Napoli e la napoletanità in generale stanno facendo discutere da prima ancora che il Festival cominciasse. Ora il Festival di Sanremo è finito ma non sono cessate le polemiche attorno alla kermesse italiana. Tra chi sostiene a prescindere Angelina Mango e chi la accusa di essere una raccomandata, tra polemiche sul televoto e teorie complottistiche secondo cui Geolier avrebbe dovuto vincere se non ci fosse stata qualche mano invisibile a impedirlo, torna al centro del dibattito la presunta importanza di sentirsi o meno napoletani, di un’identità tanto forte da fare acquistare consensi. Abbiamo chiesto a Pasquale Palma, comico napoletano del programma Mad in Italy di Rai2, di analizzare il fenomeno. Vi aspettereste mai un napoletano che critica Napoli? E invece.
È giusto che abbia vinto Angelina Mango?
Credo di sì, perché è un talento nuovo e una proposta anche legata al periodo storico in cui stiamo vivendo. Poi è ovvio che si è creato il corto circuito a cui abbiamo assistito in merito alla gara tra lei e Geolier. Ma non è che se uno dice che Angelina è brava sta togliendo qualcosa a Geolier.
Le ha dato fastidio da napoletano?
Sì un po’. Perché ho sentito qualcuno dire in questi giorni: “Geolier ti amo sei la mia vita, ma Angelina è stata brava”. Non ti devi scusare con nessuno se una cosa ti piace e non è detto che Geolier vada sostenuto perché napoletano. Secondo me Geolier è bravo non perché napoletano.
Ma a lei piace Geolier?
Il genere non mi fa impazzire e non lo seguo. Ma so che è bravo. Il discorso però non è più se sia bravo o meno, ma sembra che se un napoletano non l'ha votato gli si deve togliere la cittadinanza. Questo è un estremismo che non fa bene e siamo arrivati a un punto di esagerazione, perché il napoletano, nella sua indole, ed è una cosa bella, vuole sempre difendere e tifare per il proprio concittadino. Ma bisogna restare obiettivi. Attualmente sono in onda nel programma Mad in Italy su Rai2 e vesto i panni di Gaetano J Filangieri, un cittadino napoletano super tifoso della sua città fino al punto di osannare solo le cose belle e chiudere gli occhi su ciò che non va.
Ci dica allora obiettivamente cosa non le è piaciuto.
La serata delle cover. C’erano esibizioni molto più belle e canzoni molto più importanti. Ma questo non va a ledere la bravura di Geolier.
Mi sfugge il motivo per cui ci fosse Guè insieme a tre napoletani nella serata delle cover.
Per una questione di genere e non di territorialità. Avrà chiamato Guè perché per lui rappresentava il rap, Lucchè perché un altro napoletano e Gigi D’Alessio perché magari è per lui il napoletano a cui solitamente si fa riferimento.
Vede che stona allora Guè.
Non lo so ma è una mia interpretazione. Comunque quello è un genere molto particolare, che per esempio mia madre non segue. Vincere solo perché noi vogliamo che Geolier vinca è fuori luogo, e lo è stata molto più quella sera rispetto a ieri. Perché secondo me Angelina, nonché Alfa con Vecchioni, hanno fatto un omaggio alla musica italiana.
Quindi mi sta descrivendo il napoletano come un vero e proprio tifoso?
Ci sto riflettendo molto ultimamente, anche per dei miei progetti lavorativi, e il napoletano ha questa caratteristica di dover tifare, ma manca un po’ di obiettività.
Angelina Mango come mai gioca sulla napoletanità? Eppure, lei non è napoletana a differenza di Geolier.
Perché oramai fa hype essere napoletano o essere fan di Napoli. Ma non deve essere quello il fulcro.
Angelina rappresenta Napoli?
