Come avevamo anticipato, al Maurizio Costanzo Show il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha attaccato pesantemente Mario Draghi e il suo governo sul tema della giustizia e della mafia.
Gratteri è partito parlando di Falcone, in occasione dei 30 anni della strage di Capaci, e ha fatto riferimento ai “Gattopardi” (quelli del cambiare tutto perché non cambi nulla) che ora lo commemorano, ma che all’epoca…
“Quando è venuto Falcone in una trasmissione da lei (Maurizio Costanzo, ndr), c’erano delle persone che lo attaccavano in diretta. Gli dicevano «Giovanni, sei scappato, torna a Palermo, sei fuggito, sei andato a Roma». Come se fosse andato a imboscarsi, quando invece era andato perché gli era stato impedito di lavorare a Palermo. Era andato al Ministero della giustizia per fare delle riforme normative che poi, dopo la sua morte, sono state attuate dalla politica. Ricordo perfettamente quando lo hanno attaccato, quando gli hanno detto che aveva nascosto le informative – che allora si chiamavano «rapporti nei cassetti» – e i Gattopardi sono quelli che lo hanno attaccato e poi sono saliti sui palchi per le commemorazioni. Perché a Palermo c’è stata la commemorazione di Falcone, ma c’è stato anche il rito dei Gattopardi, perché ancora ci sono dei Gattopardi vivi che salgono sui palchi per commemorare Falcone. Ché Falcone è stato deriso, sghignazzato, gli hanno detto che era un montato, che era uno sceriffo. Gliene hanno dette di tutti i colori. Poi, dopo morto, è facile salire sul carro dei vincitori. L’unico che ha chiesto scusa, se non ricordo male, è stato il sindaco Orlando. Altri non ne ho sentiti. Altri, con la faccia di bronzo, hanno continuato imperterriti e sono saliti sull’altro carro quando si sono accorti che c’è stato un movimento popolare, quando si accorgono ancora oggi che bambini e ragazzini che allora non erano ancora nati sfilano ancora per Falcone. E quindi cinicamente hanno capito che era conveniente manifestare ed elogiare Falcone. Questo è triste, perché purtroppo i morti non si possono parlare, non si possono difendere. E quindi bisogna avere l’onestà intellettuale di parlare anche a costo di essere antipatici e non graditi al manovratore. È un problema di coscienza. Stare zitti è complicità”.
Dopo aver fatto cenno all’attentato subito all’epoca da Costanzo, Gratteri ha proseguito: “Il coraggio non si vende al supermercato. Il coraggio uno o ce l’ha o non ce l’ha. E lei (Costanzo, ndr) lo ha avuto. Il dramma è quando ci sono posti importanti, posti istituzionali occupati da conigli, da codardi. O peggio da gente che gioca con due mazzi di carte. Questo è il dramma. Fare certi lavori rischiosi non l’ha ordinato il medico, sono scelte. Ma una volta che tu occupi quel posto non lo devi occupare solo per il piacere del potere, ma lo devi fare per fare un servizio alla collettività, altrimenti sei doppiamente colpevole”.
Gratteri ha parlato anche, commuovendosi, della propria storia personale: dei compagni di scuola a terra (è lì che ha deciso “farò questo”)…
… e degli spari a casa della fidanzata...
Quindi l’attacco al Governo:
“Purtroppo devo dirvi con tristezza che le riforme che sono state fatte in quest’anno, non immaginavo di dover leggere queste cose… c’è un’aria di restaurazione, c’è un’aria di liberi tutti, è un momento brutto per il contrasto alle mafie, alla criminalità organizzata e alla criminalità comune. È un momento in cui la magistratura è molto debole, sono stati fatti degli errori e la magistratura non ha avuto il coraggio di autoriformarsi. Quindi in questo momento c’è una sorta quasi di vendetta della politica nei confronti della magistratura, dopo 30 anni. E oggi si stanno facendo delle modifiche in Parlamento (ma soprattutto nel Governo, e poi il Parlamento ratifica, perché il Parlamento è gestito da 8-10 persone, non di più, gli altri votano perché lo dicono quelle 8-10 persone). E in questo momento c’è un Governo dove dal mio modestissimo punto di vista Draghi è un esperto di finanza, punto. Ma quando parliamo di sicurezza e quando parliamo di riforma della giustizia non ci siamo proprio”.
E ancora: “Alla vigilia della commemorazione di Falcone è uscita una notizia dove il Governo, dopo due anni di pandemia (ora di nuovo in recessione causata da questa guerra folle), è riuscito a trovare 28,6 milioni per costruire in ogni carcere italiano la casa dell’amore, per far sì che i detenuti alta sicurezza, quelli che non possono ottenere permessi premio, possano stare 24 ore al mese, cioè una giornata intera, con la moglie, con la fidanzata e con l’amante. Questa è stata l’ultima perla di questo Governo: hanno trovato 28 milioni”.
