Nell’ultima puntata prima di Natale de Lo stato delle cose, Massimo Giletti torna a parlare del caso Emanuela Orlandi, sostanzialmente soffermandosi sulle stesse contraddizioni rilevate nei servizi precedenti, inerenti al caso di Natalina Orlandi, la sorella di Pietro e di Emanuela, che nel 1978 subì le avance di suo zio Mario Meneguzzi, tornato al centro della cosiddetta pista familiare. Anche stavolta nell’ultimo blocco della puntata Giletti risponde direttamente alle accuse di Pietro, che in varie sedi, anche incalzato dai giornalisti della Rai, risponde a proposito delle incongruenze nel racconto di Natalina, che nell’83, in un verbale ufficiale, dichiarò si essere stata terrorizzata dalle attenzioni dello zio, che durarono, dice, “alquanto”. Questa storia, come sottolinea Giletti, è stata pressoché tenuta nascosta fino al 2023, e proprio due anni fa, durante una conferenza stampa, Natalina Orlandi tornerà sull’argomento, ridimensionando in modo radicale quanto accaduto quarant’anni prima.
Il nome di Mario Meneguzzi, che al tempo lavorava al bar della Camera dei deputati, sembra sia stato presente nelle prime indagini intorno alla scomparsa di Emanuela: non solo per il suo impegno pubblico nel diffondere comunicati e lanciare la pista del rapimento, ma anche per via del suo interesse alla vicenda, un interessa che, riporta il giornalista Pino Nicotri nel suo ultimo libro, Emanuela Orlandi: il rapimento che non c’è, insospettì la prima figura che seguì le indagini su Emanuela, Margherita Gerunda. Giletti, coadiuvato proprio da Nicotri, ha ripercorso questa vicenda, tirando fuori anche la testimonianza di un agente della squadra mobile di Roma che al tempo dovette pedinare Mario Meneguzzi, verso cui si erano fatte, dice, delle ipotesi che avrebbero potuto collegarlo alla scomparsa della nipote. Ora sempre che la magistratura sia tornata a indagare su questo, ma la cosa non sta facendo piacere alla famiglia Orlandi, che è intervenuta in più occasione cercando di screditare il lavoro fatto da Giletti e, tra gli altri, da Nicotri.
Giletti interviene in diretta: “Io capisco anche la reazione dura, i comportamenti di un certo tipo nei miei confronti, ma io vado avanti per la mia strada, che non è solitaria, perché la pista familiare la sta seguendo anche la magistratura. Perché è proprio la magistratura che ha fatto di recente le perquisizioni nelle case dello zio di Emanuela Orlandi, è la magistratura che ha interrogato i Meneguzzi, i figli dello zio. Allora: se lo fa la magistratura, non lo può fare un giornalista?” Giletti manda anche in onda gli spezzoni in cui Orlandi, durante una conferenza, se la prende con una delle sue croniste e, chiaramente con lui, arrivando a insultarlo: “Chiedi a quel coglione di Giletti qual è il movente. Giletti può inventarsi qualunque cosa, ma è appurato che quella situazione non c’entra niente con il rapimento”. Su questo Giletti risponde con le carte: “Io non mi sono inventato nullo, altri si inventano le cose, anche piste false. Io sto ai verbali. E quel verbale è firmato da tua sorella, da Natalina. Era il 30 agosto 1983. E parte dal fatto che la fidanzata di Natalina aveva confidato al capitano Obinu dei carabinieri che lo zio molestava la sua fidanzata, che era la sorella”.
Ma Pietro, in questo scambio a distanza, rilancia con una supposizione pesante: “Queste uscite, come quella di Giletti, parliamoci chiaro, partono dal promotore di giustizia vaticano Diddi per creare confusione, per depistare. Giletti non era così, perché io l’ho conosciuto ed era una persona diversa. Lui si è lasciato usare, ha falsato tantissime cose”. E chiude: “Continuate a servire certi ambienti. Vabbè, giornalisti disonesti ci sono sempre stati”. E Giletti risponde: “Allora, potrei rispondere anche in modo duro, ma capisco lo stato emotivo di una persona che cerca da quarant’anni una verità. Però deficiente, pupazzo, falsario sono da denuncia per chi fa il lavoro come lo faccio io. Francamente, capisco tutto ma c’è un limite oltre il quale non si deve andare. Io continuo a fare il mio lavoro non perché me lo comanda qualcuno, ma perché penso che quella pista non sia stata approfondita”.