Emanuela Orlandi è scomparsa da più di quarantuno anni, da quel caldo pomeriggio d’estate del 1983. Dopo le lezioni di musica nella Basilica si Sant’Apollinare, nel tragitto da scuola a casa, le tracce di Emanuela si perdono nel nulla. L’ultimo contatto con la famiglia una telefonata in cui la quindicenne stessa racconta di aver ricevuto una proposta di lavoro. Poi più niente, poi mai più. La Basilica di Sant’Apollinare entra da subito nel giallo di questa scomparsa, uno degli ultimi posti in cui è stata vista. Ha davvero preso l’autobus che la riportava a casa? Poi la scoperta che Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana, era sepolto proprio in quella Basilica. Una sepoltura che centra qualcosa con la scomparsa di Emanuela? Il magistrato Giancarlo Capaldo, che si è occupato a lungo del caso Orlandi prima dell’ultima archiviazione voluta dall’allora Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, che ha poi ricoperto il ruolo di presidente del Tribunale Vaticano, recentemente ascoltato dalla Commissione d’inchiesta ha parlato proprio del ruolo di De Pedis nella sparizione della quindicenne cittadina vaticana: “Con la vicenda Orlandi secondo me c’entra Enrico De Pedis non la Banda della Magliana, è una vicenda personale di De Pedis. Non è che la Banda della Magliana volesse ricattare qualcuno come il Papa e il Vaticano, è un altro genere di attività che fu messa in campo. De Pedis ha avuto il ruolo di organizzare il prelevamento e il sequestro della ragazza e poi la restituzione della ragazza a una persona non identificata. Non sapeva neppure perché Emanuela Orlandi era stata sequestrata, ne ha partecipato alla gestione di eventuali trattative successive. È da vedere come colui che ha organizzato, sul piano materiale, un servizio di basso livello ma molto utile e particolare per qualcuno”. Un ruolo di pura manovalanza, quindi, si ipotizza.
A Chi l’ha visto? si è tornati a parlare proprio del legame tra Enrico De Pedis e la Basilica di Sant’Apollinare, che è rappresentato dalla figura di don Vergari, al tempo rettore della Basilica. Capaldo più volte ha raccontato di quando incontrò il capo e il vicecapo della gendarmeria vaticana Domenico Giani e Costanzo Alessandrini, che gli chiesero collaborazione nell’aprire la tomba di De Pedis, che si trovava, appunto, proprio nella Basilica da dove scomparve Emanuela. Il motivo? Togliere la Santa Sede dall’imbarazzo di aver fatto seppellire un volto noto della criminalità organizzata all’interno di una Basilica di alto rilievo. Luogo in cui anche le più alte sfere ecclesiastiche devono avere un santo in paradiso per ottenere uno spazietto. Come il monsignor Pietro Vergari, che in una lettera datata 6 marzo 1990, poco più di un mese dopo l’uccisone del boss, lo definisce così: “E’ stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la Basilica, ed ha aiutato concretamente tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani interessandosi alla loro formazione cristiana e umana”. Infatti, in Commissione, Vergari ha definito De Pedis “un uomo buono”. Come può il boss di una delle organizzazioni criminali più note in Italia ottenere una sepoltura simile? In una cripta sontuosa abituata ad ospitare solo principi e cardinali. "È tutto un gioco di potere”, volendo riprendere le parole di Sabrina Minardi, amante di De Pedis. Non solo, ha anche dichiarato di non aver mai conosciuto Emanuela. Ricordiamo che proprio don Vergari è stato indagato per concorso in sequestro di persona, e che Emanuela frequentava le lezioni di musica nella scuola dove lui era rettore. Ricordiamo anche le intercettazioni tra don Vergari e la moglie di De Pedis proprio al tempo della scoperta della dubbia sepoltura del boss: “Possiamo stare tranquilli, è arrivato il Procuratore nostro (Giuseppe Pignatone ndr), ci penserà lui a far tacere Pietro Orlandi che sta facendo un casino, ha già cacciato Capaldo e messo i suoi. Poi ha assicurato ai miei avvocati che archivia tutto”. E così è stato. “Poteva essere anche vero”, così don Vergari ha definito in Commissione la possibilità he ci fosse una relazione tra Emanuela Orlandi ed Enrico De Pedis. Cosa accadrà ora?