Strani gli anniversari. Perché è sempre nei momenti degli anniversari che a orologeria emergono notizie inedite, foto mai uscite prima, rivelazioni nascoste per decenni. Trenta, per la precisione. Trent'anni dalla strage dei Georgofili. Notte del 26-27 maggio del 1993, esplode un'autobomba in centro a Firenze, vicino alla galleria degli Uffizi. 227 chili di esplosivo. Cinque morti. Due bambine, una di 9 anni, Nadia, una di appena 50 giorni, Caterina. A Nadia e Caterina Nencioni adesso sono intitolate piazze e scuole, una di queste è a Castelvetrano, paese natale di Matteo Messina Denaro, che per i giudici proprio quella strage ordinò. Nadia aveva scritto una poesia, parlava del tramonto. Chi ha coordinato l'arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto il 16 gennaio scorso, ha chiamato così l'operazione della cattura: operazione Tramonto. Ieri e oggi. 1993-2023.
La strage dei Georgofili è stata la strage di mezzo di quelle compiute in continente: il 14 maggio l'attentato non riuscito a Costanzo, il 27 quello dei Georgofili, il 27 luglio le bombe in via Palestro a Milano e in due Chiese a Roma. Italia sotto attacco. A colpire fu la mafia. Ma non solo. Perché, appunto, sono trent'anni che discutiamo di chi siano stati i reali mandanti, della strategia della tensione, del perché - improvvisamente - le stragi si fermano, casualmente con l'arrivo al potere del primo governo Berlusconi. E proprio oggi l'inchiesta della procura di Firenze, dopo archiviazioni su archiviazioni, ha ripreso a indagare sui rapporti di B. e del suo braccio destro Marcello Dell'Utri con i fratelli Graviano. E sono spuntate fantomatiche foto e trasmissioni (Non è l'Arena di Massimo Giletti) sono state sospese e i cosiddetti giornaloni hanno ripreso a pubblicare paginate su intercettazioni e coincidenze. Misteri su misteri e misteri. Tutti difficilmente dimostrabili, alcuni dopo 30 anni indimostrabili e basta. Ma come spesso succede in questi casi la verità, in parte, era emersa subito, nell'immediato. E al di là delle supposizioni e del coinvolgimento dei grossi nomi, di questo bisogna parlare. Non di chiacchiere o riscontri improbabili da ottenere adesso.
Nell'immediato fu chiaro che l'esplosivo utilizzato per la strage dei Georgofili era lo stesso usato per l'atto terroristico del Rapido 904 del 23 dicembre 1984 nella Grande Galleria dell'Appennino, in zona della stazione di Vernio, nella linea Napoli-Milano. Che fu, a sua volta, una replica di un attentato del 1974 a un altro treno, l'Italicus. Anche la strage del Rapido 904 è ascrivibile alla mafia, in risposta ai primi pentimenti importanti, soprattutto quello di Tommaso Buscetta. Ma anche in questo caso non solo alla mafia. Il tedesco che fabbricò l'esplosivo per il Rapido 904 scappò dall'Italia e nel 1993 confessò che per fuggire fu aiutato dai servizi segreti. Inoltre nel corso delle indagini emersero i collegamenti tra i mafiosi, la Camorra, la mafia di stanza a Roma e pezzi dell'eversione di destra, della loggia massonica P2 e della banda della Magliana. Le deposizioni che spiegavano questo intreccio dove c'erano delle menti che pensavano e dei terroristi che eseguivano vennero fatte nel 1985 durante il maxi processo davanti a un giudice istruttore poi diventato noto a tutti: Giovanni Falcone. Falcone insomma partì da qui a collegare tutti i pezzi di un puzzle criminale che ancora oggi è indefinito e ha portato alla morte di chiunque si sia avvicinato a incastrare gli ultimi tasselli per risolverlo.
Servizi, massoneria, mafia, criminalità organizzata. Praticamente una struttura parallela allo Stato che agiva per interessi di chi e di cosa non è dato sapere con precisione. Ma è curioso vedere come sempre in questi giorni sono riprese a circolare tra i giornalisti carte e documenti che attestano la presenza nella zona trapanese della Sicilia di campi di addestramento, caserme, luoghi riferibili a Gladio, un'organizzazione paramilitare segreta frutto di una collaborazione tra la CIA e i servizi segreti italiani di cui Andreotti rese ufficiale l'esistenza nel 1990. Ed è curioso adesso ascoltare interviste a poliziotti o moglie di ex poliziotti nella trasmissione Report dove tutto questo si mischia. C'è una fonte riservata che ha svelato che nei Georgofili ci fosse la sede di un'associazione massonica da colpire.
