«Ma quale gaffe. La verità è che le dichiarazioni di Ursula von der Leyen sui morti ucraini hanno indispettito il governo di Kiev, e questo è normale, dato che nessun Paese in guerra rivela certi dati, ma soprattutto i circoli europei. Ci si accorge che si tratta di un’avventura sanguinosa, che non è una passeggiata. Se uno guarda la contemporanea dichiarazione del Cancelliere tedesco Scholz, che afferma di essersi reso conto che la Russia non è in in grado di vincere sul campo di battaglia, sembra un generale stonato, se non suonato. Cosa vuol dire, che l’Ucraina o l’Europa sono in grado di vincere? Le guerre hanno i loro costi, in questo caso 100 mila ucraini, che è una stima più che verosimile». È il commento per noi l’ex inviato di guerra Toni Capuozzo, le stime che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha reso pubbliche in un video diffuso su Twitter questa settimana. Video che è poi stato cancellato e ricaricato sui social senza la frase sui morti che ha fatto arrabbiare non solo il presidente ucraino Zelenesky, ma anche le cancellerie europee, furiose con la presidente von der Leyen per un dato che, evidentemente, non avrebbe dovuto rivelare al pubblico e che squarcia così un velo di propaganda e di ipocrisia, come se l’esercito ucraino non avesse registrato ingenti perdite in questi nove mesi di guerra. Come se non bisognasse tenerne conto.
Fanno eco alle dichiarazioni, espresse nei giorni scorsi, dal capo di stato maggiore statunitense Mark Milley, il quale ha ribadito, con una buona dose di realismo militare, che «le possibilità che l’Ucraina possa sconfiggere sul campo i russi non sono molto alte». Una frase che ha gelato gli zelanti opinionisti nostrani con l’elmetto in testa. «Sono dichiarazioni di un tecnico» osserva Capuozzo in merito alle affermazioni di Milley. «Innanzitutto entriamo in un periodo metereologico che rende difficile ogni grosso movimento sul campo. Siamo in una situazione di sostanziale equilibrio sul terreno, a cui si aggiunge il fatto che l’Ucraina deve fare i conti con alcune grosse difficoltà sul piano dell’approvvigionamento energetico. Noi pensiamo solo al riscaldamento delle case e all’illuminazione, ma ha un suo peso anche sulla produzione bellica e sulla logistica, e su tutto quello che sta dietro la macchina militare». In più, rimarca l’ex vicedirettore del Tg5, «è intuibile che i russi abbiano fortificato le posizioni nei territori che hanno preso e immaginare una loro fuga precipitosa ora è molto più difficile, anche in termini di risorse umane da parte dell’Ucraina. Certo, il continuo rifornire di armi dà delle chance in più a Kiev ma in definitiva l’elemento umano conta sempre moltissimo».
Siamo in una situazione di sostanziale stallo. «Solo attraversare il Dnepr per gli ucraini vuol dire mettere in conto delle perdite, in proporzione, simili allo sbarco di Dunkirk. Milley dice delle cose ovvie: credo che in guerra perdano sempre tutti, ma oggi è difficile dire che l’Ucraina sia in grado di vincere o che la Russia sia in procinto di perdere. Pensare una cosa del genere significherebbe impegnare direttamente la NATO, optando per un conflitto mondiale».
Durissimo il giudizio del noto reporter sulla decisione del Parlamento europeo di designare la Russia come stato «sponsor del terrorismo». «Sembrano le giurie fatte dai vecchi come me che votano la Miss e pretendono di capire tutto di un mondo che non è più il loro. È una decisione sciocca, chi ti dà l’autorità di definire un Paese terrorista?» afferma. Una mossa, quella dell’Ue, che rischia di sabotare dei possibili negoziarti: «Una volta che definisci uno stato terrorista, vuol dire che non tratti più con quest’ultimo. Significa scartare la possibilità di arrivare a una pace su base negoziale. Non si sono resi conto di quello che hanno fatto. Non si sono resi conto».