7 maggio 1983, Mirella Gregori scompare nel nulla. Da quel giorno sono trascorsi quarant’anni, ma nulla è cambiato. La sua famiglia sta ancora attendendo il suo ritorno a casa. In occasione del quarantennale della scomparsa, Fabio Rossi ha pubblicato un libro che ripercorre nel dettaglio tutti gli aspetti della vicenda, “Mirella Gregori, la ragazza inghiottita dalla terra”, espressione che era solita usare mamma Vittoria, riferendosi alla misteriosa sparizione di sua figlia. Noi di MOW eravamo alla presentazione del suo libro, e lo abbiamo intervistato. Insieme a lui ci è stato possibile scoprire particolari per lo più poco noti, legati alla scomparsa di una ragazza che nessuno sta cercando. Che nessuno ha mai cercato davvero. Passando attraverso documenti importanti ignorati dalla magistratura, e le testimonianze di chi l’ha vista per l’ultima volta, Fabio Rossi ha delineato un quadro nuovo, non un libro rievocativo dei fatti accaduti ma investigativo. Non solo Emanuela Orlandi, la cui risonanza mediatica ha sempre tenuto in ombra la storia di Mirella, quasi come se fosse una scomparsa minore. L’intento dell’autore è quello di riportare un po' di luce sul caso della quindicenne romana scomparsa nel 1983, e noi con lui.
Da dove nasce l’idea di scrivere un libro sulla scomparsa di Mirella Gregori?
Da un forte interesse che, fin da subito, ho avuto per questo caso. Soprattutto per via di un ricordo che mi lega direttamente a Mirella. Nel 1983 ero un Carabiniere, e nella notte tra il 7 e l’8 maggio in cui scomparve ero di servizio di pattuglia e perlustrazione nella zona Parioli Nomentano. La centrale diede la notizia della scomparsa di una ragazza in quel quartiere. Naturalmente l’esito della nostra ricerca fu negativo.
Poi hai continuato ad interessarti alla sua scomparsa?
Alla fine del maggio 1983 fui trasferito in un altro reparto, dove trattavo le ricerche, le diramazioni delle varie segnalazioni che arrivavano su casi di scomparsi. Era il periodo in cui esplose il caso di Emanuela Orlandi, a cui poi fu accostato quello di Mirella. Queste segnalazioni mi colpirono, perché c’era un’attenzione totale verso Emanuela, mentre Mirella non veniva mai citata. Mi chiesi il perché, e la risposta era piuttosto semplice. Emanuela era una cittadina vaticana, particolare che comportò un grande impatto mediatico.
Nel 2019 il docufilm Scomparsi, condotto da Pietro Orlandi, ti ha dato l’input per scrivere il libro?
Mentre lo guardavo sono letteralmente saltato dal divano. Pietro intervistava il giornalista Tommaso Nelli che raccontava di aver trovato nel 2016, mentre cercava del materiale per il suo libro su Emanuela, un documento che riguardava Mirella.
Di che documento si trattava?
Un atto del S.I.S.De., i servizi segreti italiani, in cui viene fatta menzione di un’intercettazione ambientale in cui un’agente si trovava in un bar sotto casa dei Gregori e ascolta una conversazione tra l’amica del cuore di Mirella, Sonia De Vito, e un’altra ragazza. Sonia pronuncia parole molto importanti ai fini investigativi: “Noi non lo conoscevano, lui ci conosceva. Come ha preso Mirella poteva prendere me”. Questo atto, inoltrato in Procura, non è stato preso in considerazione. Ignorato.
Che spiegazione ti sei dato?
L’oggetto di questa pratica è “scomparsa di Emanuela Orlandi”, mentre il contenuto riguarda solo Mirella Gregori. Questo fatto qui è un errore che potrebbe aver portato ad archiviare l’atto senza il dovuto approfondimento. Questa è una mia spiegazione, nel mio lavoro d’ufficio ho visto con i miei occhi che talvolta il materiale andava perduto per via dell’oggetto sbagliato. Dopo la visione del docufilm decisi di scrivere un libro su Mirella Gregori. Non un libro rievocativo, ma investigativo.
Come hai raccolto il materiale?
Ho chiesto ed ottenuto l’accesso per accedere agli archivi della Procura. Ci sono stato ben 4 volte, per molte ore, in cui ho analizzato nel dettaglio il faldone che riguardava Mirella Gregori nel periodo antecedente l’unificazione del suo caso con quello di Emanuela, che scompare 46 giorni dopo il 22 giugno 1983. Un’unione che ha fatto si che Mirella non venisse mai realmente cercata. Le ricerche si sono limitate ad Alessandro De Luca.
Chi è?
Il ragazzo di cui Mirella era invaghita durante il periodo delle scuole medie. Nel giorno della scomparsa arriva una citofonata a cui risponde Mirella, che in un primo momento non riconosce l’interlocutore, finché questo non si qualifica come Alessandro, che le propone di incontrarsi per un saluto. Colloquio che viene ascoltato dai suoi genitori. La mamma tenta di dissuaderla, dal momento che non vedeva questo ragazzo da tempo. Mirella scende, e non ritornerà più a casa.
Prima di scomparire passa a salutare la sua amica Sonia De Vito, che lavorava nel bar di famiglia sotto casa sua.