No, non è rappresentativa di Napoli. Il problema è che oggi va di moda essere napoletano. Vent'anni fa, quando Nino D'Angelo andava a Sanremo, non era così gradito, perché non faceva hype ai tempi. Nino D'Angelo andava a Sanremo e poi quando era ospite a Domenica In mi ricordo benissimo che mettevano i sottotitoli. Lì forse potevamo dire che l'avevano con i napoletani, ma oggi questo vittimismo io, che sono napoletano, non lo sopporto proprio. Semmai è il contrario, cioè Angelina Mango che, non essendo napoletana, fa la figa a fare Napoli.
E i fischi a Geolier?
Non è stato fischiato perché è napoletano, credo che sia stato fischiato perché il pubblico non riteneva giusta quella classifica. Ma è successo anche a tanti altri in passato. Forse il fatto che un ragazzo di ventitré anni ha tutto questo successo a qualcuno non fa piacere. Ma anche Ultimo è stato fischiato eppure non mi sembra che Roma abbia fatto una petizione o un delirio dicendo che Sanremo ce l’avesse con Roma. Perché dobbiamo vedere sempre un vittimismo? Non posso dire oggettivamente che la cover di Geolier era meno interessante di altri che hanno omaggiato la musica italiana? Pino Daniele non era bravo perché era napoletano, era bravo punto. Ma ci sono anche tanti napoletani che non sono bravi.
Ieri anche Tullio de Piscopo ha parlato di Pino Daniele. Ti sembra giusto che non gli sia stato fatto un omaggio?
Se tu come cantante ti autoproclamati bandiera di Napoli, allora è strano che non omaggi Pino Daniele. Ma esistono tante Napoli e tanti napoletani diversi. Per cui lo sbaglio sta a monte.
Ovvero?
Lo sbaglio sta o nell’artista in sé che si definisce bandiera napoletana o in un giornalista che lo definisce tale. Nessun artista potrà mai rappresentare tutta Napoli. Se vanno a Sanremo contemporaneamente sia Nino D'Angelo che Geolier sono già due Napoli diverse. In un’intervista Troisi, quando gli chiesero che Napoli volesse rappresentare, disse “io non voglio rappresentare nessuna Napoli. Voglio raccontare delle storie e poi Napoli c'è perché sono io che sono napoletano”. Ma lui non ha mai voluto ergersi a paladino napoletano. Forse è questo il grande sbaglio.
Saviano ha difeso a spada tratta Geolier. Che ne pensa?
Quando il punto di vista ha una tesi valida e ben raccontata allora lo posso capire. Ma in questo momento fa moda difendere il napoletano. Bisogna parlare anche di cose vere, altrimenti si arriva a non ascoltare la canzone di Geolier, ma a votarlo e basta in quanto napoletano. Quello che è accaduto ieri con il televoto è ovvio che è strano, ma non è la prima volta che succede, come è ovvio che Amadeus abbia chiamato Geolier. Lo ha chiamato perché sa che attira milioni di giovani che altrimenti non guarderebbero Sanremo. Detto ciò, non è stato l'unico della storia di Sanremo ad essere stato fischiato, ricordo Pupo o Emanuele Filiberto, eppure non ci fu nessuna insurrezione.
C’è chi si è trovato a disagio o non ha condiviso l’uso del dialetto napoletano al Festival di Sanremo. Come risponde?
Se viene proposto un pezzo in napoletano e il regolamento lo accetta, la colpa non è del cantante ma di chi ha permesso che avvenisse questa cosa.
E perché questa volta si è fatta un’eccezione?
Perché Geolier è seguitissimo. Ha un pubblico così vasto, ma non solo di napoletani. I suoi fan sono sparsi in tutta Italia. Per cui credo che il ragionamento di Amadeus sia stato “anche se creiamo una polemica, almeno ci assicuriamo un pubblico che altrimenti non guarderebbe Sanremo”. Questo succede spesso con delle cose che sono totalmente fuori contesto, ma chi le sceglie sa che funzionano.
Non tutti i dialetti però sono rappresentati a Sanremo.
