Se la giustizia è uguale per tutti, lo sembra meno per chi può permettersi un conto corrente importante. Questa la critica che Selvaggia Lucarelli, sul Fatto quotidiano, muove a Chiara Ferragni tornando sulla vicenda giudiziaria che vede la regina degli influencer coinvolta nel cosiddetto Pandoro-gate: "La giustizia è uguale per tutti quelli che non possono pagare", scrive la giornalista sul quotidiano diretto da Marco Travaglio. La Procura di Milano ha chiuso a ottobre le indagini nei suoi confronti per truffa aggravata, un’accusa che però potrebbe non arrivare mai in tribunale. Grazie alla riforma Cartabia, questo reato non è procedibile d’ufficio se la parte offesa, in questo caso il Codacons, ritira la querela. E qui entra in gioco il vero fulcro della questione: una presunta trattativa tra Ferragni e il Codacons, che potrebbe risolversi in una transazione milionaria. Lo schema, ormai noto, è quello del "do ut des": la Ferragni versa una cifra considerevole per risarcire i consumatori "rappresentati" dal Codacons, e quest’ultimo ritira le querele. Il tutto potrebbe concludersi con un’archiviazione, evitando un processo pubblico e l’inevitabile rischio di danni d’immagine.
Le cifre in gioco non sono nuove per l’imprenditrice digitale: già in passato ha pagato 1 milione di euro all’Antitrust per le irregolarità del pandoro e altrettanti per un caso legato alle uova di Pasqua, destinando le somme a cause benefiche come l’ospedale Regina Margherita e l’associazione "Bambini delle Fate". Se la Procura decidesse di archiviare, l’influencer potrebbe cavalcare la narrativa dell’innocenza. Tuttavia, resterebbe il precedente della multa dell’Antitrust, a confermare che le scorrettezze verso i consumatori ci sono state. Dietro questa vicenda si delinea una strategia tanto pragmatica quanto spregiudicata: Ferragni eviterebbe un lungo processo e salvaguarderebbe la sua immagine pubblica, mentre il Codacons incasserebbe una somma consistente per continuare l'attività della difesa dei diritti dei consumatori. Nel frattempo, l’opinione pubblica si divide tra chi la difende e chi critica un sistema giudiziario dove il denaro sembra più influente della legge. Intanto, Ferragni continua a dominare le copertine: processo o no, il suo storytelling è salvo?