Le due si rinchiudono in bagno per un quarto d’ora. Sonia, sentita dagli inquirenti, racconta che Mirella le avrebbe parlato di un appuntamento con Alessandro, anche lei avrebbe tentato di dissuaderla dall'andare. Secondo le sue deposizioni l’incontro inizialmente non era stato fissato al monumento del bersagliere, ma a piazzale della Croce Rossa. Proposta rifiutata da Mirella perché troppo distante da casa, dal momento che dopo aveva un appuntamento con un’amica. Mirella esce dal bar di Sonia alle quattro mento un quarto, in ritardo rispetto all’appuntamento che era stato fissato con Alessandro per le tre e mezza.
Mirella era solita frequentare molto spesso il bar della famiglia di Sonia.
Il giorno della scomparsa c’era andata anche tornando da scuola, per poi passarvi dopo la citofonata.
Chi è l’ultima persona che vede Mirella?
Giuseppe Calì, cameriere del bar. Mirella gli da una pacca sulla spalla salutandolo. Esce dal locale dirigendosi verso il monumento del bersagliere. Da quel momento è come se venisse inghiottita dalla terra.
Alessandro cosa ha raccontato agli inquirenti?
Dichiarerà di non vedere Mirella da due anni, mentre in realtà negli ultimi mesi si erano visti due volte, anche in occasione di una cena con i compagni della scuola media. Si difese raccontando che si trovava a casa a studiare e di essere uscito con i suoi amici nel Quartiere Trieste. Gli amici confermeranno questo alibi. In Procura mi sono imbattuto in un documento in cui si parlava di un supplemento d’indagine nei confronti delle dichiarazioni rese dai ragazzi. Ma anche in questo caso non fu fatto nulla.
Sicuramente Sonia De Vito non ha raccontato tutto, ma anche la sua famiglia a suo modo avrà vissuto un dramma.
Penso di essere l’unico ad aver scavato a fondo questo aspetto. Nel libro ho inserito la testimonianza di Giuseppe Calì, che lavorava nel bar della famiglia di Sonia, che mi ha raccontato la tragedia che ha colpito anche questa famiglia. Mirella era l’amica del cuore di Sonia, e loro si sono trovati in una posizione molto difficile, dal momento che Sonia è stata sempre considerata come quella che qualcosa sa. Il padre di Sonia, un uomo molto autoritario, decise di creare una vera e propria schermatura a protezione della sua famiglia, vietando di parlare di questo argomento. Sonia di fatti non ebbe più contatti con nessuno. Nel locale si lavorava male, c’era un clima molto brutto. Sonia al tempo aveva 16 anni, e la sua decisione di non parlare con nessuno nasce da un’imposizione del padre.
Una famiglia che si chiude a riccio.
Sarebbe stato molto bello e utile se ci fosse stata una cooperazione con la famiglia Gregori.
Hai tentato di metterti in contatto con lei?
Sì, un giorno sono andato a casa di Sonia De Vito. Ho parlato con suo figlio, il quale mi ha raccontato che la mamma non vuole avere contatti con nessuno.
Che idea ti sei fatto di lei?
Non credo che centri con la sparizione di Mirella Gregori, ma che sappia qualcosa in più.
Raoul Bonarelli, la sua posizione non è mai stata chiarita del tutto.
Bonarelli è l’uomo che la mamma di Mirella Gregori riconobbe come la persona che era solita intrattenersi a parlare con Sonia e Mirella. Bonarelli faceva parte della scorta di Wojtyla. Lo vide quando il papa venne in visita alla parrocchia vicino casa della famiglia Gregori nel 1985. Ovviamente non viene subito disposto il confronto, ma solo nel 1993, dopo otto anni. La mamma in quel frangente non lo riconosce più. Esiste poi un biondo che ricorre spesso nella vita di Mirella.
Di chi si trattava?
Mirella fu spesso vista parlare con un biondo. Secondo Giuseppe Calì si trattava dell’uomo degli apertivi, uomo che la mamma di Mirella aveva identificato in Raoul Bonarelli. Un biondo che Calì mi ha confidato gravitava all’interno della parrocchia di San Giuseppe a Nomentano, anche qui nessuna indagine da parte della magistratura. Addirittura, non sono mai stati sentiti i genitori di Sonia, che lavoravano nel bar frequentato dal signore degli apertivi.
Secondo te qual è la pista più plausibile?
Sicuramente la posizione di Alessandro andrebbe vagliata meglio. L’ho cercato ma vive all’estero. L’aggancio con la parrocchia. A Bonarelli viene messo sotto controllo il telefono, e nel giorno del confronto con la mamma di Mirella viene contattato dal suo superiore che gli dice di non dire nulla su Emanuela Orlandi: “Tu non sai nulla”. In realtà la questione riguardava Mirella Gregori. Alla moglie raccontò di essere stata chiamato per “quell’altra poveraccia, ma lì c’entrerà qualche praticone che frequenta la parrocchia”. Anche in questo caso gli inquirenti non tengono conto di questa affermazione.
Cosa ne viene fuori?
Sembrerebbe che un catechista, un diacono con i capelli biondi frequentasse il limitrofo bar della famiglia De Vito e si intrattenesse a parlare con Sonia e Mirella. Dal momento che Sonia doveva distrarsi per lavorare, il grado di confidenza di questa persona era maggiore con Mirella. Questo è un ragionamento mio.
Hai letto i diari di Mirella?
Sì, diari criptati. Usava un linguaggio cifrato, a cui faceva corrispondere un simbolo per ogni lettera dell’alfabeto. Lei a scuola studiava stenografia. Diari delle medie, in cui come argomento principale c’è questo amore verso Alessandro. Un amore platonico. Scritti due anni prima della sparizione, durante il periodo della scuola media.