Sono trascorsi quarant’anni dalla scomparsa di Mirella Gregori, da quando in quel primo pomeriggio del 7 maggio 1983 uscì di casa senza farvi più ritorno. L’anniversario di una vita sospesa, “celebrato” con un convegno a cui abbiamo preso parte anche noi di MOW, in cui sono state ripercorse tutte le piste battute negli anni. Compresi i depistaggi, telefonate da parte di sciacalli e mitomani in cerca di un briciolo di attenzione, incuranti del dolore di chi c’è dall’altra parte. Presente anche Antonietta Gregori, sorella di Mirella, che mai si è arresa a questo oblio, nonostante tutte le porte chiuse in faccia, e il supporto quasi inesistente da parte degli inquirenti che fin da subito bollarono, erroneamente, la sparizione di Mirella come un allontanamento volontario. Una semplice ragazzina di soli quindici anni, con tutta l’ingenuità degli anni Ottanta, abituata a comunicare ogni suo spostamento alla famiglia. Un’abitudine che non si perde dalla sera alla mattina. Eppure, è come se Mirella fosse stata inghiottita dalla terra da un momento all’altro. Senza preavviso: “Mia madre andava tutti i giorni in commissariato, che avevamo di fronte casa, a chiedere notizie di mia sorella. Un giorno le hanno anche risposto male: “Signora lei non può venire qua tutti i giorni a chiedere di sua figlia”. Mia madre rispose che a casa non le mancava un ombrello ma una figlia. Nessuno ci diceva niente, e quindi ti prende l’esasperazione”.
Siamo sempre nel 1983, dopo più di un mese scompare un’altra ragazza, Emanuela Orlandi. In breve tempo i due casi vengono accostati per via di alcune similitudini. Entrambe romane, entrambe quindicenni ma soprattutto scomparse a poco tempo di distanza l’una dall’altra. La storia di Emanuela, cittadina vaticana, guadagna subito tantissimo spazio a livello mediatico, scavalcando perfino i confini nazionali. La famiglia Orlandi tappezza Roma con dei manifesti con il suo volto. La ragazza con la fascetta nera. Poi l’appello di Wojtyla durante l’Angelus, che invita a pregare per le due ragazze scomparse, Emanuela e Mirella: “Per me è stata una brutta sensazione. Nel senso che sentir pronunciare il nome di mia sorella dal papa, perché forse era andata a finire in una cosa più grande di noi, è stato sensazionale a dir poco. Nessuno si aspetta che il papa pronunci il nome di un proprio familiare”. Presente anche Nicodemo Gentile, legale della famiglia Gregori e presidente dell’associazione Penelope, che ha parlato della Commissione parlamentare d’inchiesta istituita per indagare su entrambi i casi, che ora si troverebbe in stallo al Senato: “La Commissione d'inchiesta sta vivendo un momento di stanca, bisogna calendarizzare la votazione al Senato, non ci sono tempi speriamo che arrivi. È stata riaperta con certezza l'indagine per Emanuela Orlandi, e Mirella? Questo enigma minore, questo subalterno spin off. Questa sembra la storia di una scomparsa dimezzata, sempre in bilico tra l'ombra il sole”. Abbiamo chiesto anche ad Antonietta il suo pensiero, su questo stop improvviso arrivato dal Senato: “Non so proprio come commentare, spero che si sblocchi lo stallo e vada avanti, non vorrei che una volta che si erano aperte le porte si richiudano. Non me l’aspettavo, per niente proprio”. E su un’eventuale riapertura delle indagini anche per la scomparsa di Mirella: “Lo spero. Non vorrei che rimanessero focalizzati soltanto su Emanuela, assolutamente no. Vanno cercate entrambe”.
Antonietta, con voce rotta dalla commozione, ha letto una lettera in cui ha raccontato il dolore di una famiglia che cerca risposte, nel pieno diritto di sapere cosa sia accaduto e di avere almeno un posto in cui portare un fiore: “La morte di un figlio da sempre ritenuta contro natura. Immaginate una madre, un padre e una sorella che restano. Sopravvivono con una ferita sempre aperta, in cui lo scorrere del tempo acuisce il dolore della mancanza. Si sopravvive ricordando i momenti passati insieme, con la rabbia nel cuore di non poterla riabbracciare dopo tutti questi anni. Questo è quello che la mia famiglia ha passato. Non ricordi più la sua voce, il suo viso e non puoi immaginare come sia diventato. Ti mancano le risate, gli abbracci e lo stare insieme in famiglia. Sono anni dolorosi, indelebili nella vita di come noi si è trovato in questa situazione. Quella di Mirella è una vita sospesa, perché solo con la morte c'è un po’ di rassegnazione, un posto dove portare un fiore. Io invece sono qui, dopo quarant'anni, a parlare di lei e lo farò sempre, affinché Mirella possa avere giustizia”. Una ragazza che è scomparsa non solo dalla vita e dall’amore della sua famiglia, ma anche dalla responsabilità della magistratura italiana, le cui indagini non hanno ancora portato a nulla. Una ragazza che, tranne i suoi familiari, nessuno sta cercando. Per assurdo che sia, dopo quarant’anni, le domande di Antonietta non hanno ancora trovato risposta.