Che per Stellantis questo non sia il momento migliore non è una grossa novità, complice un mercato, quello dell’auto, che stenta a ripartire, e le continue discussioni con il governo; ma i problemi adesso non riguardano soltanto l’Italia. Da Torino, e tutte le altre sedi italiane, agli Stati Uniti d’America, dove, secondo quanto riportato dal Domani per il colosso automobilistico italofrancese è “allarme rosso”. La grande questione riguarda la “pesante flessione delle vendite”, per cui i lavoratori americani chiedono risposte ai vertici e minacciano uno sciopero nazionale. Proprio per questo motivo Carlos Tavares, amministratore delegato del Gruppo, è volato negli Usa dove ad attenderlo c’era già John Elkann, il presidente: “Una missione più che mai delicata – commenta il quotidiano italiano – per i due manager di vertice, chiamati a rassicurare i dipendenti ma anche gli investitori, con un piano d’emergenza che risollevi le sorti della multinazionale dell’auto nel mercato statunitense”. Nello specifico, in terra americana, riporta ora affariitaliani.it, “il mercato […] tradizionalmente la gallina dalle uova d’oro, sta crollando sotto il peso delle scorte accumulate e delle vendite in picchiata: -18% nel primo semestre del 2024, con un conseguente tracollo dell’utile operativo del 40% e un tonfo in borsa che ha superato il 40% dai massimi di marzo”. In tutto questo marasma gli operai e gli investitori chiedono un confronto con Tavares, ma lui non si fa vedere; e intanto Ferrari…
Già, “la tensione è alle stelle – si legge ancora sul sito economico –. Mentre Tavares era Detroit, duecento membri del sindacato United Auto Workers (Uaw) lo aspettavano fuori dallo stabilimento di Sterling Heights, pronti a chiedere risposte. Ma il Ceo non si è fatto vedere. È rimasto – riporta affariitaliani.it – negli uffici insieme a Elkann, lasciando il sindacato sul piede di guerra”. Questi, infine, adesso minacciano lo scoppio di uno sciopero nazionale, ma Stellantis deve fare i conti anche con un’altra questione. Rimanendo sempre negli Usa, infatti, “la promessa (del Gruppo, ndr) di investire un miliardo e mezzo di dollari per riaprire lo stabilimento di Belvidere, in Illinois, destinato alla produzione di veicoli elettrici, è ora in bilico, con Stellantis che frena, scoraggiata dalla lenta crescita del mercato dei veicoli elettrici”. Sulla questione l’Uaw ha dichiarato che “questa azienda – come riportato dal Domani – ha assunto degli obblighi verso i lavoratori del settore auto di Stellantis con il nostro contratto sindacale, e intendiamo farli rispettare integralmente”. Un caso che ricorda qualcosa. Sì, perché si sorvola l’oceano, e si arriva in Italia, ma la situazione non cambia. Il ritorno dalle ferie per i dipendenti dello stabilimento Stellantis di Pomigliano, infatti, è stato amarissimo, visto che, come svelato dal Fatto quotidiano, sono stati annunciati “cinque giorni di cassa integrazione a settembre. Una nuova riduzione del lavoro e degli stipendi”; tuonano i sindacati, anche qui, con i metalmeccanici della Cgil che puntano il dito contro la gestione. Inoltre, ad Atessa è stata prolungata la cassa integrazione e “il calo produttivo ha già indotto […] a sospendere il turno notturno fino a nuove comunicazioni, con un impatto sugli stipendi”. Una situazione che ha ripercussioni sull’intero indotto. E ci sono discussioni anche sulla Gigafactory di Termoli, a cui sarebbero destinati ben 369 milioni di euro del Pnrr, su cui il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha posto un ultimatum, affermando che con un eventuale passo indietro del Gruppo italofrancese “le risorse del Pnrr saranno destinate ad altri”, anche perché, ha aggiunto, “non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non mantiene gli impegni”. Ma menomale che per John Elkann esiste anche la Ferrari, che sembra non avere alcun problema e continua a sfrecciare sul mercato aumentando le vendite. Dalle supercar alla barca a vela, secondo quanto riportato da Milano Finanza, tra il nipote dell’Avvocato e Giovanni Soldini, skipper del Cavallino, è arrivata la separazione societaria “dopo che a inizio anno Maserati ha deciso consensualmente di ritirare il nome al trimarano ‘Maserati Multi70’, di proprietà del Ceo di Exor e presidente di Stellantis”, e subito dopo l’addio al Tridente, Soldini si è “reimbarcato con Elkann perché guiderà una nuova avventura velica questa volta targata – per l’appunto – Ferrari”. Inoltre, si continua a leggere sul sito finanziario, qualche settimana fa Carlo Re, presidente della Lol srl (controllata da Elkann), ha venduto alla Mira srl dello skipper italiano il 19% di Orca srl, “a lungo affittuaria del trimarano”. Insomma, “a fronte di un capitale di venti mila euro il prezzo della vendita della quota è stato di cento mila euro, subito liquidato. Il bilancio 2023 di Lol si è chiuso con un profitto di soli 67 mila euro […] – mentre – La Orca, di cui Soldini è presidente, nel 2023 ha perso 124 mila euro su 1,4 milioni di ricavi da sponsorizzazioni”.