Come si combatte la droga? Non con la repressione del dissenso o la marginalizzazione die giovani. Antonella Soldo, fondatrice di Meglio Legale e vicesegretaria di +Europa, porta avanti da tempo la sua battaglia. Serve un’informazione chiara, le statistiche vanno analizzate, gli esperti che operano sui territori devono essere coinvolti. Anche perché, ci ha detto nella nostra intervista, la guerra alla droga “ha creato delle spaccature nelle famiglie”, con i ragazzi che hanno paura a parlare con i genitori. Ha inoltre criticato molte delle scelte del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e di Matteo Salvini. Sulla cannabis industriale, poi, si è consumato un disastro. Soldo e Meglio Legale sono stati esclusi dalla conferenza sulle droghe che si teneva a Palazzo Chigi il 7 e l'8 novembre. Inoltre, lei e altre tre attiviste sono state bloccate dalle forze dell'ordine. Ma cos'è successo davvero?
Antonella Solda, avete ricevuto delle spiegazioni?
No, nulla di nulla. Generici problemi di sicurezza che mi sono stati riferiti da funzionari dell'ufficio stampa. Quando ho telefonato all'ufficio dell'ispettorato di Palazzo Chigi mi hanno detto che non potevano fornirmi informazioni al telefono e che mi avrebbero richiamato, cosa che non è avvenuta.
Invece nei confronti delle forze dell'ordine avete intenzione di andare per vie legali?
Ne stiamo parlando con i nostri avvocati. A me non interessa ingaggiare battaglia contro le forze dell'ordine, sia chiaro. La cosa che mi ha lasciata molto amareggiata è stata la consapevolezza che l’apparato fosse già pronto: i funzionari di Palazzo Chigi, l’ufficio stampa, la Digos. La Digos quando siamo andate via ci ha scortate per un chilometro, ci siamo sedute in un bar a prendere un caffè e loro ancora erano lì a controllarci. Io non me la prendo con loro, bensì con chi ha dato l'ordine di non tutelare la sicurezza, ma reprimere il dissenso. Non sono schedata, sono una persona che fa politica da vent'anni, che ha organizzato centinaia di manifestazioni, proposte di legge, sit-in, flash mob. In tutte queste iniziative non c'è mai stato uno scontro, un ferito o una violenza di qualsiasi tipo.
Già nelle scorse settimane, quando c’era stata una sequenza di manifestazioni pro Palestina e sciopri, era stato denunciato un eccesso nell’uso della forza.
Credo che il problema sia proprio la capacità di gestione dell'ordine pubblico. Noi per esempio avevamo indosso quei costumi, ma se tu mi stringi all'interno non mi fai respirare. E infatti mi è mancata l'aria. Potevano fare un cordone sotto la conferenza, invece hanno deciso di braccarci in maniera pericolosa. In quel momento ho un po' perso la calma, perché mi è sembrato assurdo quel dispiegamento. Cosa sarebbe successo se avessimo fatto una foto? Avremmo messo in pericolo le istituzioni? Eravamo davvero in quattro, oltretutto donne.
La repressione del dissenso fa parte anche del programma di guerra alla droga di cui voi più volte avete parlato?
Noi parliamo dei temi che hanno a che fare non solo con la vita delle persone, ma con la vita delle democrazie. Meglio Legale è accreditata all'Onu con status consultivo, ogni anno andiamo all'assemblea dell'agenzia Onu sulle droghe: chi la frequenta un po', come per esempio il sottosegretario alla Presidenza Mantovano, dovrebbe essersi reso conto che quando si va al voto ci sono da una parte Stati come la Russia, la Cina o i paesi arabi, i quali invocano pene durissime per reati di droga; dall'altro abbiamo l'Europa, gli Stati Uniti, alcuni paesi dell'America Latina, che invece cercano strade alternative. In Italia per tanto tempo è stato difficile far capire ai progressisti che parlare di droghe non vuol dire essere degli sciamannati, ma delle persone che dicono che questo fenomeno esiste e va affrontato.
Evitare l’argomento chiaramente non serve.