C'è Antonio Federico, per esempio, poliziotto he racconta molte cose, alcune riscontrabili altre no, che dice e non dice e tra le cose che dice spiega di aver assistito a un'operazione da film, di agenti che si calano da un ponte e portano via casse di armi e tra questi di aver riconosciuto Faccia da mostro, ovvero Giovanni Aiello, un uomo dei servizi segreti italiani fidatissimo di Bruno Contrada, poliziotto di altissimo livello condannato nel 2007 per concorso esterno in associazione mafiosa. Federico parla anche di rifiuti tossici che transitavano in Sicilia proprio in quelle aree indicate dalle carte di Gladio. O rivela che una sua fonte gli fece ritrovare durante una perquisizione la foto di una donna che sarebbe dovuta essere la biondina riconosciuta sul luogo delle stragi a Firenze e Milano nel 1993. Quella stessa biondina di cui parla la moglie di un altro poliziotto che lavorava con Faccia da mostro. Sempre a Report ha confessato che il suo compagno, in occasioni delle stragi di Firenze e Milano, spariva proprio con Aiello e due donne, tra cui la bionda.
Nella foto della bionda ritrovata da Federico si è riconosciuta Rosa Belotti, molto vicina ad ambienti camorristici in passato, ora ha 58 anni e vive a Bergamo. Nega però di essere legata alle stragi. Report infatti quando parla della biondina parla di un'altra donna, Vincenza Gargano. Tutte entità che, comunque, non rispondevano alla mafia ma che agivano per altri interessi. "Per far dei piaceri agli amici americani", ha sintetizzato Marianna Castro, ex moglie di Giovanni Peluso (poliziotto accusato di concorso esterno in associazione mafiosa) a Report.
Chi sono questi amici americani? Quelli di Gladio? La catena delle stranezze non finisce qua, è un continuo che passa anche da morti in Somalia, come quella di Vincenzo Li Causi, agente dei servizi italiani che forse non a caso è stato istruttore nei corsi di Gladio e si è occupato di rifiuti tossici proprio tra la Sicilia e alcuni paesi africani. Li Causi è stato ucciso durante una missione, proprio nel novembre del 1993. Qualche mese dopo le stragi e qualche mese prima dell'uccisione della giornalista Ilaria Alpi, che proprio sul mercato dei rifiuti tossici concentrava le sue inchieste. Un filo insomma collega tante e troppe cose, dal 1974 al 1993 e arriva fino a oggi, passando da un Rapido che esplode in galleria e da una scia di morti capitate nel momento giusto, come anche quella di Antonino Gioé, mafioso in odor di servizi segreti già dalla fine degli anni 60 che muore in uno strano suicidio poche ore dopo le stragi di Milano e Roma nel luglio del 1993. Gioé era sulla collina di Capaci accanto a colui che avrebbe premuto il telecomando per far saltare in aria Falcone, Giovanni Brusca. Gioé raccontò ad Armando Palmeri, poi divenuto pentito, che il telecomando di Brusca era un giocattolo. Erano altri ad azionare quello vero. Fatto sta che Brusca si è pentito anche lui ed è ancora vivo, Gioé invece avrebbe potuto raccontare qualcosa relativo alle menti più raffinate dietro a questa sfilza di stragi ed è stato trovato morto in una cella. Anche Armando Palmeri è stato trovato morto, ma il 17 marzo scorso, lui aveva indicato come mandante degli attentati a Falcone e Borsellino Matteo Messina Denaro. E proprio due mesi dopo la cattura del boss arriva un infarto e se lo porta via. Per carità, le coincidenze esistono. Ma quando si parla di mafia e intrecci vari due domande bisogna sempre porsele. Anche perché Palmeri, oramai, non era più in alcun programma di protezione.
Questo per dire che quando si parla di Strage dei Georgofili non si può ignorare il contesto sintetizzato qui. E che se se ne vuole parlare bene non si può prescindere da fare luce su quello che sta succedendo nel presente. Le stranezze intorno agli uomini e alle persone coinvolte in questi eventi o che ne hanno parlato non sono terminate. Gli amici americani o chi per loro sono solo una roba del passato? Ne siamo sicuri? Ciò che una volta veniva chiamata strategia della tensione adesso può essere denominata strategia dell'immersione? È stando attenti a quello che succede nel sottobosco degli affari in corso oggi giorno che si rispetta e si rende onore a una strage ancora misteriosa e soprattutto a Nadia e Caterina, le sorelle morte a Firenze, di anni 9 la prima e di 50 giorni la seconda. Loro sì innocenti. Tra le poche a esserlo senza dubbio in tutta questa storia di stragi, servizi deviati, mafiosi, biondine e morti improvvise. Un romanzo o una serie tv che abbiamo vissuto a nostre spese.