A un reality è richiesta principalmente la grazia di regalare qualche momento di evasione. Non importa quanto possa essere stupido, conta solo che la sera, il pomeriggio o la mattina, il telespettatore medio possa piazzarsi di fronte alla tv (o allo schermo del pc) e prendere per i fondelli qualcheduno che s'affanna, sbraita e limona nella incantevole cornice di una dinamica posticcia. Ebbene, se il Grande Fratello e l'Isola dei Famosi sembrano aver scordato tale principio base dell'intrattenimento tv, specie per via della nuova linea editoriale morigerata e contro il trash imposta da Pier Silvio Berlusconi, Prime Video ci dona per il quarto anno di fila un programma che è una fuga. La fuga di quattro coppie di vipponi da (supposte) autorità incarognitissime. Lo show prende il nome di Celebrity Hunted e anche stavolta va in onda nel più meritato disinteresse generale. Il format non ha senso dal giorno zero, ma la piattaforma ha molti più dobloni che contenuti per cui può contare su un cast roboante: Belen Rodriguez e la sorella Cecilia, i piccioncini Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales, i rapper Guè Pequeno insieme al giovane Ernia e la linea comica Brenda Lodigiani-Herbert Ballerina. Le coppie si ritrovano a scappare su e giù per l'Italia, inseguite da droni, elicotteri, volanti, guardie in borghese pronte a intercettare ogni loro movimento. L'obiettivo è non farsi stanare, mentre per strada non c'è anima viva che le riconosca in viso. Il che è già surreale di suo. Come non lo riconosci Raoul Bova al parchetto che ti chiede un pezzo di pizza? A meno che non ti capiti tutti i giovedì, almeno un'espressione sbigottita sarebbe plausibile. Prime Video ha abbastanza cash per mandare in onda letteralmente qualsiasi cosa. E lo fa. Però, lo fa male. Se l'intera edizione dell'Isola dei Famosi avesse a dispozione pure un decimo del budget fatto scendere in campo per un singolo episodio di Celebrity Hunted, verrebbe fuori, con la compiacenza di autori meno pigri, un memorabile capolavoro. Vediamo invece perché, anche questa volta, non ricorderemo assolutamente nulla di Celebrity Hunted.
Innanzitutto, sussite un problema di tono. Questo reality, come il cane Balto, sa soltanto ciò che non è. O forse nemmeno quello. Una commedia surreale o un adventure-game? Se a Pechino Express vediamo le coppie di viaggitori in gara sudare e vagare senza meta per lo Sri Lanka allo scopo di raggiungere, non si sa come, il traguardo di ogni tappa, qui i vipponi, veri vipponi, semplicemente corrono. Per quanto, in genere, con discreta calma. Le guardie sono alle loro calcagna senza motivo, ma indefessamente. Sulla fuga dei nostri, aleggia una massima serietà posticcia e autoritaria, come se davvero acciuffarli fosse questione di vita o di morte.Gli 'hunter' parlano con la suspence di un thriller americano, di quelli che si trovano su Netflix nella categoria 'Quando proprio tieni tempo da perdere'. Ne risulta un pathos irrazionale, goffissimo. Specie perché non riescono mai a rasentare l'ombra di una cattura, nonostante il fatto che i fuggiaschi siano a piedi e loro armati fino ai denti con tecnologie di iper-precisione millimetrica. Dunque i suddetti fuggiaschi, cachet già in saccoccia, scampagnano serenamente, ricordando solo ogni tanto di dover ammiccare in camera per ricordare che hanno "l'ansia", non vogliono essere stanati. A latitare, come sempre, è un pretesto, anche uno qualsiasi. Perché devono scappare? Cosa capiterà mai di gravissimo se dovessero venir beccati? Nulla. Come nullo è l'interesse di chi pur prova a seguire le prime tre puntate di questo mappazzone no sense, a piede libero su Prime Video da lunedì 6 maggio.
Così vediamo le sorelle Rodriguez rifugiarsi nella tenuta trentina del fidanzato di Cecilia, Ignazio Moser, come se fosse una mossa da fulmini di guerra: oltre allo spot per l'imperiale attività vinicola del nostro, c'è di più? No. Se fossero davvero in fuga, andare a nascondersi dal compagno sarebbe l'idea più scema possibile, visto che parentado e affetti dovrebbero essere, da regolamento, intercettati a prescindere. Eppure, le guardie non ci arrivano. Non riescono ad acciuffare nessuna delle coppie nemmeno all'inizio della prima puntata, quando il 'game master', una voce metallica tipo Saw l'Enigmista, dà loro l'indirizzo preciso e perfino il piano del grattacielo in cui i vipponi fuggiaschi stanno per cominciare la fuga. Davvero? Siamo a questo punto di trascuratezza già al via? Ebbene, sì.
La narrazione è incredibile. Nel senso che non ci si può credere. E infatti non ci credono nemmeno i concorrenti: incarnazione principe di tale mancato fenomeno, in questa edizione, Guè Pequeno. Il rapper vive il reality come una gita di piacere: non gliene importa nulla della sveglia, di correre, della supposta ansia, di dover scappare. Lui pensa solo a pranzo, cena e colazione. L'unica volta, nelle prime tre puntate, in cui contribuisce alla gara con qualcosa che non sia una sonora sbuffata, infatti, è quando lo vediamo seduto in un ristorante stellato, intento ad assaggiar prelibatezze per riconoscere un ingrediente segreto: il finocchietto selvatico. La flemma di Guè è la stessa di Herbert Ballerina che, semplicemente, 'fugge' con la velocità di un bradipo azzoppato. E ancora si ride perché, nonostante ciò, le scattantissime guardie non riescono ad acciuffarlo. Pur stando a cento metri da lui (e dalla compagna d'avventura Brenda Lodigiani).
Bova e moglie Rocìo sono gli unici a recitare la parte di quelli a cui forse frega qualche cosa. Ma, coi volti coperti da grosse maschere da cane e da gatto, hanno enormi problemi a lasciare Milano. Intanto, si recano in un parchetto a distribuir volantini che sensibilizzano contro l'abbandono degli animali. "Un messaggio molto importante per noi", dice lei. Passano lì ore, nessuno dei sempre isterici e proattivi hunter li becca. Pazienza.
Cosa resterà di questa quarta edizione di Celebrity Hunted? Forse giusto una Rodriguez a caso che, correndo dentro a un labirinto, esclama: "Ho le chiappe inchiappettate!". Cosa avrà voluto dire? Non ne abbiamo idea, ma almeno fa ridere. Celebrity Hunted resta un gioco a guardie e ladri fiacco da entrambe le parti, anzi da tutte e tre: pure il pubblico s'assopisce, nemmeno fosse in gara. Prime Video ha così tanto budget da poter chiamare pure il Papa, volendo, nel cast dei propri show. E, come è evidente anche dando un'occhiata veloce alle ultime edizioni di LOL, arruola solo nomi medio-grandissimi. A mancare, sempre e comunque, è purtroppo una qualche anima pia che non vogliamo dire scriva propria sponte, ma quantomeno possa essere in grado di intercettare un format estero dotato di senso. Perché i soldi non fanno la creatività.