La royal family di Torino, nata dalle grandi imprese imprenditoriali di Giovanni Agnelli, e diventa iconica negli anni del boom con la figura di culto dell’avvocato Gianni, sta vivendo ormai da anni una tremenda spaccatura interna che rischia seriamente di infangare un cognome così importante. Tutto, come spesso accade in queste situazioni, è nato per un’eredità (che poi sono diventate due eredità) che ha reso ricchissimo qualcuno, e meno ricco altri. Nello specifico, l’assetto ereditario dell’Avvocato e di sua moglie Marella Caracciolo sarebbe andato ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra, mentre alla loro madre Margherita Agnelli sarebbero rimaste solamente le briciole, e forse nemmeno quelle. Nelle ultime settimane, con l’apertura di una nuova indagine, la questione è tornata a occupare le prime pagine di tutti i quotidiani italiani. Tra questi La Verità, giornale diretto da Maurizio Belpietro, che rivela anche un episodio che ha del tragicomico. A scriverne sono i giornalisti Gaspare Gorresio e Gigi Moncalvo: tutta colpa di una decina di Fiat Panda e di qualche trattore…
Bisogna, però, partire dal presupposto che la diatriba in casa Agnelli non è nata in questi giorni, nonostante la grande attenzione mediatica, ma che parte da molto lontano, e cioè dalla morte dell’Avvocato nel 2003. Inoltre, bisogna introdurre anche due nuove figure, quelle di Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, questi indicati da Margherita come i “principali gestori del patrimonio nascosto, i due più fidati consiglieri del padre”, come riportato da Gorresio e Moncalvo. I due nomi “spuntarono” fuori in un esposto di Margherita datato 19 novembre 2009. In quell’occasione la figlia di Gianni Agnelli ricostruì alcuni momenti chiave con protagonisti proprio Gabetti e Grande Stevens. “«Desidero affermare con chiarezza - le parole di Margherita Agnelli riportate da La Verità - che all’epoca dell’apertura della successione ero convinta che tanto il dottor Gabetti quanto l’avvocato Grande Stevens fossero perfettamente a conoscenza del patrimonio ‘complessivo’ di mio padre, compresi dunque patrimoni all’estero e/o donazioni fatte in vita»”. Il racconto di Margherita torna indietro al 1996, quando i due le comunicarono la donazione del 25% di Dicembre, la cassaforte di famiglia, fatta da Gianni a favore di John, quest’ultimo indicato come suo successore naturale.“«Allorché io (Margherita, ndr) mi rifiutai di firmare, Gabetti mi apostrofò: ‘Lei non è degna d’essere la figlia di Suo padre’ […] Ricordai - riporta La Verità – a Gabetti che non avevo ancora ricevuto la situazione ‘complessiva’ della successione: intervenne a quel punto Grande Stevens che, scodellandomi sul tavolo un foglio contenente i conti correnti e gli ulteriori pochi beni in Italia (una quindicina di Fiat Panda e Fiorini; 7 ciclomotori Piaggio e 3 trattori), mi disse solo: ‘Questo è il resto’»”.
Gorresio e Moncalvo, dunque, passano alla descrizione della ricchezza dell’Avvocato, riprendendo anche la lettura del memoriale di Gianluca Ferraro (oggi presidente della Juventus e indagato insieme a John Elkann) del 16 maggio 2003. “Il minuzioso elenco del memoriale Ferrero - scrivono i due giornalisti - parte da liquidità e titoli per un totale di 250.434.151 euro. Si parte dai fondi irrisori depositati presso la Deutsche Bank (177,36 euri) e la Popolare di Bergamo (16.605 euro) per arrivare ai 200 milioni di titoli presso la Simon, la fiduciaria di Grande Stevens […] Ferrero passa poi a esaminare gli altri beni. Le barche […] ma soprattutto si scopre nel dettaglio - continuano Gorresio e Moncalvo - il contenuto della lista «scodellata» da Grande Stevens: 12 Panda, una Fiat Palio, due Fiorino, tre Vespe 50, tre Sì e un Grillo della Piaggio, tre trattori e un rimorchio per trattori” dal valore complessivo di appena 20.000 euro (dato de La Verità). “Margherita - termina l’articolo a firma dei due giornalisti - avrebbe dovuto accontentarsi di questo. Magari sedotta dall’idea di farsi un giretto in trattore”.