Noi oggi stiamo facendo gestire la cosa solamente alle mafie, mettiamo in pericolo i giovani lasciandoli in contatto con la criminalità organizzata e non siamo in grado di ridurre i rischi del consumo delle sostanze. Mantovano ha ripetuto più volte che il nemico numero uno è la cannabis, però dalle agenzie che riprendevano l’incontro ho letto che nei dati presentati veniva comunicata una riduzione del consumo di cannabis. Allora Mantovano come interpreta i suoi dati? Se dice che la cannabis rimane il nemico numero uno e poi i suoi dati dicono che c'è una riduzione non è un controsenso? In Italia da due anni a questa parte c'è un aumento di morti e trattamenti per crack. Che cosa sta facendo per questo? Niente. Dice di avere un piano sul fentanyl, che per fortuna in Italia non è un’emergenza, ma non sul crack.
Parlare di cannabis in quei termini cosa comporta?
Tra le persone che erano con noi fuori da Palazzo Chigi c’è una donna che si è vista arrivare la guardia di finanza per il sequestro della cannabis industriale, in seguito al decreto sicurezza. Coloro che come lei avevano puntato su settore da un giorno all'altro sono stati trattati come dei delinquenti. Nonostante avessero fatto investimenti, nonostante avessero preso fondi europei, nonostante avessero preso anche i ristori dopo il Covid, i fondi per la piccola imprenditoria, i fondi regionali per l'agricoltura. Abbiamo distrutto queste imprese.
L’assenza, dal punto di vista comunicativo, delle droghe pesanti quindi come si spiega?
Secondo me vengono ignorati i meccanismi delle dipendenze, ci sono troppi pregiudizi. Mantovano dice che il fentanyl in America è aumentato dopo la legalizzazione della cannabis, ma non è così: il fentanyl è stato inserito nella società americana da un lavoro capillare delle aziende farmaceutiche, che grazie a regolamentazioni poco stringenti hanno potuto diffondere una sostanza pericolosissima in un paese dove l'assistenza sanitaria non è garantita dallo Stato. In Italia il fentanyl si usa quando si fanno gli interventi chirurgici, ma di certo non è possibile acquistarlo così facilmente.
C’è poi la questione del thc nella cannabis.
Mantovano dice che la media principio attivo è del 30%. Non è vero, perché i dati del suo stesso dipartimento dicono che la media thc nel mercato nero in Italia è del 13%.
Su Meglio Legale avete sottolineato il poco approfondimento sull’alcol.
Il 50% dei giovani italiani ha dichiarato un'intossicazione da alcol, che ha vomitato o si è sentito male, almeno una volta nell'anno precedente. L'alcol da noi causa 90mila morti all'anno, più del fumo. È un cancro che però non viene curato. Ma attaccare l'alcol, per molti, significa attaccare la cultura italiana. Bisognerebbe fare un'informazione più responsabile sulle sostanze. Perché la conferenza sulle droghe è stata aperta da Papa Leone? Con tutto il rispetto per il Pontefice, perché è stato lui a parlare per primo su un tema così specifico?
La differenza tra sostanze stupefacenti e alcol per voi è inconsistente?
In altri paesi europei, per esempio in Scozia, dove c'è un grosso problema con l'alcol, il Dipartimento sulle droghe si chiama Dipartimento sull'alcol e le sostanze stupefacenti. Non vogliamo fare la guerra alle sostanze, ma il punto è: possiamo lasciare questo fenomeno in mano alla criminalità? Chi insegna ai ragazzi a utilizzare le sostanze in modo responsabile? Diciamo solo che è sbagliato, ma non è meglio spiegargli che se comprano la cannabis dallo spacciatore quella può avere il piombo, la lacca, la lana di vetro e altre cose pericolose?
In alcuni vostri interventi avete criticato il decreto Caivano.
Quel provvedimento ha riempito le carceri di minori, abbiamo raggiunto il record di detenzioni. Sono state introdotte alcune cose come il daspo dai luoghi pubblici, quindi anche la scuola, per i minori con denunce per spaccio. Così marginalizzi un giovane. E un'altra cosa voglio dirla sulle forze dell'ordine.
