E così, dopo settimane di battibecchi con il Governo, dopo settimane di lamentele, di richieste, e di minacce, Carlos Tavares (amministratore delegato di Stellantis) e John Elkann (presidente) sembrano essere intenzionati ad aprire le porte dell’Italia al Dragone. In poche parole, la Cina potrebbe cominciare a produrre delle auto a basso costo nel nostro Paese, e proprio a Torino, baluardo della storia automobilistica italiana, e proprio a Mirafiori. A riportare la notizia è stato Libero Quotidiano, che ha ripreso quanto rivelato dal sito Automotive News Europe. Il Gruppo Stellantis, forte di una joint-venture con il produttore cinese Leapmotor, vorrebbe sopperire alla scarsa capacità produttiva dello stabilimento piemontese, ora in cassa integrazione, realizzando delle utilitarie low cost di firma cinese: “Il gruppo - scrive il giornalista Sandro Iacometti - starebbe valutando a possibilità di produrre nello stabilimento torinese fino a 150 mila auto elettriche a basso prezzo all’anno”.
Ricordiamo anche che Stellantis lo scorso anno ha rilevato il 21% della cinese Leapmotor per 1,6 miliardi di dollari, e che questo programma italo-franco-cinese potrebbe prendere il via a cavallo tra il 2026 e il 2027. A essere onesti, c’era d’aspettarselo; era solo una questione di tempo prima che il Dragone cominciasse ad allungare le mani sul settore automobilistico europeo; basti pensare che il colosso Byd, principale competitor di Tesla, sta per aprire uno stabilimento in Ungheria. D’altronde, il vecchio continente ha deciso (autonomamente) di legarsi mai e piedi con la transizione green, con una decisa, radicale e cieca transizione green, nonostante un mercato un mercato ancora non pronto (e la situazione di Mirafiori con la Fiat 500e ne è la conferma), decidendo di fatto di sottomettersi al potere cinese. La Cina, infatti, è il solo luogo al mondo dove vengono prodotte delle vetture elettriche a basso costo, oltre ad avere il monopolio sulle materie prime nella produzione di batterie. L’Europa, invece, non produce auto a basso costo, anzi a malapena le produce; ma soprattutto non le vende. Il mercato dell’elettrico stenta ancora a decollare, nonostante le mille imposizioni. Per l’Italia, dunque, l’invasione cinese sembra inevitabile. D’altronde, i produttori nostrani si trovano tutti sotto l’ala di Stellantis, a parte qualche piccolissima realtà. E poi c’è Dr, che comunque è più cinese che molisana. Altre soluzioni, per il momento, non ci sarebbero. Comunque sia, questo scenario aiuterebbe a salvare lo storico stabilimento di Torino, e quindi centinaia di posti di lavoro; ma per l’auto italiana il futuro è cupo. Cupissimo…