Donald Trump rischia seriamente di non poter presentare la propria ricandidatura alla presidenza degli Stati Uniti nel 2024. Proprio mentre si avvicinava l'annuncio di una sua nuova campagna elettorale per provare a riprendersi la Casa Bianca, la sua tenuta Mar-a-Lago a Palm Beach in Florida è stata perquisita dall’FBI nell’ipotesi che l’ex presidente abbia trafugato documenti riservati quando lasciò la Casa Bianca. Il possibile reato riguarda il titolo 18 sezione 2071 del codice statunitense, che persegue l’occultamento o la distruzione di carte del governo federale. La norma prevede che chiunque “occupa, sottrae, mutila, cancella o distrugge, o tenti di farlo intenzionalmente e illecitamente o, con l'intenzione di farlo, sottrae e porta via qualsiasi documento" può essere multato e condannato a un massimo di tre anni di reclusione. La disposizione afferma inoltre che chiunque sia ritenuto colpevole e condannato "deve perdere il suo incarico ed essere escluso da qualsiasi incarico negli Stati Uniti".
Secondo il Daily Mail, Trump ha portato con sé 15 scatoloni di materiale nel gennaio 2021, quando ha terminato il suo mandato, ma le scatole sarebbero state restituite agli archivi nazionali un anno dopo, nel gennaio 2022. Lunedì gli agenti avrebbero cercato di verificare se Trump si fosse tenuto per sé ulteriore documentazione. “Gli agenti dell'FBI, in un'indagine come questa, non sempre troveranno tutti i documenti mancanti", ha detto a DailyMail.com l'ex procuratore federale Neama Rahmani. "Non è difficile distruggere i documenti e in alcuni casi gli investigatori non troveranno mai alcuna prova della loro esistenza. In altri casi, gli investigatori possono capire che manca qualcosa, se ad esempio hanno la testimonianza di un funzionario del governo che afferma di essere stato incaricato di scrivere una trascrizione e l'ha fatto, ma il documento non si trova da nessuna parte . Allora sai che qualcuno l'ha distrutto. Ma capire chi è stato può essere un altro mistero”. Sempre secondo l’esperto legale, gli inquirenti che indagano sull'insurrezione del 6 gennaio 2021 al Campidoglio "potrebbero non avere nulla a che fare con questa operazione”, ma se dal blitz emergessero “prove che fanno luce sul coinvolgimento di Trump nella rivolta a Capitol Hill, allora questo diventerà assolutamente parte dell'indagine del 6 gennaio".
La reazione di Trump non si è fatta attendere: "Questi sono tempi bui per la nostra nazione, poiché la mia bella casa, Mar-A-Lago a Palm Beach, in Florida, è attualmente sotto assedio, perquisita e occupata da un folto gruppo di agenti dell'FBI. Niente del genere è mai successo prima a un presidente degli Stati Uniti", ha affermato The Donald in una dichiarazione rilasciata lunedì sera. A caldo, il figlio Eric ha invece espressamente parlato di persecuzione politica, indicandone nell’attuale presidente Joe Biden il mandante. Secondo il New York Times, invece, alla Casa Bianca avrebbero appreso la notizia da Twitter. Trump ha poi rilanciato l’accusa, paragonando l’irruzione al Watergate: “Lì erano entrati nella sede del comitato democratico, qui i democratici hanno fatto irruzione nella casa del 45esimo presidente degli Stati Uniti". A capo dell'Fbi c'è Christopher Wray, in carica dal 2017, nominato proprio da Trump. Nel frattempo, un libro in uscita, “Confidence man”, a firma della giornalista del New York Times Maggie Haberman, rivela che Trump avesse l’abitudine di gettare carte nel water, come testimonierebbero gli idraulici abituati a sturare i gabinetti intasati della residenza presidenziale a Washington. “Si deve essere piuttosto disperati se le immagini di carte in una tazza del cesso fanno parte del proprio piano promozionale”, ha commentato il portavoce dell’ex presidente, Taylor Budowich.