In tutta la tremenda (e infinita) questione familiare nel grande gruppo (di parenti e colleghi) Agnelli-Elkann, dove da oltre vent’anni va avanti una sanguinosa battaglia madre-figli, con Margherita Agnelli che sforna esposti a tutto gas contro John Elkann per l’ambigua eredità dell’Avvocato e della consorte Marella Caracciolo, ci siamo dimenticati di un aspetto. Un aspetto piccolo, e forse insignificante, ma che in un articolo di Michele Masneri, questo pubblicato su Il Foglio, diventa principale: Margherita, causa seconde nozze con Serge de Pahlen, è a suo modo un po’ russa. “Zarina Margherita” la apostrofa Masneri, che, dopo aver accuratamente descritto l’annus horribilis delle dinastie reali, passando dai Windsor al funerale di Vittorio Emanuele, ritorna sul tema che nelle ultime settimane ha visto impegnati tutti i principali quotidiani italiani, e non solo, l’odissea giudiziaria “della vera famiglia regnante in Italia: gli Agnelli”; ma questa volta offrendo un twist distopico a tutta questa assurda, quanto grave, situazione. Una situazione che non vede soltanto lo scontro (con avvocati) tra madre e figli, perché nel quadretto sono inclusi anche Lapo e Ginevra Elkann, ma anche la Dicembre, la holding di famiglia, e forse anche il Gruppo Stellantis. E così Masneri ci fa immaginare un futuro alternativo: “Margherita - scrive su Il Foglio - vince tutte le cause, salta l’asse proprietario, e lei si prende la maggioranza di Stellantis, e col suo conte russo, il marito Serge de Pahlen nostalgico dello zar e molto amico di Putin, belli e spietati come il conte di Montecristo tornano in Italia in pompa magna (e si stabiliscono a CityLife, al posto dei Ferragnez)”.
Uno scenario, per quanto irrealizzabile possa essere, che nel racconto del giornalista ha conseguenze su tutto il mondo politico, editoriale e automobilistico dell’Italia. “Nel frattempo - continua la visione distopica di Masneri - Putin invade l’Europa e Trump vince le elezioni […] l’Italia è protettorato di Mosca, esce dall’euro e aderisce al rublo”. Via, quindi, ha una successione di conseguenze di stampo sovietico: “de Pahlen si legge sul quotidiano viene fatto vice zar, la Stellantis riapre immediatamente lo stabilimento di Togliattigrad e si mette a sfornare a tutta calara la Zhiguli, l’indimenticata berlina dalla nomenklatura sovietica”. Intanto, continua Masneri, “fioccano gli ordini dalla Cina e dall’India, viene eletta auto dell’anno in Corea del nord”, un dettaglio che forse vuole sottolineare l’appena nata amicizia tra Putin e Kim Jong Un, tutto merito di una limousine. Comunque sia, tornando al racconto distopico, sul piano politico “Giuseppe Conte accetta di guidare un governo di larghe intese rossobruno […] Salvini per scarso rendimento putiniano viene mandato in Siberia, ma poi graziato se la cava con un confino a Forte dei Marmi […] Tavares va al confino invece a Capri. La polizia ha ordine di manganellare un po’ meno, Repubblica e Gedi vengono immediatamente inglobate in Russia Today […] mentre Gigi Moncalvo è nominato ministro della Cultura”. Infine, “il film di Ginevra Elkann - continua Masneri - viene ritirato dai cinema che danno ininterrottamente ‘La corazzata Potemkin’ nella nuova versione che de Pahlen fa girare ex novo […] - dove - sono tenuti a partecipare tutti i parenti Agnelli come comparse, e proprio John Elkann deve ripete infinite volte la parte del bambino nella carrozzella (al Lingotto)”. Insomma, una visione certamente distopica, e a tratti anche fantozziana, che difficilmente diventerà realtà; eppure una piccola, minuscola, possibilità potrebbe esserci...