Proseguono le audizioni della Commissione bicamerale d'inchiesta che indaga sui casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, entrambe quindicenni di cui si sono perse le tracce nel 1983 a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, cercando di fare luce su due delle tragedie più misteriose della cronaca nera italiana. Dopo aver ascoltato, nei giorni scorsi, Giuseppe Calì, il barista che lavorava nel locale della migliore amica di Mirella, Sonia De Vito, questa settimana è il turno di Nicola Cavaliere, ex responsabile della sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma nel 1983. Il suo intervento potrebbe portare nuove e cruciali informazioni sul caso, che resta irrisolto a distanza di quasi quarantadue anni. Nato nel 1949, Cavaliere ha avuto una lunga carriera nelle forze di polizia, ricoprendo ruoli di rilievo in tutta Italia, tra cui questore a Roma, Imperia, Perugia e Torino, oltre a dirigere la Direzione Centrale Anticrimine. Fu proprio lui a dirigere le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, uno dei casi più complessi della sua carriera. Cavaliere, insieme agli agenti dei servizi segreti, fu tra i primi a seguire le orme della ragazza, raccogliendo prove che oggi costituiscono una parte fondamentale delle indagini, come la famigerata audiocassetta delle sevizie. Ma di cosa stiamo parlando?


Questa registrazione, arrivata anonimamente all'Ansa nel luglio del 1983, contiene su un lato le voci di una giovane donna che sembra essere sottoposta a maltrattamenti. Dall'altra parte, una voce maschile con un accento straniero pronuncia frasi minacciose. Alcuni membri della famiglia Orlandi, tra cui Pietro, fratello di Emanuela, riconobbero la sua voce nel nastro. Altri, come la sorella Natalina e la compagna di scuola Raffaella Manzi, non riuscirono a identificarla. Una teoria, avanzata dall'ex agente della Digos Antonio Asciore, suggerisce che la cassetta fosse solo una versione ridotta di un nastro più lungo che conteneva minacce e torture, ma di cui non esistono tracce certe. Il nastro arrivò a Cavaliere la sera stessa del ritrovamento e, subito, convocò il padre di Emanuela, Ercole Orlandi, per ascoltarlo insieme. Tuttavia, nei verbali ufficiali non sono mai stati registrati dettagli sulle voci maschili, un fatto che potrebbe indicare che queste siano state eliminate durante la trascrizione. Nonostante le ipotesi, la polizia non scartò mai completamente l'idea che il nastro fosse un collage di registrazioni, forse persino provenienti da film a luci rosse. Pietro Orlandi ha sempre sostenuto che il nastro originale fosse stato analizzato dal Sismi, il servizio segreto militare italiano, e che fosse stato accertato che la voce fosse quella di sua sorella. Tuttavia, all'epoca, le autorità rassicurarono la famiglia Orlandi dicendo che non c'era alcuna certezza sulla provenienza della voce, e che in realtà il nastro contenesse l’audio di un film porno. Ancora oggi, Pietro cerca quel nastro, che sembra essere svanito nel nulla insieme a numerosi dossier scomparsi dall’archivio di Stato. Cosa dirà Cavaliere durante la sua audizione? Le sue dichiarazioni potrebbero finalmente chiarire se l’audiocassetta delle sevizie, su cui si sono concentrate per decenni tante speculazioni, conteneva veramente la voce di Emanuela Orlandi o se, come sostengono alcuni, si trattava di una falsificazione. Intanto, il caso Orlandi continua a rimanere irrisolto, avvolto da mistero e sospetti.

