Il nome di Francesca Immacolata Chaouqui è legato a doppio filo al Vaticano e al caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce il 22 giugno 1983. Nel 2013 ha assunto, per volontà di Papa Francesco, il ruolo di commissario della COSEA, la Commissione di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economiche e amministrative della Santa Sede. La Commissione andò avanti con i lavori solo fino al maggio 2014. Come mai? Fu accusata di essere uno dei “corvi” della seconda Vatileaks, condannata con pena sospesa per aver trafugato alcuni documenti riservati del Vaticano, e di aver avuto rapporti sessuali con monsignor Lucio Vallejo Balda. Ma cosa sa a proposito di Emanuela Orlandi? Qui tornano in ballo i famosi cinque fogli che proverebbero la pista inglese, e la misteriosa cassa contenente documenti su Emanuela che sarebbe nascosta nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Pietro Orlandi, recentemente, è tornato a parlare del coinvolgimento di Francesca Immacolata Chaouqui: “Mi auguro che adesso la chiamino In Commissione per capire se il suo discorso era vero o inattendibile”.
E ancora: “Chaouqui disse che era una cassa di legno, tra di loro la chiamavano la ‘cassa dei prosciutti', lei e monsignor Vallejo Balda”. Dopo giorni di silenzio, Francesca Immacolata Chaouqui ha detto la sua pubblicando un messaggio sul suo profilo Facebook: “Non ho nulla da aggiungere sulla vicenda di Emanuela Orlandi e Pietro Orlandi, che sento spesso, lo sa bene. Gliel'ho detto e ripetuto da anni. Durante COSEA monsignor Balda dichiarò delle cose, inscenò un furto di documenti da una cassaforte. Tutte cose spiegate nel mio libro “Nel nome di Pietro”. Anni dopo, la tomba che sosteneva di aver aperto fu aperta, e niente vi fu trovato. Parlai della cassa che avevo visto e fu cercata ovunque durante Vatileaks e mai trovata. Su Londra il Vaticano si è espresso, Balda interrogato ha negato tutto. Non so altro e non posso altro. I dettagli dei racconti di Balda coinvolgono altre cose che niente riguardano questa storia, e per questo essendo parte di un lavoro sotto segreto (pontificio ndr) quale COSEA non le ho rivelate e non intendo farlo. Se potessi fare qualsiasi cosa per Pietro e il suo dolore lo farei ma non so altro che questo, e quello che so è stato smentito, considerato oggetto di manipolazione. In audizione non ho niente da dire o avrei chiesto di essere ascoltata io in primis. Lasciatemi in pace se potete. Ne ho diritto anche io”. Verrà convocata in Commissione d’inchiesta?