Cioè?
Il governo sta proponendo una sorta di scudo penale per le forze dell'ordine che vengono interessate da denunce per uso sproporzionato della forza. Parallelamente alcuni sindacati di polizia stanno denunciando il fatto che, ancora una volta, in questa manovra non ci saranno fondi per aumentare gli stipendi e le assunzioni. Quindi noi abbiamo forze dell'ordine con organico insufficiente, di età media alta e con stipendi bassi, ma con uno scudo legale.
Questo cosa ci dice?
Che stiamo creando dei corpi armati incattiviti, sottopagati, a cui invece di un giusto stipendio, una giusta retribuzione, dai lo sfogo dell'abuso della forza.
Le vostre osservazioni riguardano anche l’articolo 18 del decreto sicurezza.
Sono stati messo sotto il testo unico sia gli stupefacenti sia la canapa industriale, che droga non è. Tant'è vero che ora i tribunali si stanno trovando tutti a scagionare gli imprenditori che sono andati a processo, perché non ha efficacia drogante. Ricordiamo sempre che in Italia nel 2016 abbiamo avuto una legge, la 242, che cercava di incentivare lo sviluppo del settore della canapa industriale. Abbiamo spinto ragazzi e ragazze a investire, perché la media dell'età degli imprenditori della canapa industriale è 32 anni, per poi di fatto criminalizzarli. In Italia ci sono eccellenze che hanno vinto i bandi per la produzione della cannabis terapeutica, ma quella graduatoria è rimasta appesa e il ministero della Salute ha dato affidamento diretto a una multinazionale che si chiama Tirley Medical per l’importazione. Se tutto questo fosse accaduto a qualsiasi altra categoria di lavoratori ci sarebbero state mobilitazioni durissime. Pensiamo a ciò che succede ogni volta che si provano a toccare lobby come i tassisti o i balneari.
Nella relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze quali sono le statistiche che secondo voi erano assenti?
Intanto il numero di pagine è diminuito tantissimo, così come l’approfondimento sulle varie voci. Una cosa che manca è la statistica sugli incidenti stradali. La narrazione del governo fa pensare che sia la cannabis a causarli, e infatti hanno creato un'altra legge discutibile come il nuovo codice della strada di Salvini. Gli incidenti stradali in verità sono causati dalla velocità, e nello stesso codice della strada Salvini ha tolto i rilevatori dalle zone urbane ed è il primo nemico delle zone 30. L’altra causa principale è la distrazione al cellulare. Solo dopo vengono le sostanze stupefacenti, al primo posto c’è l'alcol, poi la cocaina. La cannabis incide sullo 0,6%. Perché fare una legge che toglie la patente a chi ha fumato tre giorni prima di mettersi alla guida? In seguito hanno detto che per i pazienti con delle prescrizioni ci sono delle eccezioni, ma nella legge non c'è scritto da nessuna parte, lo hanno inserito in un secondo momento nelle circolari. Il certificato medico, però, viene preso in considerazione sempre dopo che parte un procedimento. Noi stiamo seguendo un sacco di gente che ha la prescrizione medica regolare e che ha subito il ritiro della patente.
Del tema della riduzione del danno, invece?
Altro argomento che va trattato in modo non demagogico. In Italia abbiamo dimostrato con diversi studi scientifici, tra cui uno fatto da diverse organizzazioni in Piemonte, che molte persone che si rivolgevano ai servizi di riduzione del danno, quando scoprivano cos'era la sostanza che avevano acquistato al mercato nero, decidevano da soli di non consumarla più. La conoscenza, la consapevolezza, l'educazione alla libertà delle persone è l'unico modo di proteggere i giovani. A me dispiace moltissimo quando apro la casella di posta di Meglio Legale e trovo messaggi di ragazzi minorenni che si rivolgono a noi per chiedere aiuto, che non hanno detto niente ai genitori per paura. Questa guerra alla droga ha creato delle spaccature profonde anche dentro le famiglie.