La fiction “Per Elisa – Il caso Claps” ha risvegliato l’opinione pubblica su una tragica vicenda che sembrava essere quasi dimenticata. Ma la voce di Elisa ora è la voce di tutti. Una risonanza che gli alti vertici ecclesiastici potentini non hanno accolto affatto bene, tanto che non si fermano le polemiche tra l'Arcidiocesi e la famiglia Claps, secondo cui ci sono responsabilità riconducibili alla chiesa che ancora non sono state riconosciute. Il corpo di Elisa è stato ritrovato nel 2010 nel sottotetto della Santissima Trinità, dopo diciassette anni dalla sua scomparsa. Viene da sé chiedersi come sia possibile avere un cadavere in casa propria per tutto questo tempo e non esserne a conoscenza. Le proteste hanno scavalcato i confini della città, tanto che l'arcivescovo Salvatore Ligorio ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, in cui ha detto la sua sul caso: “La chiesa di Potenza pubblicherà un dossier sulla vicenda Claps per aiutare la gente a capire. Ci saranno sentenze, documenti, allegati, per fare chiarezza sulle polemiche, dicerie e false notizie che si sono susseguite in questi anni. Siamo stati sempre disponibili alla collaborazione e i nostri sforzi sono stati sempre orientati nella ricerca della verità”.
Sui rapporti con la famiglia Claps: “Ci sono stati tanti incontri. Quando, però, eravamo sul punto di comprenderci Gildo Claps ha continuato ad essere incomprensibilmente diffidente. Loro vogliono le nostre scuse e ci chiedono di assumerci le responsabilità antecedente il fatto e dopo il fatto. Pensare che siamo complici per quello che è accaduto, mi sembra ingeneroso”. Lo stesso Gildo, fratello di Elisa, ci ha raccontato il comportamento che la chiesa di Potenza ha avuto nei confronti della sua famiglia per tutti questi anni: “Il clero di Potenza ha avuto un comportamento pessimo sotto ogni profilo. Qualcosa di davvero inqualificabile, mancanza totale di rispetto. Professano la carità cristiana ma il loro comportamento è lontanissimo da quei principi. Un’ostilità continua”. L'arcivescovo Salvatore Ligorio ha parlato anche di don Mimì Sabia, l'allora parroco della Santissima Trinità: “Non l’ho conosciuto. Ma da quello che ho compreso è che era una persona dal temperamento forte, vecchio stampo, come forse erano stati educati i sacerdoti della sua epoca i quali pensavano di essere custodi della propria comunità. Se fosse realmente venuto a conoscenza che nel sottotetto della Trinità ci fosse stato un cadavere appartenente in questo caso ad Elisa, non sarebbe sopravvissuto neanche un minuto. Non avrebbe retto alla paura. Gli hanno addebitato accuse improprie”. Ricordiamo che lo stesso don Mimì Sabia aveva raccontato di conoscere appena Danilo Restivo, l’assassino di Elisa. Circostanza smentita dallo stesso Restivo durante il processo. Non solo, venne fuori anche che Danilo era in possesso delle chiavi della chiesa, dove poteva girare liberamente. Quindi “accuse improprie” fino a un certo punto.
E sulla riapertura della Trinità al culto: “Sono rimasto basito. Molta di quella gente non era di Potenza. Esponenti di Libera con un megafono, aizzavano la folla. Non è stato dignitoso per loro, in quanto cattolici”. Una riapertura fatta in sordina, il 24 agosto scorso, in una città quasi deserta. Come si può riaprire una chiesa dove una ragazza è stata brutalmente uccisa, e il suo corpo lasciato lì per diciassette anni. Gildo Claps ha commentato le parole dell’arcivescovo: “Impossibile ricucire. La riconciliazione con la Curia di Potenza, e soprattutto con Ligorio, è impraticabile. Solo l'intervento del Santo Padre potrà aprire uno spiraglio di ragionevolezza per trovare una via d'uscita”.