È morto Maurizio Giorgetti, all'età di settant'anni, uno dei possibili testimoni chiave sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, di cui si sono perse le tracce nel giugno del 1983. Giorgetti, infatti, è stato uno dei primi ad aver parlato di una connessione tra la sparizione della quindicenne cittadina vaticana e la Banda della Magliana. Come mai? Sosteneva di aver ascoltato una conversazione tra due uomini legati all'organizzazione criminale romana, tra cui il boss Enrico De Pedis, detto Renatino. Numerosi gli esposti da lui presentati ai carabinieri, fino alla dichiarazione rilasciata alla trasmissione ‘Chi l'ha Visto'. Secondo Giorgetti, dietro il rapimento di Emanuela, ci sarebbe la volontà di recuperare del denaro appartenente a Manlio Vitale, uno dei boss dell'organizzazione. Accuse che, però, non furono mai ritenute attendibili da parte della procura. Infatti Giancarlo Capaldo, il magistrato che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela fino all’archiviazione voluta da Pignatone, lo dichiarò "completamente inaffidabile".
Fatto sta che l’ombra della Banda della Magliana nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi c’è, anche se non è stato mai appurato realmente in che modo l’organizzazione criminale siacoinvolta, soprattutto nella persona di De Pedis, inspiegabilmente sepolto nella Basilica di San’'Apollinare a Roma. Vicinissimo alla scuola di musica frequentata da Emanuela. E, stando ai racconti di Sabrina Minardi, amante del boss negli anni 80, Emanuela sarebbe stata per un periodo proprio nelle mani della Banda, per poi essere riconsegnata al Vaticano. Anche se le parole di Giorgetti non sono state mai ritenute credibili, tanto che aveva perfino violato gli arresti domiciliari per andare dai carabinieri a parlare della scomparsa di Emanuela. Evasione costatagli otto mesi. Banda della Magliana o meno, la verità sul caso Orlandi dopo quarantuno anni resta ancora avvolta nel mistero…