Pietro Orlandi, insieme al suo avvocato Laura Sgrò, vorrebbero proporre a papa Francesco di dedicare una giornata del Giubileo 2025 alle persone scomparse. Pietro è il fratello di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce in un caldo pomeriggio d’inizio estate, il 22 giugno 1983. A più di quarantuno anni dalla scomparsa la famiglia di Emanuela non si arrende, continuando a pretendere a gran voce verità e giustizia. Cosa le è accaduto realmente? In questi anni non si contano nemmeno più le piste e i depistaggi. Quarantuno anni eppure sembra ancora ieri. Emanuela è rimasta prigioniera in quell’immagine che la ritrarrà sempre come una quindicenne, la ragazza con la fascetta nera. Eppure domani avrebbe compiuti cinquantasette anni. Un compleanno che cade durante l’anno santo, l’anno in cui gli occhi del mondo cattolico sono tutti puntati su Roma.
Un’iniziativa che, se approvata dal pontefice, potrebbe portare nuova speranza non solo per il ritrovamento di Emanuela, ma per tutte le persone scomparse, di cui magari nemmeno si parla. E Pietro, come sempre ricorda, “la voce di Emanuela è la voce di tutte le persone scomparse”. Al momento sono tre le indagini aperte per arrivare alla verità sul caso Orlandi: quella della Procura di Roma, quella in Vaticano e quella della Commissione bicamerale d'inchiesta. Per Pietro resta più che mai valida la pista inglese, ovvero che Emanuela possa essere stata portata a Londra immediatamente dopo la sua scomparsa: “Ci sono elementi nuovi sia in commissione che in Procura. Già il fatto che il funzionario della segreteria particolare di Spadolini nel 1983 (quello che ha parlato di un volo richiesto dal Vaticano per Londra) abbia accettato di essere ascoltato sia in commissione che in procura è una novità. Non è venuto a dirci cose che poi non ha confermato: ci ha messo la faccia". Ricordiamo l’appuntamento sabato 18 in piazza Cavour a Roma per ricordare Emanuela Orlandi in un sit-in organizzato dalla sua famiglia.