Durante la pausa natalizia, invece della lettera a Babbo Natale, arriva in Rai la lettera dell’avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, che chiede agli organi di vigilanza e alla Procura generale della Corte dei conti di intervenire sul programma di Massimo Giletti, Lo stato delle cose, che nelle ultime puntate si sta occupando del caso di Emanuela, scomparsa nel 1983.
Le accuse sono pesanti: danno erariale e contestuale, con violazione dei diritti garantiti nelle comunicazioni. La lettera, lunga tre pagine e pubblicata sul blog Notte criminale, critica la conduzione e la qualità dei servizi, che risulterebbero diffamanti nei confronti della famiglia Orlandi e in particolare di Pietro e Natalina, fratello e sorella di Emanuela.
Giletti ha infatti cominciato a indagare sulla cosiddetta pista familiare, riportando i sospetti sullo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, ora deceduto. Cosa c’entra Natalina Orlandi? Nel 1983, in un verbale ufficiale, Natalina raccontò delle avance dello zio, avvenute cinque anni prime, sostenendo che durarono “alquanto” e che la “terrorizzarono”. La storia venne confermata dal suo fidanzato, Andrea Mario Ferraris e, a distanza di anni, dalle parole del padre spirituale della famiglia Orlandi, padre Serna Alzate. Tuttavia, la stessa vicenda verrà smentita, nei particolari, proprio da Natalina, che in una conferenza stampa del 2023 cercherà di ridimensionare quanto accaduto, derubricando l’accaduto a uno scivolone dello zio. Perché questa versione è cambiata nel corso degli anni?
Aver riportato alla luce questa vicenda, per la famiglia Orlandi, è infamante e costituirebbe un vero e proprio depistaggio, tanto da far dire a Pietro, pur senza prove, che “queste uscite, come quella di Giletti, parliamoci chiaro, partono dal promotore di giustizia vaticano Diddi per creare confusione, per depistare”.
Ora Lo stato delle cose è in pausa estiva e tornerà a gennaio, ma, con questa nuova lettera, la famiglia Orlandi chiede all’Agcom di intervenire sula condotta del giornalista. “A seguito della messa in onda del servizio,” si legge nel documento, “la famiglia Orlandi ha subito una campagna di odio e di violenza che l'etica professionale e un briciolo di buon senso avrebbero dovuto facilmente prevedere”.
A Lo stato delle cose si rinfacciano persino i commenti aperti del pubblico sotto la pagina ufficiale di Facebook: “Giusto per fare qualche esempio, sulle pagine social della trasmissione Lo stato delle cose, si leggevano commenti odiosi e diffamatori del seguente tenore: ‘e la famiglia non lo ha mai denunciato (il riferimento è a Meneguzzi). Hanno preferito salvare la reputazione di uno zio o cognato pervertito che cercare viva la figlia. Che schifo di famiglia povera Emanuela’ e anche ‘…prima ha accettato (Pietro Orlandi) case lavoro benefit e pre pensionamento del Vaticano. Poi appena morto lo zio pervertito e nessuno poteva più denunciarlo, si è arricchito ulteriormente con libri film telefilm show spertacoli televisivi anche la sua famiglia. Pietro Orlandi è un miserabile.’” La conclusione, per l’avvocato Sgrò, è una sola: “Un servizio cosi costruito non può in nessun modo rientrare in quello che è il servizio pubblico della Rai”.
La famiglia Orlandi aggiunge, inoltre, che l’intervista andata in onda a Natalina Orlandi non sia stata autorizzata dalla diretta interessata, che si è anzi trovata “mortificata, umiliata, giudicata, sottoposta a un interrogatorio in mezzo alla strada e sotto gli occhi del vicinato”. Persino nonostante l’intervento del marito, la giornalista avrebbe “continuato a molestare la signora Orlandi e il signor Ferraris”. Natalina avrebbe così subito, per mano della giornalista de Lo stato delle cose, “una vittimizzazione secondaria”. Per questo si chiede ufficialmente di “procedere ad ogni opportuno e incisivo intervento con la necessaria celerità”. E buon Natale.