la serata delle cover e quando risultava primo nella classifica parziale, con giornalisti che gli hanno chiesto se non si sentisse di avere “rubato” la vittoria (la giornalista, qui su MOW, si è detta pentita del termine usato) e altri che dalla sala stampa urlavano “togliete il voto alla Campania!”. Selvaggia Lucarelli ha parlato, esplicitamente, di “razzismo interiorizzato”, che è un insulto forse ancora più grave del razzismo “esteriorizzato”, perché a chi esteriorizza gli puoi dare del razzista, al razzista “interiorizzato” no, perché è ipocrita, subdolo, si maschera dietro ragionamenti complessi. Citiamo la frase intera che contiene l’insulto, così da non incorrere nell’accusa di avere “decontestualizzato” due parole. Scrive la Lucarelli: “Credo che ci sia un bel po’ di razzismo interiorizzato nei confronti di un pezzo di paese che non riconosciamo come reale, degno di essere supportato e rappresentato, capace di sostenere i suoi “eroi” con una partecipazione massiccia, che sa di competizione, orgoglio e riscatto, sa di quel campanilismo che è forza e debolezza”. Così come la Lucarelli, sono stati in molti a parlare e a scrivere di questo genere di razzismo contro Geolier, in buona sostanza del razzismo interiorizzato contro i “terroni”. Bene.
Come definisce Marco Travaglio questo punto di vista? “Cretinamente corretto”. Che è ancora peggio del cretinamente scorretto perché il “cretino corretto” si maschera anch’esso di buone intenzioni, santi propositi, ragionamenti complessi e cultura woke. Anche qui, citiamo l’intero passaggio contenente le due “paroline”: “L’ultima frontiera del cretinamente corretto è l’ondata di sdegno (a quando un intervento di Mattarella?) perché un cantante viene fischiato a Sanremo. L’idea che chi paga cifre astronomiche per un biglietto all’Ariston abbia il diritto di trovare brutta una canzone e fare ciò che si fa in tutto il mondo da quando esiste il teatro, cioè fischiare chi non piace e contestare chi lo premia, è ormai insopportabile. Hanno subìto fischi i più grandi registi, attori e cantanti della storia, ma il rapper Geolier no, lui non può: siccome è napoletano, chi non apprezza il suo brano (peraltro incomprensibile in mancanza di sottotitoli), è un fottuto razzista”. E anche qui, Marco Travaglio è in buona compagnia: sono stati in tanti a compiere questo tipo di ragionamento. Sintetizzando: per Selvaggia Lucarelli quelli che la pensano come Marco Travaglio sono “razzisti interiorizzati” e incapaci di riconoscere come reale un pezzo di paese; per Marco Travaglio quelli che la pensano come Selvaggia Lucarelli sono: “L’ultima frontiera del cretinamente corretto” che vogliono impedire la libera scelta di fischiare un cantante, stoppando loro il fischio con l’accusa di essere un “fottuto razzista”. Certo, possono non essersi letti a vicenda, sono liberissimi di pensarla diversamente e di esprimere la loro opinione, ma sono i toni usati, sullo stesso argomento, che fanno sorgere la domanda: ma a Il Fatto Quotidiano sta succedendo qualcosa?