A quarantuno anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983, continuano le audizioni della Commissione d’inchiesta incaricata di far luce sulla sua sparizione. Dopo aver ascoltato i parenti e le amiche, ora si inizia finalmente a fare sul serio con la convocazione di Ilario Martella, giudice istruttore nell'inchiesta sull'attentato a Papa Giovanni Paolo II, e sua figlia la dottoressa Anna Lisa Martella. Dopo la richiesta, al momento respinta, di Alì Agca, l’uomo che sparò a Wojtyla, si essere ascoltato dalla Commissione, si ha deciso di procedere con la convocazione del magistrato secondo cui esiste una correlazione diretta tra le due vicende e le due inchieste: la scomparsa di Emanuela e l’attentato al Papa. Una verità che, per Martella, avrebbe la sua radice nelle attività svolte dalla Stasi (organizzazione criminale spionistica ad altissimo livello) e dai servizi segreti bulgari per depistare la verità che si celava dietro la tentata uccisione Wojtyla il 13 maggio 1981, per mano Mehmet Ali Agca: un depistaggio di matrice internazionale.
Noi di MOW abbiamo incontrato il giudice Martella, che ha ricostruito quanto accaduto nei primi anni ottanta, quando stava indagando sull’attentato. Tra le possibili persone coinvolte anche il bulgaro Serghei Antonov, che sarà poi assolto nel 1986 per "insufficienza di prove". Il suo arresto fu ordinato da Martella il 25 novembre del 1982, provocando scalpore e tensione a livello internazionale: “Dopo quell’arresto si attivarono le autorità bulgare, nello specifico il Ministero degli Interni che, insieme alla Stasi, si diedero una regolata sul da farsi. Decisero che doveva essere messa in moto un’operazione di distrazione di massa, che distraesse dal caso Antonov. Da lì a qualche mese si verificarono sia la scomparsa di Mirella Gregori (7 maggio 1983) che quella di Emanuela Orlandi. Questa coincidenza non dice proprio nulla? Ha un significato”. Non solo, Martella e la sua famiglia, al tempo del processo, subirono anche delle pesanti azioni intimidatorie: “Arrivarono delle minacce riguardanti me, mia figlia e mia nipote, che al tempo aveva due anni e che abitavano a Londra. Chi ha agito aveva delle nozioni di carattere anagrafico, circa i nomi dei miei familiari, precisissime. La Banda della Magliana? Dietro questa vicenda c’è qualcuno con una potenza spionistica incredibile”. E su Wojtyla: “Quando Giovanni Paolo II, il 24 dicembre 1983 andò a trovare la famiglia Orlandi, disse queste parole: “Per me si tratta di un intrigo, terrorismo internazionale”. E adesso, dopo la sua audizione, attendiamo la convocazione di Giancarlo Capaldo. Il magistrato che indago a lungo sulla scomparsa di Emanuela, e che ha più volte raccontato di aver ricevuto la visita di due emissari vaticani che avrebbero voluto intavolare una trattativa. Via la tomba di Enrico De Pedis dalla Basilica di Sant’Apollinare in cambio della verità su Emanuela? Staremo a vedere…