È ora che il Governo faccia qualcosa riguardo l’aumento dei prezzi dei carburanti. A dirlo non è solo il buon senso (considerando che, “grazie” alle accise statali, benzina e gasolio in Italia costano molto più della media europea), ma anche Roberto Di Vincenzo, presidente di Fegica Cisl, una delle tre grandi federazioni che rappresentano i gestori dei distributori.
“Se il caro bollette mette in ginocchio la produzione oltre le famiglie – è la posizione di Fegica – il caro carburanti (+13% in 6 mesi per Di Vincenzo, anche se gli autotrasportatori, con lo stop ai camion non così distante, hanno registrato un +30%, ndr) è in grado di produrre un ulteriore effetto domino sui prezzi alla distribuzione di ogni genere e, di conseguenza, sull’inflazione. Mettere sotto controllo i prezzi dei carburanti non è solo necessario, ma è possibile da subito”.
La proposta è quella di tornare temporaneamente (?) a come funzionavano le cose prima del 1991: “Il medesimo provvedimento governativo con cui si avviò la liberalizzazione dei prezzi dei carburanti prevede l’eventualità di un ritorno anche temporaneo al controllo «nel caso in cui si ravvisino comportamenti e manovre di natura speculativa» (delibera Cipe 30.7.1991, firmata dal Presidente Paolo Cirino Pomicino). Difficile mettere in dubbio che si tratti di una situazione di emergenza, prevalentemente in conseguenza di manovre speculative, se è vero, come è vero, che i prezzi alla pompa salgono per effetto di quotazioni internazionali virtuali, in previsione di ciò che potrebbe accadere in futuro. D’altra parte, fuori dalla ideologica retorica concorrenziale, appare evidente come da prezzi alla pompa fuori controllo al momento ci guadagnino per lo più quella miriade di soggetti che, proprio grazie all’assenza di regole, hanno fatto ingresso nel settore e hanno portato con sé il risultato, certificato dalle Procure della Repubblica, del 30% di carburanti clandestini e 12 miliardi di mancato gettito erariale”.