Mirella Gregori, una ragazza inghiottita dalla terra. È così che mamma Vittoria era solita riferirsi alla scomparsa di sua figlia Mirella, avvenuta in un sabato pomeriggio di primavera del 1983. Il 7 maggio di quell’anno per la famiglia Gregori cambia tutto, è l’inizio di un incubo che dura tutt’ora. Noi di MOW abbiamo partecipato alla presentazione del libro di Fabio Rossi (Mirella Gregori, la ragazza inghiottita dalla terra), che dopo anni di servizio nelle Forze dell’Ordine si è dedicato alla scrittura, riportando alla luce gli atti ingialliti dal tempo, conservati nella Procura di Roma, sul caso della sparizione della quindicenne romana. Ne emerge un’indagine che non ha mai decollato. Mirella, se non dalla sua famiglia, non è mai stata cercata davvero. Nicodemo Gentile, legale della famiglia Gregori e presidente dell’associazione Penelope, presente anche lui all'incontro la ricorda così: “Quasi un enigma minore, rispetto a tanti altri. Io la chiamo la scomparsa dimezzata. Mirella ha bisogno di appoggiarsi sempre a qualcosa per avere la sua luce. Un riverbero continuo”. Mirella dovrebbe tornare a brillare di luce propria. La speranza è che l’inchiesta sulla sua sparizione venga presto riaperta. Non solo Emanuela Orlandi, vanno cercate entrambe. Come ribadito anche da Fabio Rossi: “Quarant’anni sono tanti, ma gli elementi ci sono. Senza gettare Mirella nel calderone di Emanuela Orlandi, dove poi finirebbe in un caos. Ci sono almeno 3 o 4 punti che possono indurre un magistrato a riaprire le indagini".
Nel 1983 non c’era l’aiuto della tecnologia, niente social e nessuna telecamera. Che fine ha fatto a Mirella? L’unico appiglio le dichiarazioni delle persone che l’hanno vista negli ultimi momenti. Poi, come un fulmine a ciel sereno, arriva l’appello di papa Wojtyla durante l’Angelus, nell’agosto del 1983. Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, lo racconta così: “Ha invocato la liberazione sia per Mirella che Emanuela Orlandi. Per la mia famiglia è stata una cosa grandissima. Sentire pronunciare il nome di Mirella dal papa significava che si trattava di qualcosa più grande di noi. Non è bello sentirsi dire queste cose in televisione, sentirla nominare dal papa ci ha veramente devastato”. Magari i due casi non sono collegati, eppure la Chiesa torna sempre. La mamma di Mirella, nel 1985, durante una visita di Wojtyla nella parrocchia vicino casa riconosce, tra gli uomini di servizio per la sicurezza di Giovanni Paolo II, una persona che solitamente si intratteneva al bar di famiglia, e che parlava con Mirella e la sua amica del cuore Sonia De Vito. Soggetto che verrà identificato nella persona di Raoul Bonarelli. In questo frangente si colloca una grave mancanza da parte della magistratura italiana: il confronto tra lui e la mamma di Mirella non viene disposto. Il magistrato reputò il fatto di nessun interesse. Come mai? Il caso di Emanuela Orlandi aveva ormai focalizzato tutta l’attenzione, e Mirella era stata relegata ad un angolino buio. Siamo nel 1993, trascorrono otto anni, troppi, e il nuovo magistrato incaricato dispone finalmente il confronto. La mamma, distrutta dal dolore, fa questo confronto ma dichiara di essersi sbagliata. Non era lui l’uomo che aveva visto, quando fino a poco tempo prima era convinta del contrario. Su questo riconoscimento mancato Maria Antonietta ha espresso il suo punto di vista: “Quel giorno il viso di mia mamma era carico, perché aveva la speranza che qualcosa potesse cambiare. Ho sempre avuto la sensazione, non so cosa successe in quella stanza, che ebbe paura per me, che fu minacciata. Queste sono tutte ipotesi. Forse stavano tutelando una persona vicina al papa”.
Bonarelli al tempo aveva il telefono sotto controllo e, in un’intercettazione telefonica registrata la mattina prima del confronto, gli viene detto di non parlare di Emanuela Orlandi. In un ulteriore intercettazione Bonarelli dice: “Non sono stato chiamato per Emanuela, era per l’altra poveraccia. Credo che la responsabilità sia di qualche praticone che bazzica la chiesa”. Intercettazione in mano agli inquirenti, ma sui cui non si è indagato. Materiale che avrebbe dovuto essere approfondito. Approfondimenti che mai sono stati fatti. Ricerche superficiali, sia prima che dopo l’unione al caso della scomparsa di Emanuela.
Purtroppo, su Mirella, nel corso degli anni sono volate affermazioni pesanti. Ben distanti dalla realtà di quella che era la sua vita. Dette perfino dal legale della famiglia Gregori e Orlandi: Gennaro Egidio, che a tratti la descrive come una poco di buono. Tutto nasce, come racconta Maria Antonietta, da una banalità: “Noi vivevamo in affitto, il sogno di mia madre era quello di riuscire a comprare casa. Non eravamo benestanti, vivevamo del bar. Il discorso di comprare casa era un obbiettivo. Un giorno Mirella disse a mia madre ‘vedrai che poi ti aiuto io’. Su questa frase è stato montato tutto”. Parole innocenti pronunciate da una ragazzina, che sognava solo di poter aiutare la propria famiglia. Avvocato raccomandato alle famiglie dai Servizi Segreti: “Dopo anni abbiamo scoperto che da noi si faceva pagare, mentre agli Orlandi non ha mai chiesto una lira”. Ha raccontato Maria Antonietta. Un piccolo dettaglio che, nemmeno di poco conto, rientra nel calvario che questa famiglia sta attraversando da quarant’anni.