Carlo Calenda ha più successo come difensore della causa ucraina che come leader di un partito di centro e moderato. E la verve con cui in tv attacca gli interlocutori che dall’inizio del conflitto criticano l’Occidente (e in particolare Nato, Usa e Regno Unito) lo ha reso famoso persino all’estero. L’ultima lite con Jeffrey Sachs in una puntata di Piazzapulita, quando Calenda ha sostanzialmente accusato l’economista di essere un bugiardo, è diventata virale su X. Ora Calenda passa al livello successivo e decide di dimostrare definitivamente la sua totale dedizione alla causa ucraina tatuandosi il simbolo del tryzub, il tridente dei principati medievali della Rus’ di Kiev, vietato durante il periodo sovietico e riadottato solo nel 1992, con l’indipendenza dall’Urss.
Un simbolo che ha legami con il nazionalismo ucraino e che, insieme ai colori della bandiera e allo slogan “Slava ukraini!”, è diventato l’emblema della “resistenza ucraina” all’invasione russa. Sotto al post con la foto del tatuaggio, tuttavia, Calenda è stato molto criticato. Un utente ha scritto: “Sono molto vicino all’Ucraina ma così è un po’ troppo… i simboli hanno significati molto profondi e vanno lasciati ai legittimi proprietari”.
Un altro ha ironizzato: “A questo punto sto iniziando a rivalutare chi ha tatuato il nome dell’ex”. E un altro: “Ribadisco la domanda che feci tempo fa: Carlo ma quando eri piccolo un Russo ti ha rubato la fidanzatina?” C’è anche chi gli chiede la data in cui partirà per il fronte: “La brigata Parioli parte o resta sul divano a fare il tifo?” E a questo coro si aggiunge anche l’opinione dello scrittore Nicolai Lilin, che ha appena pubblicato per Piemme Putin atto secondo: Come lo zar si è ripreso la scena internazionale e a cui abbiamo chiesto un commento: “Calenda, se veramente vuole fare qualcosa per il suo amico Zelenskij, dovrebbe prendere le armi e andare in prima linea a combattere. Perché in Italia ha ormai infastidito tutti con la sua polemica degradante e la sua posizione filo-nazista”.
Secondo Lilin, infatti, lo tryzub sarebbe in realtà “un simbolo altrettanto negativo come la svastica nazista. I boia nazisti di Stephan Bandiera, fedele collaboratore di Hitler, che massacravano gli ebrei, bielorussi, russi, ucraini, moldavi, polacchi, ungheresi e slovacchi durante la Seconda Guerra Mondiale, usavano proprio questo simbolo per contraddistinguersi.” Il riferimento è al simbolo dell’Oun-B, la corrente estremista dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini guidata da Bandera, un cerchio rosso con all’interno una croce iscritta in un triangolo rovesciato e al centro proprio il tridente ucraino.
Lilin fa anche notare che il simbolo è stato utilizzato in un monumento inaugurato nel 2024 a Domostawa, in Polonia, il Memoriale alle vittime del genocidio nelle terre di confine orientali, che ricorda i massacri di polacchi in Volinia e Galizia orientale per mano dell’Upa, l’Esercito insurrezionale ucraino, l'ala militare dell'Oun-B guidato da Bandera, tra il 1943 e il 1945: “In effetti, nel monumento polacco alla memoria dei civili massacrati dagli ucronazisti durante il massacro di Volinia, è raffigurato un bambino polacco infilzato proprio su un tridente, come quello che si è tatuato il senatore Calenda”. Insomma, per Lilin, tutt’altro che un simbolo di pace.