Bye Bye Limes. La celebre rivista italiana di geopolitica perde di colpo, nell'arco di un poche settimane, tre collaboratori: Federigo Argentieri, professore di scienze politiche e direttore del Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University, l'analista geopolitico Franz Gustincich e l'economista Giorgio Arfaras. A questi si è per ultimo aggiunto un peso massimo, altra celebre firma del mensile, il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore della Difesa. Il motivo del fuggi fuggi? Profonde digressioni – si fa per dire – sulla guerra in Ucraina, ossia tra la linea adottata da Limes sul dossier e l'opinione degli esperti sopra citati. Non ci sarebbe niente di strano nell'assistere a una separazione tra una testata giornalistica e alcuni suoi collaboratori. Questa volta, però, il dissidio incuriosisce per le modalità che lo hanno accompagnato. Lo strappo non è stato silenzioso. È avvenuto a mezzo stampa, e cioè tramite lettere pubbliche o interviste nelle quali i “dissidenti” hanno, più o meno esplicitamente, accusato Limes di essere troppo vicina alle posizioni geopolitiche della Russia. E infatti le dichiarazioni e i commenti dei quattro analisti sono emblematiche...
Per Argenteri “questo è il momento in cui bisogna fare scelte chiare, senza ambiguità” e così ha ritenuto che “non fosse più ammissibile” che il suo nome “comparisse nel tamburino di Limes”. Per il professore il problema coinciderebbe con “il pregiudizio strutturale” che la rivista avrebbe nei confronti dell'Ucraina da “oltre vent’anni”. E ancora: “Limes e Caracciolo hanno una responsabilità maggiore di tanti ciarlatani televisivi proprio perché il loro livello culturale è elevato. Quando una fonte autorevole contribuisce alla disinformazione, il danno è più grave”, ha dichiarato Argenteri all'AdnKronos, citando anche le mappe con la Crimea colorata come se fosse russa – spesso anche il Donbass – come altra fonte di attrito. Infine la sparata finale su Caracciolo: “In un momento come questo non si può restare dentro una cornice che contribuisce a deformare la comprensione della realtà”. Camporini ha annunciato il suo addio a Limes su X parlando di “incompatibilità con la linea politica di mancato sostegno ai principi del Diritto Internazionale, stracciati dall'aggressione russa all'Ucraina”.
Sulle colonne de Il Corriere della Sera, si legge che Camporini non poteva “restare un minuto di più accanto a tutti quei filoputiniani” e che “le nostre (sue e di Caracciolo) posizioni erano ormai inconciliabili: troppo filorusso e antieuropeista Caracciolo” che “riguardo all'Europa la pensa come Donald Trump”. Scelte legittime, come detto. Posizioni condivisibili. Ma viene da chiedersi perché svelare le carte soltanto oggi, alla vigilia di una possibile pace in Ucraina? Il conflitto tra Mosca e Kiev va avanti dal 2022 e nessuno aveva mai fatto notare – o forse aveva notato – niente di simile o di strano in Limes, almeno ufficialmente. Caracciolo si difende dichiarando che, per capire davvero i conflitti, è indispensabile ascoltare le voci di tutte le parti in causa, senza schieramenti, con l’obiettivo di interpretare dinamiche e interessi in gioco. Lo strappo però è avvenuto in maniera fragorosa e non si può nascondere. Di tutta questa vicenda resta curioso il tempismo dell'addio. Di nuovo: perché proprio adesso?