Interviene Cruciani: “Però questo non è di per sé negativo, il fatto che ci possa essere una giornata per i detenuti, in generale…”
La replica: “Noi dobbiamo tenere conto che esistono persone che non possono più vedere la moglie e i figli attraverso il vetro, perché sono sottoterra. Io sono contrario a ogni tipo di violenza, io sono contrario a uno schiaffo in carcere e a uno schiaffo in caserma, perché il detenuto o l’arrestato non deve essere toccato con un dito, perché altrimenti facciamo il suo gioco, altrimenti lui diventa una vittima. Ma il detenuto ha una possibilità, ha l’opportunità di diventare collaboratore di giustizia, di raccontare tutto quello che ha fatto lui con i suoi amici. Una volta fatto questo, lui può avere un programma di protezione, esce, ha una casa, ha uno stipendio, i figli gli si cambia il cognome e possono fare tutto, si possono rifare una vita. Però se una persona ha ucciso e non si è pentita di quello che ha fatto, che facciamo, la premiamo? Prima ci deve essere un pentimento interiore. Non c’è nemmeno quello: in automatico questa norma prevede che ogni mese quella persona può stare 24 ore con la moglie. E se l’amante non ce l’ha se la deve inventare. Dunque pensiamo un attimo, se uno è detenuto in carcere di alta sicurezza e non ha un’amante, né una compagna o un’amica, la famiglia gliela deve inventare, gli deve combinare un appuntamento. E se poi questa donna viene pagata? Torniamo un’altra volta alle case chiuse, aggiriamo la legge Merlin?”
Per Gratteri non si tratta di casi limite: in questa condizione ci sarebbero duemila persone.
Il procuratore la bolla come “una riforma approvata nel silenzio assordante di tutti, sono usciti trafiletti sui giornali. Se fossimo stati a 30 anni fa, 20 anni fa, a caratteri cubitali sui tre giornali più importanti d’Italia le avremmo avute queste notizie, ci sarebbero stati girotondi attorno al palazzo di giustizia di Milano, o no?”
C’è poi la questione degli sconti di pena: “In questo momento comandano i capimafia nelle carceri. Il capomafia se deve dare uno schiaffo a una guardia penitenziaria prende un poveretto, un morto di fame, gli regala una tuta, un orologio da 100 euro o un paio di scarpe e quello gli dà uno schiaffo. Il poveraccio si farà fino all’ultimo dei suoi giorni, il capomafia è il detenuto modello, in particolare quello della ’ndrangheta. Quando ci sono state le rivolte, in tutta Italia lo stesso giorno alla stessa ora (questo vi fa capire quanti telefonini ci sono nelle carceri), gli unici detenuti che non hanno fatto le rivolte erano i mafiosi, e sono quelli che otterranno i benefici”.
In generale per Gratteri “viviamo in un Paese in cui c’è bisogno di mafia. Perché le mafie esistono perché si relazionano con la collettività, le mafie hanno bisogno del consenso popolare. [Un mafioso dà] risposte che lo Stato non dà, soprattutto nelle zone emarginate, e quindi lì trovo quanta manovalanza voglio. E questo è accaduto ad esempio durante il Covid, che portavano borse di spesa o soldi alle famiglie disagiate e poi se ho bisogno di un favore tu me lo fai. Le mafie hanno pacchetti di voti. Le mafie sono sempre in minoranza, però voi capite che se controllo il 20% dei voti e li sposto a destra o a sinistra io concorrerò a decidere chi sarà il sindaco. È da premettere che le mafie non hanno ideologie, non sono né di destra né di sinistra. Le mafie puntano sul cavallo vicnente e il loro obiettivo è quello di interagire, di amministrare il Comune in cogestione con la politica. E su questo la Bassanini ha fatto un grosso favore, perché ha abolito il Coreco e ha dato la possibilità di scegliersi il tecnico comunale e il segretario comunale. Quindi se io concorro a decidere chi farà il sindaco concorrerò anche a decidere il tecnico comunale e il segretario comunale. E questo avviene anche nelle regionali e nelle politiche. In questo momento l’economia ha bisogno di mafia: la ’ndrangheta importa l’80% della cocaina presente in Europa, il suo problema non è arricchirsi, ma giustificare la ricchezza, quindi io vedo la ’ndrangheta che in particolare da Roma in su sta comprando tutto ciò che è in vendita, a prezzi da outlet. Le mafie sono presenti dove c’è da gestire del denaro, ma sono presenti soprattutto in Europa: a fronte di riforme importanti non c’è stata un’omologazione dei codici. A cosa serve il limite di mille euro in contanti se questo limite non c’è in Germania e in Olanda? Io oggi posso partire con due valige da Roma, vado in autosalone a Francoforte, mi compro una macchina da centomila euro in contanti e nessuno mi chiede dove ho preso quei 100 mila euro. Questa è l’Europa in questo momento”.
Per Gratteri l’Italia ha una tra le due-tre polizie giudiziarie migliori in Europa, “però dal punto di vista politico è molto debole. Noi abbiamo uno Stato debole. Basti pensare che la sede dell'Agenzia internazionale contro la 'ndrangheta è stata messa a Lione”.