Non è certo per sport che gli Stati Uniti hanno radunato un'ingente quantità di navi da guerra e persino una portaerei, la temibile Gerald Ford, arrivata in fretta e furia nei Caraibi dal Mar Mediterraneo, di fronte alle coste del Venezuela. C'è chi sostiene che gli Usa vogliano semplicemente fare pressione su Caracas affinché il presidente Nicolas Maduro lasci il suo incarico e si dimetta, e chi, invece, pensa che una simile mossa coincida con il segnale più evidente di un conflitto in arrivo. In altre parole potrebbe succedere che Donald Trump, dopo mesi di minacce e abbattimenti di imbarcazioni venezuelane con la scusa del narcotraffico, sia pronto a dichiarare guerra alla nazione venezuelana. Vecchi retaggi della Dottrina Monrea, reale esigenza di tenere a bada il traffico di sostanze stupefacenti, un tentativo disperato di compiacere l'industria della Difesa e i falchi – dopo i tentativi, andati a vuoto, di rovesciare i governi di Iran, Russia, Cina e Corea del Nord – oppure un modo per recuperare l'influenza in una regione, l'America Latina, spostatasi verso l'orbita cinese: qualunque sia la motivazione dietro l'aggressività Usa contro il Venezuela, non possiamo non collegare quanto sta accadendo con la terribile vicenda di Alberto Trentini. Stiamo parlando del cooperante italiano della Ong Humanity & Inclusion arrestato proprio in Venezuela, il 15 novembre 2024, mentre si recava da Caracas a Guasdualito per una missione umanitaria a favore delle persone con disabilità.
Il governo Meloni è stato in grado di risolvere diverse complicate emergenze di questo tipo. Ha riportato in Italia, per esempio, Cecilia Sala, giornalista italiana rilasciata dall'Iran e tornata a casa l'8 gennaio 2025, e Chico Forti, che dopo una lunga detenzione negli Stati Uniti è rientrato per terminare di scontare la pena in patria. E Trentini? Si trova nel carcere di El Rodeo I, vicino a Caracas, in condizioni definite preoccupanti dalla famiglia e dalle organizzazioni per i diritti umani, da ormai oltre un anno. Nonostante le pressioni del governo italiano e le misure cautelari disposte dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani, il Venezuela non ha ancora fornito spiegazioni chiare sulle accuse né garantito pieno accesso consolare, rendendo il caso un delicato nodo diplomatico tra Roma e Caracas. Ecco che il possibile conflitto tra Usa e Venezuela rischia di influire sull'intera vicenda. Già, perché se Trump dovesse in qualche modo rovesciare Maduro, allora sarebbe pressoché scontato immaginare la liberazione del povero Trentini. Prende forma un'ipotesi: il governo Meloni potrebbe non esser riuscito a risolvere la faccenda Trentini forse perché Caracas era impegnata su altri tavoli, avendo intravisto l'ombra di un possibile conflitto con gli Usa all'orizzonte. Tutto, in tal caso, avrebbe un senso compiuto.
Dicevamo della guerra tra Washington e Caracas. L'ipotesi non è affatto fantascientifica, anzi, l'indizio più evidente sta nelle numerose navi appostate di fronte al Paese latinoamericano. Come spiega l'Associated Press, la crescente presenza dell'esercito statunitense nei pressi del Venezuela - e i suoi 13 attacchi mortali contro presunte navi della droga di Maduro - hanno alimentato i timori che Trump possa tentare di rovesciare il presidente venezuelano, che negli Stati Uniti è accusato di narcoterrorismo. Il Segretario di Stato Marco Rubio insiste nel dire che gli Usa stanno prendendo parte a un'operazione antidroga. E continua a puntare il dito contro il governo di Maduro reo di aver partecipato al trasporto di stupefacenti. “Questo è un problema molto serio per l'emisfero, e molto destabilizzante. E deve essere affrontato”, ha tagliato corto Rubio. Dal canto suo, Maduro ha spiegato che l'amministrazione Trump sta organizzando una guerra contro di lui. Nei prossimi giorni, forse anche ore, c'è il rischio che possa esplodere un nuovo conflitto. Ecco perché l'intera vicenda deve essere seguita con attenzione: anche in relazione alla vicenda Trentini.