“Fa male, basta, mi sento male. Dio, perché?”. Queste parole davvero potrebbero essere state pronunciate da Emanuela Orlandi? O meglio, registrate dopo la sua scomparsa avvenuta il 22 giugno 1983?. Da quel giorno, più niente. È 17 luglio 1983 quando viene spedita una cassetta, contenente una registrazione, in via della Dataria alla sede dell’Agenzia Ansa. Cosa conteneva il nastro trovato a pochi metri dall’ingresso al Palazzo del Quirinale? Nel Lato B c’è quella che viene considerata la voce appartenente ad Emanuela, registrata in un momento in cui forse stava subendo delle violenze. Ma, ricordiamo, sono solo supposizioni: “Basta, mi sento male. Per favore, mi lasci dormire adesso?”. A confermare la possibile lo stesso Pietro Orlandi, fratello della cittadina vaticana scomparsa: “É un audio che circola da 8 anni, un audio pubblico che consegnai per la prima volta a Chi l'ha visto di Federica Sciarelli nel 2016, quella che si sente è la voce di Emanuela. Nel 1983 lo sentì mio padre, però pochi giorni dopo gli dissero 'stia tranquillo, perché sono soltanto spezzoni di film, quindi sicuramente è un brutto scherzo di qualche mitomane'. Allora mio padre si tranquillizzò, perché era devastato quando era tornato a casa. Mi diceva però che c'era una frase che sembrava proprio la voce di Emanuela”.
Ma cosa contiene il Lato A della cassetta? In un articolo pubblicato sul Corriere è stava avanzata una possibile soluzione. Parliamo del lato della cassetta contenente le condizioni dettate dai presunti rapitori alla controparte, Stato italiano e Vaticano, per riavere Emanuela. Al momento della consegna della cassetta non si parlava d’altro che della sua scomparsa, c’erano le telefonate fatte dall’Americano (il presunto rapitore di Emanuela ribattezzato così per via dell’accento con cui parlava) e gli appelli fatti da papa Giovanni Paolo II. Ma chi è che si sente parlare nella cassetta in questione? Secondo una nuova perizia formulata dall'ingegner Marco Arcuri, sia esperto di informatica che di Intelligenza Artificiale, nonché lo stesso consulente che lavora con l'avvocato difensore di Marco Accetti, Giancarlo Germani, e che ha fissato all'86% il grado di compatibilità tra le voci di Accetti e dell'Americano, ha certificato che nel lato A della cassetta la voce che si sente apparterrebbe anche in questo caso al fotografo romano. Lo stesso che nel 2013 si autoaccusò di essere il rapitore di Emanuela. La compatibilità sarebbe del 78%: “L’analisi fonica comparativa evidenzia in primo luogo una durata identica delle sillabe. Inoltre, i valori medi della frequenza fondamentale di entrambe le voci, il finto turco e Accetti, presentano forte coerenza, con una variazione media inferiore al 2%. Anche le analisi formantiche, ovvero le principali frequenze di un timbro vocale, hanno mostrato totale corrispondenza. Per non parlare del timbro, marcatamente somigliante sia nella densità spettrale sia nella distribuzione delle armoniche”.