La Commissione parlamentare d’inchiesta per indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è legge. Un risultato enorme, soprattutto per la famiglia di Mirella, il cui caso, purtroppo, è rimasto sempre un po' nell’ombra rispetto alla vicenda Orlandi, complice la cittadinanza vaticana di Emanuela. Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, durante la trasmissione “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus, ha dato voce alle sue speranze sul lavoro che potrà essere svolto dalla Commissione: “Non so a cosa porterà, ma invito deputati e senatori ad avviare le indagini partendo proprio dall'inizio, visto che forze dell'ordine e magistratura indagarono poco e male. Secondo me bisognerebbe riascoltare tutti gli amici di Mirella e soprattutto le persone che l'hanno vista per l'ultima volta, come la sua grande amica Sonia De Vito che sa qualcosa ma per paura, forse perché minacciata, non ha mai parlato. Mi auguro che stavolta Sonia non si sottragga e dica la verità”. Ma facciamo un passo indietro, chi è Sonia De Vito? Migliore amica di Mirella, la sua famiglia aveva un bar proprio sotto casa Gregori in via Nomentana a Roma. Noi di MOW abbiamo contattato il giornalista Tommaso Nelli, autore del libro “Atto di dolore” sul caso Orlandi, che ci ha spiegato come mai la figura dell’amica del cuore di Mirella sia così rilevante: “Sonia è importante nell'economia investigativa della vicenda perché fu l'ultima persona a vedere Mirella pochi attimi prima che sparisse per sempre. E, soprattutto, perché la frequentava nel tempo libero, tra conversazioni al bar dove lavorava e uscite assieme, talvolta anche con ragazzi più grandi di loro. Potrebbe quindi aver ricevuto delle confidenze da Mirella, come quella del biondo ben vestito che all'uscita da scuola tentò in ogni modo di offrirle un passaggio in auto, oppure aver visto qualcuno mettere gli occhi sull'amica. Tipo l'ignoto "signore degli aperitivi", il quarantenne col quale la madre di Mirella le vedeva chiacchierare ai tavolini del bar di Sonia: chi era?".
Tommaso Nelli, durante la consultazione degli atti in Procura per la stesura del suo libro, si è imbattuto in un documento del S.I.S.De. (servizi segreti italiani), relativo alla scomparsa di Mirella Gregori, il cui contenuto potenzialmente potrebbe far riaprire l’inchiesta sulla quindicenne scomparsa nel maggio del 1983. Poco più di un mese prima di Emanuela. Documento che invece è stato totalmente ignorato da parte delle autorità competenti: “Mirella in termini di ricerche è sempre stata penalizzata dall’accostamento con il caso di Emanuela, quasi come se fosse un satellite statico del pianeta Orlandi. Su di lei è stato veramente fatto poco, abbandonata a sé stessa e confinata nell’oblio. Il documento lascia intendere che che la migliore amica di Mirella, Sonia De Vito, potrebbe essere al corrente di informazioni sulla persona dalla quale si diresse Mirella il giorno in cui scomparve. Sonia, parlando con un’altra ragazza, pronunciò queste parole: “Certo... lui ci conosceva, contrariamente a noi che non lo conoscevamo... quindi poteva fare quello che voleva. Come ha preso Mirella poteva prendere me”. Affermazioni importanti, ma mai approfondite: “Sonia De Vito è la chiave per aprire lo scrigno di questo mistero. In primis, per le sue parole nel documento del S.I.S.De.: a 'chi' e a 'che cosa' erano riferite? Chi era l'amica alla quale le confidò? Anche lei conosceva Mirella? Inammissibile che per quarant'anni gli inquirenti non abbiano risposto a queste domande, come non si spiega che, dalla sua uscita nel 2016, quel documento non sia stato utilizzato per un'istanza finalizzata alla riapertura delle indagini".
Perché non farlo partendo proprio da questo documento? Un passo in avanti auspicato anche dalla stessa Antonietta Gregori: “Mi auguro che la Procura di Roma riapra a breve le indagini su Mirella, così come è stato già fatto per Emanuela. Con il mio avvocato Nicodemo Gentile, presidente di Penelope Italia, stiamo lavorando proprio per questo: lavoriamo su alcuni punti salienti della vicenda e raccogliamo una serie di elementi importanti per cercare di convincere i giudici a riaprire una nuova inchiesta su mia sorella”.