Ma perché adesso il napoletano va di moda. Non è un caso che Sorrentino abbia girato il film È stata la mano di Dio a Napoli, che Mare fuori sia stata girata a Napoli. C’è un Rinascimento napoletano, che però non deve essere un alibi per dire che quando vinciamo siamo i migliori ma che quando perdiamo ce l'hanno con noi.
A lei l’sms di conferma dopo il voto è arrivato?
Il voto è segreto.
Dato che prima ha detto che tolgono la cittadinanza napoletana a chi non ha votato Geolier, prendo il suo silenzio come un assenso.
Non rispondo perché ho la cittadinanza e la vorrei mantenere. Lui poteva arrivare pure ultimo, è già famoso, fa tre date allo stadio Maradona, è già un ragazzo di successo. Non è come Rocco Hunt che quando andò a Sanremo era all'inizio di una carriera e quindi si voleva aiutare un ragazzo. Geolier in questo momento storico non ha bisogno di essere aiutato.
Un artista che le è piaciuto?
Gazzelle. Angelina è brava, ma ho sentito sette o otto canzoni che per me si somigliavano tra loro. Oramai è diventato più il Festival delle hit che il Festival della canzona. Annalisa, i The Kolors, sono hit radiofoniche. Mancava una canzone un po’ più classica come Diodato o Mengoni. Ho preferito quindi un Gazzelle, che va lì e fa una canzone umana. Mi ricordavano un po’ tutti Elodie e Lazza, perché oramai i giovani ascoltano quella musica lì. Ma quando poi salgono Vecchioni o Cocciante ti ricordi che esiste quella musica meravigliosa. Oramai è più il Festivalbar che il Festival di Sanremo.
Ha visto la reazione di ieri sera di Geolier una volta tornato a Napoli?
Mi è piaciuto molto il modo con il quale Geolier si è fatto scivolare addosso le critiche nella settimana sanremese. A parte le motivazioni è comunque brutto e sbagliato fischiare un artista, soprattutto se è un ragazzo di ventitré anni. Il dissenso è una cosa, l’educazione un’altra. Mi è piaciuto il suo non reagire da signore anche alle provocazioni in sala stampa. Ora se fa pure lui così aziona un po’ il match da stadio, cosa che odio. Questo è quello che non bisognerebbe fare.
Cosa si rischia di innescare?
Facendo così si creano delle fazioni di ultrà divisive che non fanno bene a nessuno. Napoletani contro resto del mondo. Una roba fuori dal tempo.
Quelle scene ricordavano molto Gomorra. Che messaggio ha voluto mandare? C’è la frase celebre della serie: “Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost”. C’è il rischio di emulazione?
Parafrasando Giorgio Gaber con Berlusconi dico: “Io non ho paura di Gomorra in sé, ho paura di Gomorra in me”. Quindi sì, il rischio c’è e, ti dico la verità, non mi riconosco nel napoletano della vendetta e della riscossa in questo modo. A volte i fatti e soprattutto l’arte non ha bisogno di riscatto. Si va valere nel momento in cui esiste. Il resto è fiction che ha anche stufato per me. l problema di alcuni scenari napoletani televisivi è che oltre la finzione diventano un punto di riferimento dell’animo. Lì si sbaglia secondo me. Del genere che fa Geolier la cosa che mi piace di meno è l’approccio, il mood, l’ostentazione, fosse anche l’ostentazione della ragione, della fame.
Questo cosa comporta?
Che non fa arrivare un bel messaggio di Napoli e dei napoletani e questo non mi piace. Sarò io un giovane boomer, ma mi piacciono altri punti di riferimento. Poi c’è pure gente che ama questa roba eh. Soprattutto fuori Napoli. E lì mi incazzo ancora di più.
Perché?
Sentire gente di Bologna dire che sono venuti a Napoli perché hanno visto Mare Fuori mi fa rabbrividire. Cioè sei venuta per vedere quello? Andiamo bene.